La Nuova Sardegna

Conte-Merkel, strana coppia sotto attacco

Nicolò Migheli

Il premier e la cancelliera sono pressanti rispettivamente da Salvini e Seehofer che puntano a elezioni anticipate. L'unità politica dell'Europa è rimandata a tempi migliori

21 giugno 2018
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Chi comanda a Roma? Se lo sono chiesto le diplomazie europee, in Francia e Germania per prime. Giuseppe Conte non è fortunato, ogni volta che compie un viaggio all'estero, il suo ministro dell'Interno gli ruba la scena alzando l'asticella della provocazione con proposte da anni Trenta. Nell'incontro di Berlino dell'altra sera si è parlato molto d'Italia e poco di Germania. L'agenda italiana era dominata da i due argomenti che caratterizzano l'attuale governo: il reddito di cittadinanza, più propriamente definito di inclusione, e il dramma epocale dell'emigrazione.

Il primo punto è nell'interesse del M5S che vi ha improntato la campagna elettorale. Angela Merkel ha mostrato disponibilità affinché vengano usati i fondi europei come strumento di lotta alla povertà e si è detta favorevole affinché se ne parli nel prossimo Consiglio europeo di fine mese. Però non sarà semplice, la Cancelliera dovrà vincere le resistenze interne che i falchi fautori dell'austerity a tutti i costi le opporranno. È l'emigrazione il punto dolente delle politiche europee attuali. Una opinione pubblica sempre più impaurita è sull'orlo di una crisi di nervi vorrebbe soluzioni drastiche. La Germania si è detta d'accordo con le proposte italiane, riforma del trattato di Dublino, obbligo per tutti i paesi di prendersi le quote di immigrati pena il blocco dei finanziamenti europei; aumento delle competenze di Frontex e impiantare dei centri europei di filtraggio dell'emigrazione in nord Africa. Punti che una Cancelliera di altri tempi non avrebbe avuto difficoltà a soddisfare, ma oggi?

Angela Merkel deve contenere il suo ministro degli interni Horst Seehofer leader dei Cristiano Sociali. In Baviera nel prossimo autunno si terranno le elezioni regionali e il Csu teme di dover cedere voti consistenti al partito di estrema destra AfD. Seehofer vorrebbe la chiusura delle frontiere e rimandare indietro anche i migranti con status di rifugiato ottenuto in Grecia e Italia. In poche parole la fine di Shengen. La signora Merkel ha dieci giorni di tempo per ottemperare alle richieste del suo ministro oppure vi sarà una crisi al buio della maggioranza che la sostiene. La vicenda tedesca è la dimostrazione lampante di quanto le tesi sovraniste finiscano per essere un autogol, uno scontro duro tra interessi nazionali. Chiedere alleanze con Vienna, il gruppo di Visegrád e Seehofer, è controproducente per l'Italia. Il messaggio è chiaro: ognuno si tenga i suoi, nessuna riforma di Dublino e sugli hotspot in Africa si vedrà.

Angela Merkel da leader forte dell'Europa è diventata debolissima, ha perso tutti i suoi alleati tra i primi ministri, ultimo lo spagnolo Rajoy. Il rapporto franco-tedesco è anch'esso problematico. La Germania per ragioni interne legate soprattutto a una diversa concezione della politica economica, non può accettare le proposte di Macron. La domanda che ne consegue: chi comanda a Berlino? Conte e la signora Merkel sono la somma di due debolezze.

Salvini, è evidente, sta usando un governo in cui non crede, per incamerare consensi da usare in elezioni che intravede a tempi brevi, forse già dopo dicembre 2018; una volta approvata la manovra finanziaria che conterrà proposte di politica economica favorevoli al suo elettorato. Seehofer, non è diverso, anche lui spinge verso elezioni anticipate in cui potrebbe essere il candidato alla cancelleria facendosi forte degli aspetti securitari e di contrasto dell'imigrazione, in modo da recuperare i voti che sono andati all'AfD.

Sullo sfondo una Commissione Europea afasica, in scadenza, con le famiglie politiche tradizionali: popolari, socialisti e liberali, in costante calo di consensi. Nell'arco di un anno avremo un'Europa diversa, dominata dai nazionalismi, con i paesi in perenne competizione per affermare il proprio interesse a discapito dei vicini. L'unità politica del Continente rimandata a tempi migliori. D'altronde una storia di conflittualità millenarie non si cancella in soli sessant'anni. Il cammino è lungo.

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