La Nuova Sardegna

La denuncia del passeggero rimasto a terra: "Il treno è partito in anticipo"

I cartelloni che segnalano gli orari di partenza dei treni (foto Mario Rosas)
I cartelloni che segnalano gli orari di partenza dei treni (foto Mario Rosas)

Giornalista Rai è stato lasciato in stazione dall'autista del convoglio diretto all'aeroporto di Elmas

24 giugno 2018
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Da Igor Staglianò, inviato speciale di Rai Tg1, riceviamo e volentieri pubblichiamo

Caro direttore Di Rosa, in procinto di prendere il treno da Elmas per il centro di Cagliari, la sera dell'8 giugno mi è capitato quanto ti racconto fra poche righe. Una delusione grande per un utente entusiasta del collegamento ferroviario tra il capoluogo regionale e il suo aeroporto. Un unicum, per rapidità, efficienza e convenienza. In tutt'Europa. Forse nel mondo, ma non arrischio tanto. Sette minuti, un soffio. E, dalla pista degli aerei, sei già nel cuore della città, davanti al suo porto. Quante altre città possono permettersi un lusso così raro? Questo il mio sentimento, di gratitudine, nei confronti di una città in cui da tempo ho scelto di vivere. Poi, l'8 giugno la scoperta di uno sgradevole, e fino ad allora a me ignoto, ius horarii dei macchinisti sardi. Addetti a un servizio pubblico svolto, ricordiamolo, col contributo determinante dell'erario regionale. Attraverso le colonne del tuo giornale, provo a lanciare così, con fiducia, la mia piccola pietra nello stagno di una insopportabile indolenza. Ti mando, quindi, la mail inviata quindici giorni fa (anche con posta certificata) agli uffici della Regione Autonoma della Sardegna. Grazie alla tua ospitalità, può darsi che arrivi una risposta utile a tanti altri viaggiatori da un Ufficio rapporti col pubblico (il mitico Urp) finora silente (e fors'anche indifferente). Di seguito il testo della lettera inviata alla Regione.

«Venerdì 8 giugno alla stazione ferroviaria Elmas Aeroporto (direzione Cagliari) il conducente del treno regionale n. 12983 con partenza prevista alle ore 21.13 mi ha chiuso la porta del convoglio davanti al naso mentre mi accingevo a salire sulla carrozza con ben tre minuti di anticipo. Benché abbia provato anche a spingere più volte il pulsante verde di apertura porte, il treno si è mosso dalla stazione alle 21.10, lasciandomi sulla banchina. Raggiunta la stazione di Cagliari col treno successivo, ho avuto modo di parlare direttamente col conducente del convoglio che mi aveva appiedato venti minuti prima e che passeggiava lungo il binario in attesa di ripartire. Gli ho chiesto conto della sua partenza anticipata e la sua risposta è riassunta come segue: 1) il treno può anticipare la partenza fino a cinque minuti prima dell'orario comunicato sui display della stazione e sugli orari ufficiali di Trenitalia; 2) avendo azionato la chiusura porte mentre mi accingevo a salire non gli era più possibile revocare il comando (eppure il treno successivo, il regionale veloce 3959 delle 21.21, ha riaperto le porte già chiuse per caricare quattro passeggeri sopraggiunti prima della ripartenza); 3) era suo diritto partire in anticipo e non dovevo quindi «rompergli i coglioni» (testuale). Sui modi urbani del macchinista ferroviere mi astengo dal commento: mi rimetto alle vostre valutazioni, che vi prego di volermi comunicare. Una domanda devo invece formularla direttamente al vostro Ufficio: che senso ha fissare e pubblicare un orario ufficiale di partenza di un treno, annunciarla anche con gli altoparlanti della stazione, se essa è demandata (di fatto e senza alcun preavviso per qualche esplicita ragione) alla discrezionalità del conducente? L'orario di partenza per un passeggero non improvvisato come il sottoscritto (utente assiduo delle linee ferroviarie in Sardegna, sul Continente e in varie parti del mondo), mi pareva fosse un punto fermo per tutti. Dappertutto, tranne forse nel leggendario Far West del tempo che fu. Ho inteso forse male fino alla sera dell'8 giugno i diritti del passeggero? La partenza in ritardo di un treno la si può capire senza tante argomentazioni. La partenza in anticipo, viceversa, mina alla radice l'attendibilità stessa del servizio offerto ai passeggeri. Così, almeno, a me pare. In attesa di un vostro cortese cenno di riscontro (anche per contribuire a diffondere eventuali informazioni innovative agli utenti delle Ferrovie in Sardegna, dove risiedo e pago le tasse), porgo i miei più distinti e cordiali saluti». Igor Staglianò inviato speciale Rai Tg1

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