La Nuova Sardegna

Grano, in 5 anni dimezzato il prezzo: i cerealicoltori rischiano la scomparsa

Grano, in 5 anni dimezzato il prezzo: i cerealicoltori rischiano la scomparsa

Il dossier di Coldiretti: il prezzo è passato dai 30 euro al quintale del 2014 ai 15-16 euro del 2018. I costi di produzione sono più alti di quelli incassati dalla vendita

03 luglio 2018
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CAGLIARI. In cinque anni il prezzo del grano si è abbassato di circa il 50 per cento, è passato dai 30 euro al quintale del 2014 ai 15-16 euro del 2018. I costi di produzione, 24 euro al quintale, sono più alti di quelli incassati dalla vendita. Non solo: l'umidità persistente e gli sbalzi di temperatura hanno creato l'ambiente ideale per lo sviluppo dei parassiti. Questo ha abbassato la qualità, con un peso specifico passato da una media di 81-82 a 72-73. Insomma, sono anni difficili per il settore, acuito dalle continue piogge, che rischiano di estinguere i cerealicoltori e far scomparire il grano duro sardo.

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Il report. È lo spaccato che emerge dal dossier sul grano illustrato ieri mattina a Sanluri da Coldiretti, in occasione di un'assemblea dei cerealicoltori del territorio. La Federazione del sud Sardegna ha fatto una radiografia del settore su produzioni, superficie coltivate, produttori, distribuzione dei profitti lungo la filiera. Focus anche sui numeri che riguardano il passaggio dal campo alla pasta, dove si registra un aumento del prezzo di circa il 500 per cento, e dal grano al pane (più 1400). Secondo l'associazione, «lungo la filiera c'è qualcuno che perde e qualche altro che intasca lauti compensi. Chi perde, come al solito, è chi lavora la terra». Rischio scomparsa. In un contesto simile c'è il rischio che i cerealicoltori spariscano. Da un'indagine di Laore risulta che nel quindicennio che va dal 2000 al 2015 i contadini che coltivavano grano si sono dimezzati (sono passati da 12.395 a 6.190, meno 50,1 per cento), mentre negli ultimi tre anni se ne è perso un ulteriore 10-12 per cento. Impressionanti anche i numeri sulle superfici coltivate a grano duro: la Sardegna, tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento, era la seconda regione con 158mila ettari su 1,29 milioni totali. Oggi gli ettari coltivati sono appena 30.584. Quasi 130mila in meno.

Segreto su importazioni. Durante l’incontro di Sanluri si è discusso su come si può scongiurare il fallimento totale di un settore storico per l'agricoltura sarda. Per la Coldiretti la conquista dell'etichettatura di origine nella pasta è stato un fatto storico, ma non basta. Bisogna togliere il segreto sulle importazioni. «Spesso l'importato è grano vecchio di oltre 4 anni che viaggia in condizioni igienico sanitarie discutibili – dice il direttore di Coldiretti Luca Saba –. Per questo ci deve essere il blocco delle importazioni a dazio zero e controlli sul 100 per cento del grano importato. Chiederemo conto ai nostri rappresentanti nel Parlamento perché si mettano in pratica i 5 punti che abbiamo presentato durante la campagna elettorale per le politiche».
 

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