La Nuova Sardegna

Al Pd ora serve il progressismo permeabile

Stefano Sotgiu

Bisogna considerare i cittadini risorse e non problemi e valorizzare il ruolo dei militanti, che devono essere coinvolti e ascoltati

17 giugno 2018
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Finché si è al governo, cambiare è difficile. Squadra che vince non si cambia, si dice. Bene. Ora però la sconfitta, per il PD e la sinistra tutta, è chiara e indiscutibile. Quindi la squadra deve cambiare. Non farlo significherebbe condannare milioni di cittadini all'irrilevanza politica e consegnare il Paese nelle mani di populismo e leghismo. Uno scenario che nessuno, a parole, sembra volere. Emergono qua e là voci che cercano di spronare il progressismo italiano a una riscossa. L'ex premier Gentiloni, alcuni ex ministri: Calenda, Delrio, altri. Molto promettente anche la reazione che arriva dal sindacalismo vicino ai lavoratori più sfruttati, i migranti che lavorano nelle nostre campagne e quella di chi ha creato modelli d'integrazione che il mondo assume come punti di riferimento, come il sindaco di Riace, Mimmo Lucano. Da questi ultimi arrivano le parole più belle, toccanti, coinvolgenti.

Che la strada sarà in salita è un fatto risaputo. Grande è la disaffezione, la distanza anche sentimentale fra i partiti e l'elettorato, a sinistra. Si dice che, al governo, la sinistra non sia stata capace di ascoltare, si sia chiusa nel Palazzo. Accanto a moltissimi successi, a politiche portate a termine con un positivo impatto sull'economia e sulla società italiana, c'è stato anche questo. Una distanza, una scarsa empatia, cura, ascolto. Un'insufficiente partecipazione. È da qui che il PD e la sinistra devono ripartire. Dalla consapevolezza che il populismo e il leghismo hanno solo fatto prevalere la narrazione dell'ascolto dei cittadini senza però porre le basi perché questo ascolto si trasformi in fatti concreti.

Ascoltare, infatti, non significa per niente dire sempre sì a chi si ascolta. Significa innescare un processo dialogico nel quale le esigenze diventano progetti possibili, tenuto conto dei vincoli esistenti. Il vero ascolto è metabolizzare, digerire l'indistinta e magmatica domanda di cambiamento trasformandola in energia. Per fare questo il PD e il progressismo italiano si devono riorganizzare. Hanno a disposizione un primo grande punto di forza, quello delle tantissime amministrazioni locali conquistate negli anni, nelle quali si è messo in opera un buon governo. Hanno a disposizione una struttura a rete di circoli diffusi sul territorio con tanti e tante militanti lodevoli, se non commoventi, nel loro continuo impegno anche con un vento fortemente contrario. Questi sono i canali principali, i sensori del sistema. Migliorare e potenziare i processi di ascolto, si deve fare a partire dalla presenza a rete nel territorio. Una rete che deve diventare attiva, ricca di scambi, di contatti, di relazioni. Una rete che quando porta all'attenzione della dirigenza dei partiti le istanze sociali emergenti deve poterle far passare attraverso un barriera permeabile.

I bisogni sociali sono i "nutrienti" delle "cellule" dell'organismo-partito. Senza, l'organismo muore, si secca nella sua autoreferenzialità. Aumentare la permeabilità fra piani alti e piani bassi e fra interno ed esterno del Partito Democratico e in generale di partiti e movimenti è la priorità se davvero il progressismo vuole una rivincita in tempi non biblici.

Per realizzare tutto questo serve considerare i cittadini risorse e non problemi, serve la massima valorizzazione del ruolo dei militanti, che devono poter essere coinvolti, ascoltati, se necessario formati, a un nuovo ruolo di animatori sociali, di orecchio sempre teso sul territorio. Serve che le amministrazioni di centrosinistra pongano in essere prassi sempre più sincere e intelligenti di costruzione delle politiche dal basso, coltivando la cittadinanza attiva. Serve un modello di azione politica che rovesci la vecchia idea di centralismo democratico, ormai strumentalizzata a fini spesso egoistici, e la bilanci con la forza prorompente - ma che deve trovare i canali per generare coesione e non distruggerla - del protagonismo che arriva dalla base sociale. Nel XXI secolo, ci serve il Progressismo permeabile.

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