La Nuova Sardegna

Crollo delle vocazioni: i preti sono pochi e anziani

di Mario Girau
Crollo delle vocazioni: i preti sono pochi e anziani

Non c’è il ricambio generazionale e molti sacerdoti sono chiamati a seguire più parrocchie

17 giugno 2018
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SASSARI. Nella Chiesa sarda i conti non tornano più: 814 preti non sono sufficienti ad assicurare un sacerdote fisso a 619 parrocchie distribuite in dieci diocesi. Più che la matematica comanda l’anagrafe che tra il clero registra oltre 250 over 75 anni, di cui una trentina ha raggiunto e superato 90 anni e 119 hanno doppiato la boa degli 80 anni. Nel mondo ecclesiale questo mancato ricambio generazionale si chiama crisi delle vocazioni, una malattia che da almeno trent’anni svuota seminari e chiese. Un problema che preoccupa non solo i vescovi ma anche il Papa che ne ha parlato il 21 maggio scorso all’assemblea dell’episcopato italiano.

Le dimensioni della crisi di vocazioni nella nostra isola è nei numeri: i sacerdoti diocesani erano 938 nel 1977 (+124 rispetto a oggi) e 880 nel 1991 (+76). Non c’è turn over tra i preti e l’età media è in continua crescita. Nel 2016 – ultimi dati ufficiali - soltanto 4 diocesi ( Sassari, Oristano, Tempio e Ozieri) hanno un clero un punto/due sotto 60 anni, tutte le altre sopra questa quota. L’età media più alta si registra a Iglesias (64,79 anni), Nuoro (64,37), ma soprattutto ad Ales-Terralba (66 anni) dove ancora in servizio ci sono parroci di 95 anni (don Modesto Floris, a Zeppara), 87 anni (don Secondino Perseu, Turri) e 85 anni (Ignazio Orrù, a Pau). Per infoltire i ranghi sempre più ridotti e soprattutto anziani dei pastori di anime sono esclusi spot pubblicitari e campagne-acquisto. Le diocesi puntano quasi tutto sulla pastorale del discernimento “per aiutare il credente, soprattutto giovane, a scoprire – come dice papa Francesco – il cammino concreto per realizzare il progetto di vita al quale Dio lo chiama”: vocazione al matrimonio e alla famiglia, al sacerdozio, alla vita religiosa, ad altre missioni e servizi nel mondo. «C’è crisi di vocazioni perché sognare di fare il prete non è più accompagnato, come nel passato – dice don Nico Massa, sacerdote da 46 anni, segretario della commissione regionale per il clero, parroco a Guspini – da visibilità e prestigio. Inoltre l’ambiente giovanile è marginale nella Chiesa frequentata prevalentemente da adulti, soprattutto anziani. Infine i giovani sono sempre meno disposti a impegnarsi in scelte definitive, per la vita. Succede per il matrimonio, ancora di più per chi deve mettere definitivamente la propria esistenza al servizio di Dio».

«Più che sul numero dei chiamati, bisogna riflettere - dice don Antonio Mura, da tre anni rettore del seminario regionale, frequentato da 50 teologi, di cui 11 provenienti dalla diocesi di Sassari - su quale prete per la Chiesa Sarda. Andando ancora più in fondo ci dobbiamo domandare quale idea di Chiesa per la nostra chiesa Sarda. La cosiddetta «crisi delle vocazioni» (in senso numerico) può essere una grande occasione non per domandarci con quali strategie «reclutare», quasi dipendesse da una sorta manageriale di marketing, ma dobbiamo sempre mettere al centro l'idea che le vocazioni sono un dono di Dio».

Alla Chiesa il compito di scoprirle e, quando c'è una scelta consapevole e matura, formarle non semplicemente a diventare preti, ma discepoli di Cristo. «La vera domanda da farsi – secondo don Mura – non è sul numero delle vocazioni, ma quale idea di Chiesa e quindi, quale idea di prete dobbiamo perseguire e realizzare».

Comunque i fedeli chiedono di far presto: nella diocesi di Cagliari sono infatti 10 i preti che seguono due parrocchie, addirittura 20 a Oristano e 14 nella diocesi di Alghero-Bosa.

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