La Nuova Sardegna

SASSARI. Una pecca nell’organizzazione ha provocato il rinvio a data da definire della protesta degli allevatori davanti al palazzo della Regione prevista per ieri mattina: non erano state chieste le preventive autorizzazioni agli organi competenti e, per evitare spiacevoli conseguenze di natura legale, si è optato per questa scelta. «Rinviata, non annullata – spiega Franco Bussu, a nome del comitato spontaneo diffuso tra Oristanese e Nuorese –. Le motivazioni che contribuiscono ad alimentare il malessere nel nostro settore sono ancora sul tappeto e attendono che la politica regionale, nella persona dell’assessore all’agricoltura Pier Luigi Caria, intervenga seriamente e dia un segnale finalizzato ad eliminare le cause che lo generano». A cominciare dalle problematiche legate alla blue tongue , sino alla definizione del costo di una pecora e a quello del mancato guadagno in caso di perdita, stimato dai tecnici della Regione in 50 euro a unità, mentre il mancato introito per l’allevatore è stato fissato in 3 euro. Stime che, per i pastori, sarebbero ben al di sotto della realtà. «Solo per smaltire la carcassa – ribadiscono – ci vogliono 70 euro: oltre al danno dobbiamo subire anche la beffa di un indennizzo che assomiglia a un’elemosina». E chiedono le dimissioni di Caria. Mentre si teme che il prezzo del latte scenda di circa 10 centesimi per litro, secondo le ipotesi: «Dal 2006 attendiamo l’integrazione di 15 centesimi, promessi dall’allora governatore Soru; e le indennità previste per il benessere animale sono in ritardo di anni. Non ce la facciamo più ad andare avanti»dicono gli allevatori, minacciando di riconsegnare un’altra valanga di certificati elettorali alle prossime elezioni e ribadendo che la protesta di Cagliari si farà.