La Nuova Sardegna

Sirio 2, eliminate almeno le opere faraoniche

Antonietta Mazzette

L'accordo tra Regione e Comune ignora il dibattito di queste settimane e manda avanti un tracciato che, nel migliore dei casi, è da considerare anacronistico

23 giugno 2018
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Finalmente - "a babbu mortu", come avrebbe detto mio nonno - è stato reso noto alla popolazione il contenuto dell'accordo tra Regione Sardegna e Comune di Sassari su come spendere 32 milioni di euro: si rispetta il tracciato approvato dal piano urbanistico comunale (Puc) che contempla ben due sopraelevate, una sulla 131 e un'altra su una rotonda che porta a Li Punti. In termini a-tecnici significa che una parte della popolazione sassarese - se mai realizzate - vivrà con sulla testa (i tetti delle loro case e/o dei loro posti di lavoro) due imponenti opere.

Non mi soffermo sull'impatto ambientale che questo tracciato avrebbe sul territorio e neppure sui costi di tale progetto, costi che porterebbe l'amministrazione comunale (certamente non l'attuale) a chiedere altri finanziamenti, perché appare chiaro che i 32 milioni verrebbero in parte assorbiti dalla costruzione di queste sopraelevate. Ciò significherebbe che Sirio non arriverebbe a destinazione, almeno non nei prossimi anni. Invece, vorrei soffermarmi su due aspetti del dibattito di queste settimane.

Il primo riguarda il fatto che la Regione pare che sia disponibile a modificare il tracciato del Puc, a condizione che l'amministrazione comunale approvi in tempi rapidi un altro percorso. Il secondo riprende molti temi avanzati da cittadini per così dire di buona volontà.In merito al primo aspetto, la concessione della Regione appare generosa, in realtà chi ha seguito i litigi e i contrasti interni all'amministrazione Sanna (tutti interni al partito provvisoriamente di maggioranza del Comune), sa bene che un simile accordo appare come l'araba fenice.

In merito al secondo aspetto, ricordo che sono stati diversi gli interventi anche su queste pagine che hanno sollecitato di: a) evitare interventi impattanti sul territorio, ossia le sopraelevate previste inopinatamente dal Puc; b) partire dalle infrastrutture esistenti, ossia di trasformare parte della rete ferroviaria convergente su Sassari in rete tranviaria, ciò per evitare che esistano inutilmente due distinti sistemi di trasporto che necessariamente rispondono a codici del traffico molto diversi e che costituiscono un ostacolo, più che una connessione tra le diverse parti del territorio urbanizzato; c) inserire il prolungamento del percorso di "Sirio" dentro un contesto di area vasta, perché è tempo che prevalga un'idea unitaria di trasporto pubblico non solo per il capoluogo ma anche per i comuni limitrofi, a partire dall'elettrificazione della linea Sassari-Sorso, così come previsto tanto dal Piano sulla mobilità di area vasta e da quello regionale ai trasporti, quanto dal piano strategico intercomunale; d) recuperare la filosofia (oltre che le indicazioni progettuali concrete) del piano della mobilità di area vasta (Pum) di cui in modo lungimirante si era dotato il nostro territorio dieci anni or sono e che, stranamente, è scomparso dal dibattito politico, oltre che dalle polverose scrivanie comunali.

Gli elementi ai quali ho accennato sommariamente convergono tutti su un'idea di città che risponde ai dettati di mobilità sostenibile, ai quali le città europee più avanzate si sono adeguate da tempo. Tale adeguamento avrebbe consentito a Sassari e al territorio vasto di iniziare un percorso di uscita dalla crisi che permane da almeno trent'anni.

Lascia perplessi la scelta di ignorare queste sollecitazioni e di proseguire sulla realizzazione di un tracciato che, nel migliore dei casi, è da considerare anacronistico, tuttavia, considerato che la Regione ha lasciato aperto uno spiraglio sulla possibilità che il Comune di Sassari indichi rapidamente un percorso alternativo, suggerisco al sindaco di adottare la soluzione più semplice: poiché dal punto di vista progettuale è praticamente tutto pronto, metta in campo una variante che elimini inutili opere faraoniche e la sottoponga a istruttoria pubblica come previsto da regolamento comunale. Dal punto di vista dei tempi di approvazione dipende tutto dalla politica.

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