La Nuova Sardegna

Esame, i consigli del prof: «Leggete bene i giornali»

di Giovanni Bua
Esame, i consigli del prof: «Leggete bene i giornali»

Di Pietro, docente all’Azuni di Sassari: «I giovani di oggi sono iperconnessi»

18 giugno 2018
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SASSARI. Notti prima degli esami, di lacrime e preghiere, folli studiate dell’ultima ora, e infinite ricerche a caccia dell’imbeccata giusta. Passano gli anni, cambiano i vestiti e i tagli di capelli, i foglietti arrotolati da nascondere in ogni dove lasciano il passo agli smartphone, e i temi già fatti dei Bignami agli infiniti archivi del web. Ma c’è una cosa che resta sempre uguale, la sottile e crescente ansia in attesa di quella che sarà per tutti la prima, e per alcuni l’unica, vera prova della vita: l’esame di maturità.

Tra tre giorni oltre dodicimila studenti apriranno le danze con il primo scritto, quello di italiano. A loro Fabio Di Pietro, docente di materie letterarie e latino al liceo classico Azuni di Sassari, ed esperto in comunicazione, certificazione delle competenze e scuola digitale, prova a dare qualche consiglio: niente toto-temi e notti in bianco sul web o sui libri. Meglio arrivare riposati e passare il tempo che manca leggendo con attenzione giornali e riviste. Magari non tratteranno proprio gli argomenti dell’esame, ma servono a capire come si scrive, e a dare una salutare occhiata a quello che succede nel mondo.

Qualche dritta sull’autore però ce la deve dare.

«Se crediamo all’alternanza tra prosa e poesia potrebbe toccare a Pavese o Pasolini. Ma visto il Caproni dello scorso anno non perderei troppo tempo a scandagliare ricorrenze, anniversari e siti para specializzati. Anche perché forse è meglio sapere poco dell’autore di cui si scrive».

Molti saranno rincuorati leggendo queste parole.

«Chiariamoci, a questo punto è opportuno aver studiato, non studiare. Ma ai ragazzi nella prima prova viene chiesto di analizzare un testo, non di mettere dentro tutto quello che si ricordano di chi l’ha scritto. Conoscere, magari approssimativamente, l’autore può distrarre dalla comprensione».

Cosa consiglia?

«Prendere un bel respiro, organizzare mentalmente il lavoro, leggere molto attentamente il testo. E soprattutto rispettare le consegne. Nella prova ci vengono poste domande specifiche a cui rispondere. A quelle ci dobbiamo attenere, per dimostrare di aver compreso, e di star facendo una riflessione fedele a quanto richiesto».

Se il nome tolto dal cilindro dal ministero fosse troppo ostico?

«La seconda prova sulla redazione di un saggio breve o di un articolo di giornale è molto interessante».

Quali sono le insidie?

«Quando dicevo di leggere giornali, riviste, libri, saggi, tutti i giorni e fino all’ultimo giorno, era un consiglio di vita. Aiuta a diventare persone migliori. Ma in questo caso può dare competenze davvero decisive per fare una bella figura».

Non basta quello che si studia a scuola?

«L’istituto in cui insegno ha un legame storico con la lettura dei quotidiani in classe. E il progetto della Nuova Sardegna con le scuola di quest’anno è molto interessante e formativo. Perché è dalla lettura dei quotidiani, delle riviste, dei saggi, che bisogna partire. Le regole di scrittura giornalistica, a volte datate o comunque molto schematiche, rischiano infatti di trasformare ragazzi, anche brillanti, in mediocri giornalisti. Vedere invece “dal vivo” come un buon articolo è costruito, cercare il migliore su un tema, e farlo quotidianamente, permette di fare propri i trucchi del mestiere, e di potere usarli senza snaturarsi e senza essere banali».

Quali sono le regole?

«Se fossi un giornalista direi di “portare in alto la notizia”. Diciamo che bisogna individuare il “focus”. E, visto che si parte da documenti a disposizione, attenersi rigorosamente alle fonti ma senza citarle pedissequamente. E argomentare le proprie affermazioni sviluppando un ragionamento».

Sul tema di storia?

«Qui si tratta di avere reali competenze. Se ci sono è una scelta corretta. Ma anche qui attenzione a leggere attentamente ciò che si chiede di sviluppare. E poi mi faccia dire una cosa sull’ultima prova, il tema di ordine generale. Non è vero che è un ripiego. Se ben costruito ed eseguito può riservare anzi grandi soddisfazioni»

Pensa che la stretta attualità, o magari il cambio di ministro, potrà fare capolino nelle prove di esame?

«Non credo, difficilmente la politica entra nelle tracce, scelte con un procedimento abbastanza composito dai commissari. Ma sicuramente i ragazzi devono conoscere i grandi avvenimenti che succedono nel mondo. Essere dentro il proprio tempo dà maggiore consapevolezza, e questo si traduce comunque in un migliore lavoro».

Come trova i suoi studenti?

«Io non sono tra i catastrofisti. I ragazzi sono curiosi, brillanti. E tutt’altro che ignoranti. Al massimo il problema per loro è quello di essere iperconnessi, di aver accesso a troppe informazioni. E il nostro compito è quello di aiutarli a selezionare quelle migliori, quelle vere. Anche per questo l’alleanza tra giornalismo e scuola è vincente».

Un ultimo augurio?

«Ai ragazzi dico di stare sereni, concentrati, e di godersela. Perché, comunque vada, questo esame non se lo dimenticheranno mai».

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