La Nuova Sardegna

Savoldi, l’anti hacker di Abissi: «L’unica arma è la prevenzione»

di Silvia Sanna
Savoldi, l’anti hacker di Abissi: «L’unica arma è la prevenzione»

Le insidie del web: per l'esperto non ci sono tecnologie così avanzate in grado di contrastare gli attacchi

07 giugno 2018
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SASSARI. Il tempo dei ragazzini “smanettoni” che bloccano i pc per puro divertimento è finito da un pezzo: il cyber crime è diventato una cosa seria, un fenomeno preoccupante e dilagante che porta la firma di organizzazioni criminali. L’hacker cerca il lucro e quasi sempre lo ottiene, basta un dato per capirlo: il cyber crime pesa l’1% del Pil mondiale, soprattutto a causa dell’impennata negli ultimi tre anni.

Quando gli attacchi sono aumentati e sono diventati sempre più difficili da combattere. Dice Luca Savoldi, amministratore di Abissi, la start up (con sede a Cagliari) votata alla sicurezza informatica e nata come costola della sassarese Abinsula: «C’è un forte sbilanciamento tra attaccante e difensore, non ci sono tecnologie sufficientemente avanzate in grado di contrastare l’attacco informatico». Ecco perché è fondamentale lavorare sulla prevenzione e muoversi in rete, per monitorare costantemente il profondo web e cercare di prevenire le mosse di criminali informatici sempre più agguerriti. Fermarli è tutta una questione di intelligence.

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Dottor Savoldi, cosa cerca il pirata informatico?

«Va a caccia di qualunque dato che abbia un valore economico. Entrarne in possesso dà la possibilità di ricavarne un guadagno e indebolire il soggetto attaccato. Il cyber crime è un mercato estremamente appetibile e per questo in crescita».

Quali possono essere le conseguenze di un attacco per una azienda?

«Un’azienda può essere danneggiata sotto due aspetti, economico e d’immagine. Frequenti attacchi informatici possono generare fuga di notizie riservate e dunque danni ai clienti ed eventuali richieste di risarcimenti. Ma soprattutto, se l’azienda perde valore in Borsa il suo tessuto economico si indebolisce: in questa situazione di fragilità capita che spunti all’improvviso il grande gruppo che decide di rilevare l’azienda, ovviamente a un prezzo estremamente vantaggioso e impensabile prima degli attacchi informatici. È stato dimostrato che dietro l’azione degli hacker ci sono gruppi organizzati».

C’è poi il danno d’immagine.

«Anche quello è un aspetto molto importante. Pensiamo a cosa è successo nel 2013 all’agenzia di stampa Associated press, uno degli attacchi informatici più significativi. Un hacker riuscì a clonare l’account twitter dell’agenzia e lanciò un tweet falso su due esplosioni alla Casa Bianca. L’allarme durò appena due minuti, il tempo di verificare che la notizia era falsa. Ma in quell’arco di tempo brevissimo l’indice Dow Jones è crollato di oltre 100 punti provocando un danno economico di 136 bilioni di dollari. Per l’agenzia di stampa fu devastante».

In questo contesto così allarmante come valuta l’accordo sulla cybersicurezza siglato tra la Polizia postale e la Saras?

«Credo sia un’ottima iniziativa da diffondere a tutte le aziende che trattano dati personali, dunque di alto valore economico. Considerato l’enorme difficoltà nella lotta al cybercrime, è fondamentale lavorare di squadra. L’accordo consente di creare una rete di monitoraggio, la Saras potrà essere informata in tempo reale di possibili minacce, ci sarà una vigilanza molto stretta. La cyber security si muove così, nell’ambito della prevenzione, nella consapevolezza che quando un attacco è sferrato è complicato fermarne gli effetti e individuare i responsabili».

È questo il modus operandi di Abissi?

«Come lascia intuire il nome, ci muoviamo negli abissi del web. Siamo i più vicini al mondo criminale, ci muoviamo nel loro campo, come infiltrati. A caccia di informazioni utili per prevenirne le azioni».

Chi si rivolge a voi?

«Grosse aziende nel mirino degli hacker. Curiamo la cyber sicurezza per Alitalia, gruppo Bper e Wind, tra gli altri».

Ma gli hacker non attaccano solo le grosse aziende, tutti possiamo finire nel mirino. Quali consigli seguire per cercare di evitarlo?

«Le regole base sono queste: non aprire allegati di posta da mittenti sconosciuti, verificare i siti nei quali si naviga, aggiornare i Pc».

Gli antivirus sono ancora un buon antidoto?

«Lo erano, ma da qualche tempo non sono considerati così efficaci. Anzi, gli stessi antivirus possono essere oggetto di attacchi informatici: l’hacker li utilizza per accedere ai dati sensibili».
 

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