La Nuova Sardegna

Facebook: è un male o un bene? Decide chi lo usa

Vanessa Roggeri
Facebook: è un male o un bene? Decide chi lo usa

Straordinario strumento di comunicazione, il social si rivela ogni giorno di grande utilità per far crescere le iniziative più interessanti. Purtroppo, per sua natura lascia spazio anche a quella categoria di persone che Umberto Eco, senza troppe perifrasi, definiva "imbecilli". Ecco perché, senza limitare il diritto di espressione, si sta facendo strada l'idea di strutturare una tutela dei diritti delle persone anche nel grande mare degli internauti

23 giugno 2018
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Facebook costituisce 2 miliardi di finestre aperte sulle vite di altrettante persone; vite esibite in una rappresentazione di sé e della propria realtà, dei propri figli, degli amici, del gatto e del cane, delle vacanze, della carriera, della salute, dei lutti, dei successi e delle delusioni. Facebook monopolizza le relazioni, le influenza, a volte le disgrega fino a costituire prova di divorzio in tribunale; altre volte si rivela fiera del paradosso, di chi trova più confortevole parlarsi attraverso uno schermo, stando magari seduti sullo stesso divano, impegnati in una pantomima del matrimonio, con tanto di dichiarazioni, selfie e reciproci auguri per un felice anniversario. La condivisione oltrepassa i limiti del buonsenso e diventa pura esibizione. Sfera privata e sfera pubblica si mescolano ridisegnando i contorni di una vita che annulla le distanze e in tempo reale pretende di sapere tutto di tutti.

Facebook sta cambiando le nostre esistenze, anzi, le ha già cambiate: insieme al fenomeno dei reality show, che grossomodo esplose nello stesso periodo del social network, ha dato corso a una generale dilatazione dei confini morali, allo sdoganamento di certi comportamenti beceri portatori di violenza e maleducazione. Faceobok costituisce l'arena ideale per i tuttologi, dove ognuno è profeta dell'altro, regno del populismo, del buonismo dell'estremismo. Con la superficialità di un reality game si condanna alla gogna e si assolve, si orientano i gruppi e si fa opinione. Non è un mistero che oramai l'opinione pubblica si va formando anche attraverso i social, tanto che delle sue fluttuazioni tengono conto Tg e trasmissioni televisive. Ma allora, viene da chiedersi: Facebook è buono o cattivo?

Come ogni mezzo creato ad uso e consumo dell'uomo, non ha attribuzioni morali proprie: il suo valore etico dipende unicamente dall'uso che se ne fa. I nuovi schiavi degli anni 2000 sono dipendenti dei social, maniaci dell'aggiornamento di stato e collezionisti di like a tutti i costi. Per loro non esiste senso della misura e senso del ridicolo. Facebook però può rivelarsi molto più che un semplice passatempo. È stato indispensabile quando si sono verificati calamità naturali e colpi di stato, diventando ponte per intere popolazioni. Arriva ad essere miracoloso quando permette a una madre come Cristina Cimino, di San Vero Milis, di portare avanti il sogno della figlia strappata alla vita troppo presto da una grave malattia. "Il sogno di Virginia" è una pagina Facebook nata allo scopo di raccogliere fondi per una causa nobile, sostenuta dalla Oipa International, un'organizzazione non governativa che come scopo ha la protezione degli animali e di cui Virginia faceva parte: si tratta della riforestazione in Camerun di una porzione di territorio, un sogno che vedrebbe il ristabilirsi dell'habitat naturale degli elefanti. "Vivrai nelle cose in cui hai creduto", scrive Cristina nella pagina, insieme a un sentito grazie perché quel sogno sopravvive e dilaga in virtù dei fruitori di Facebook che sanno farne buon uso.

Dichiarava Umberto Eco: «I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l'invasione degli imbecilli. Un imbecille si scopre tale nel momento in cui esprime una imbecillità, per cui in un paese democratico non è possibile limitare il diritto di espressione a prescindere. Tuttavia, penso che si stiano ponendo le prime regole per una strutturazione che garantisca la tutela dei propri diritti anche in una realtà aleatoria come quella legata agli internauti. Sono certa che il signor "Sergio Volpe" adesso ci penserebbe due volte prima di diffamare chicchessia. E che le 800 euro di multa preferirebbe sperderle in una fornitura di buon olio di Sardegna, magari marca San Giuliano.

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