Genitori troppo concentrati sui loro diritti
I recenti casi di bimbi contesi dopo la separazione dimostrano una visione adultocentrica della legge sull'affido condiviso dove, invece, il diritto è quello dei figli ad avere una relazione significativa con entrambi i genitori
In relazione ai recenti fatti di cronaca che hanno profondamente turbato la nostra sensibilità, in qualità di ex giudice onorario presso il Tribunale dei minorenni di Sassari e psicoterapeuta di coppia, mi è sembrato utile "sfruttare" l'onda emotiva di quanto appena successo per potere riflettere sui così detti "figli contesi", problematica purtroppo sempre attuale e così drammaticamente riportata alla nostra attenzione.
La legge sull'affido condiviso dei figli di genitori separati che risale al 2006, pur tentando di promuovere e tutelare il principio dalla bi-genitorialità, ovvero il diritto di un figlio di continuare ad avere rapporti significativi con entrambi i genitori anche se separati, non ha determinato in realtà quei profondi cambiamenti che tutti noi ci saremmo augurati. Per quali motivi ?
1) Innanzitutto perché il diritto del figlio di avere rapporti significativi con entrambi i genitori separati si è trasformato nel tempo nel diritto di entrambi i genitori (non più del figlio) di avere rapporti significativi col proprio figlio. Un vero e proprio capovolgimento "adultocentrico" dell'originario e lodevole intento del legislatore, laddove la tutela del diritto di un figlio viene inopportunamente trasferito al genitore.
2) Parlare di diritti quando si è genitori appare perlomeno strano, considerato che la relazione con un figlio è fatta prevalentemente di doveri, più o meno piacevoli, e che questi doveri dopo una separazione tendenzialmente aumentano. Qualora l'esercizio di questo dovere mi venga in qualche misura precluso, se da una parte si ha il diritto di protestare dall'altra ritengo che il dovere di un genitore sia quello di portare pazienza, di evitare inasprimenti del conflitto, il più delle volte inutili e nel contempo nocivi per la serenità di un bambino. Il diritto negato potrebbe trasformarsi nel dovere alla rinuncia (anche questo è un modo per sentirsi genitore), al sacrificio, al passo indietro in attesa che i tempi maturino per ricostruire una sana, e non forzosa, relazione col proprio figlio.
3) Nella nostra cultura non esiste, diversamente da altre realtà, una vera e propria genitorialità condivisa che si integri con la fine della relazione coniugale, ovvero un progetto di vita comune da portare avanti come genitori separati, parallelo o anche convergente con le rispettive vite private dei due ex coniugi. Ritengo che lo stesso principio della bi-genitorialità dovrebbe più correttamente essere inteso come principio della genitorialità condivisa. Si parla tanto di sostegno psicologico, di psicoterapeuti, di interventi specialistici a tutela del minore, va tutto bene, ma forse «... una pizza ogni tanto con babbo e mamma insieme, per parlare di come vado a scuola e dello sport che voglio fare questo inverno, mi farebbe stare molto meglio...».
4) I figli sono "contesi" non solo dai genitori ma spesso anche dalle rispettive famiglie di origine, dove anche i nonni hanno imparato a parlare di diritti negati, del resto è la stessa legge sull'affido condiviso che li aiuta in questo senso, parlando dell'importanza per il figlio di genitori separati di una continuità dei rapporti con le radici più profonde della sua giovane storia. Tutto condivisibile, se non fosse che nell'applicazione di questo diritto anche i nonni hanno finito col dimenticare uno dei pochi doni che la vecchiaia solitamente ci concede, il buon senso e la saggezza.
5) Concludo con un ultima amara considerazione. Con la separazione e con la conseguente fine non solo del rapporto di coppia ma anche del sistema "famiglia", la quotidianità della relazione con i propri figli verrà inevitabilmente a mancare. Certo il padre (meno frequentemente la madre) potrà vedere il figlio nel weekend, durante le vacanze, alcuni pomeriggi durante la settimana, ma nessuna legge, per quanto perfettibile, potrà mai evitare che col tempo il rapporto tra figlio e genitore (non collocatario prevalente) sia destinato a privarsi di contenuti affettivi. È un dato oggettivo rispetto al quale possiamo fare ben poco, nella vita non esistono scelte, per quanto lecite e condivisibili, che non abbiano alla fine un loro prezzo.* Medico-chirurgoSpecialista in Psicologia clinica e Psicoterapia