La Nuova Sardegna

Trump "depenna" i cambiamenti climatici

Alfredo De Girolamo

Il presidente Usa continua la sua personale battaglia contro gli impegni in materia di emissioni e ambiente cancellando il problema dai documenti ufficiali

18 giugno 2018
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Donald Trump all'ultimo G7 in Canada, che si è tenuto nella riserva della biosfera di Charlevoix, ha disatteso il comunicato finale del vertice. Fortunatamente i sei Stati (tra cui l'Italia) hanno riaffermato gli impegni in materia di emissioni e ambiente. Ma The Donald non sorprende più se solo guardando a un anno fa ricordiamo il suo annuncio dell'uscita dall'Accordo internazionale di Parigi sul clima. Una decisione che immediatamente provocò una reazione di sdegno negli Stati Uniti. Organi e istituzioni, federali e locali, imprenditori e multinazionali dettero vita a una campagna in difesa dell'ambiente, con l'obiettivo di limitare i danni delle scelte presidenziali.

Tuttavia, 12 mesi dopo quell'onda di protesta si è in parte affievolita, e i successi (come il raggiungimento del 100% di energia rinnovabile in 80 città) sono stati offuscati dalle manovre dell'amministrazione americana.Gli espedienti utilizzati da Trump nella sua personalissima battaglia sul clima farebbero pensare a una commedia grottesca. I risvolti della propaganda sono a dir poco inquietanti, il preciso scopo del presidente Usa è stato di cancellare qualsiasi riferimento ai cambiamenti climatici dai documenti ufficiali. È persino arrivato a "mettere penna" sull'ultimo Report redatto dal Dipartimento della Difesa americana, facendo oculatamente sparire l'espressione "cambiamento climatico" dal documento.

La bozza trapelata a dicembre 2016 - dunque redatta sotto l'amministrazione Obama, avendo Trump vinto le elezioni l'8 novembre dello stesso anno - conteneva un'attenta analisi dei rischi climatici a cui sono esposte le basi militari, e l'espressione tanto avversa al presidente americano vi compariva 23 volte, mentre nella versione finale presentata al Congresso si legge una volta sola; le restanti 22 sono state sostituite con "clima estremo" se non addirittura con un semplice "clima". Come se non bastasse inoltre, Trump i tagli non li fa soltanto nella revisione dei vocaboli e della comunicazione istituzionale, ma anche nei fondi sin qui destinati allo studio dei fenomeni al clima collegati. È notizia recente infatti la cancellazione da parte dell'amministrazione a stelle e strisce del Cms - Carbon Monitoring System - il programma di monitoraggio delle emissioni di gas serra dell'agenzia spaziale Nasa. Nel dettaglio, tale programma, attraverso fondi (ora cancellati) per 10 milioni di dollari all'anno, monitorava con satelliti e aerei le emissioni mondiali di anidride carbonica e metano. Senza CMS, di fatto, per gli esperti diventa difficile verificare se gli stati stanno effettivamente riducendo le emissioni di gas serra, rispettando l'Accordo di Cop21.

Disconoscere questo accordo, per l'appunto, è uno dei capisaldi della politica ambientale di Trump, che sta facendo di tutto per uscirne inserendosi in una logica che lo ha portato a riformare il Clean Air Act del suo predecessore Obama. L'agenda di Trump procede spedita: l'Epa, l'agenzia statunitense per la protezione dell'ambiente, affidata a un suo fedelissimo e altrettanto negazionista sui cambiamenti climatici quale Scott Pruitt, è stata ridimensionata quasi completamente. Trump ha inoltre rilanciato gli oleodotti strategici che sono oggetto di pesanti contestazioni, sostiene poi apertamente le imprese automobilistiche e prosegue con il suo sogno di riportare in auge il carbone.

Questa è grammatica populista, nella sua versione più radicale. Si parla alla pancia dell'opinione pubblica e si nasconde o si camuffa la realtà. La speranza, come nel caso dell'altro accordo internazionale stracciato da Trump sul nucleare iraniano, è che il resto del Mondo non si faccia ammaliare dalle idee insensate dell'inquilino della Casa Bianca. Le politiche ambientali ed estere trumpiane mettono l'America in un angolo; la più grande potenza mondiale è giorno dopo giorno "più isolata", e non invece "più grande" così come recitava il roboante slogan elettorale. (@degirolamoa)

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