La Nuova Sardegna

Sotto le sugherete sarde c’è un super foraggio

di Antonello Palmas
Sotto le sugherete sarde c’è un super foraggio

Ricerca rivela la presenza di una sorta di medicinale naturale 

03 luglio 2018
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SASSARI. Il pascolo arborato sardo, ideale per un tipo di allevamento sostenibile e improntato sul benessere animale, rischia sempre di più a causa dell’abbandono e dell’azione dell’uomo, ma potrebbe essere salvato dalla scoperta di un gruppo multidisciplinare del Cnr di Sassari, pubblicata in un articolo sulla rivista scientifica Journal of the Science of Food and Agriculture. I ricercatori, monitorando una sughereta nell’agro di Buddusò, dopo aver scoperto in particolare la presenza dell’importante metabolita verbascoside nel trifoglio, hanno rilevato che la maggiore o minore intensità della luce solare determina variazioni nel contenuto e nella composizione di importanti metaboliti secondari (composti bioattivi, che possono avere qualità antiossidanti, antinfiammatorie) nelle leguminose da pascolo.

Non solo ombra. Insomma, questo genere di pascoli fornisce non solo riparo dalla calura, già di per sé positivo per il benessere animale e per il consumo dei prodotti legati all’allevamento, ma anche benefici direttamente legati all’assunzione di cibo grazie alle qualità superiori del pascolo. E si è ora anche in grado di conoscere le variazioni della presenza di metaboliti nei diversi tipi di miscugli che possono essere seminati, tradizionali e di nuova generazione. Quindi scegliere a seconda delle esigenze il tipo di foraggio e le zone di pascolo. E si può ridurre l’utilizzo di medicinali sintetici, positivo per i costi e per la salute (l’eccessivo impiego di antibiotici, ad esempio, sta portando a pericolose forme di resistenza ai batteri). L’attività è stata finanziata in parte dal progetto Agforward dall’Ue con l’obiettivo generale di promuovere pratiche agroforestali a sostegno dello sviluppo rurale in Europa.

Il gruppo di ricerca. Il gruppo che ha condotto la ricerca è tutto sardo ed è composto da Gianni Re, Giannella Piluzza, Federico Sanna e Leonardo Sulas, tutti dell’Ispaam-Cnr, Istituto per il sistema produzione animale in ambiente mediterraneo di Sassari, con la collaborazione di Maria Giovanna Molinu (Ispa-Cnr, Istituto di scienze delle produzioni alimentari di Sassari). Ha specifiche competenze in agronomia, biologia e chimica. E sicuramente la prosecuzione dello studio richiederà necessariamente un intervento a supporto da parte di studiosi che si occupano di animali, primi beneficiari dell’utilizzo del sottobosco, necessario per valutarne gli effetti sulle specie allevate.

Gli scopi e le sorprese. «La sughereta analizzata – spiega l’agronomo Leonardo Sulas – è nell’azienda privata di Nino Taras, tipico esempio di sistema agrosilvopastorale mediterraneo, nel quale si realizzano, insieme, una pluralità di attività legate alla terra, dall’allevamento alla raccolta del sughero». Lo scopo della ricerca era determinare il contenuto in polifenoli e la capacità antiossidante in miscugli erbacei foraggeri (costituiti prevalentemente da leguminose autoctone) e in una leguminosa in purezza, in relazione alla diversa intensità luminosa, determinata sia dalla completa esposizione al sole in radure, sia dall’ombra generata dalla chioma degli alberi sovrastanti (massimo 30% di radiazione). «Ebbene – spiega Gianni Re, agronomo – si è scoperto che la differente intensità luminosa ha influenzato l’attività antiossidante, la composizione e il contenuto dei composti fenolici con variazioni legate sia al miscuglio di leguminose testate sia al differente livello di intensità luminosa. Inoltre, sono stati identificati dodici composti fenolici: i più abbondanti sono risultati l’acido clorogenico nel miscuglio di leguminose in condizioni di ombra; e un tipo sardo di trifoglio spumoso (una novità nel panorama delle varietà foraggere peraltro in fase di avanzata selezione presso il Cnr Ispaam) nelle condizioni di piena esposizione al sole è risultata ricca in verbascoside, metabolita sinora mai riscontrato».

Medicine naturali. Altri aspetti del progetto in fase di studio sono quelli sulla capacità azotofissatrice delle leguminose, sul sequestro del carbonio e sui flussi di gas serra in relazione alla diversa irradiazione. «Quella del verbascoside è una scoperta non da poco – dice Giannella Piluzza, biologa – perché ha notoriamente forti proprietà antimicrobiche, antinfiammatorie e antiossidanti. In letteratura, viene riportato che la somministrazione di estratti di verbascoside determina effetti benefici nello stato di salute e produzione di latte di ovini Lacaune, come pure nella produzione e qualità della carne di conigli».

Rivalutata la sostenibilità. I sistemi agrosilvopastorali sono oggetto di rivalutazione, rappresentando la pratica integrazione fra la vegetazione erbacea e quella arbustiva-arborea, e con l’allevamento e/o sistemi colturali in grado di fornire benefici oltre che economici, anche di altro genere. Oltre alla diversificazione produttiva (allevamento, foraggere, impianti arborei, sughero, legnatico, piante medicinali e aromatiche, funghi) sono infatti utili per il mantenimento della biodiversità, per aspetti socio-culturali e per rilevanti servizi ecosistemici (prevenzione incendi estivi, sequestro di carbonio, mitigazione microclima, riduzione erosione del suolo e perdita di nutrienti). Il tutto in contrapposizione all’attività intensiva, sicuramente più remunerativa, ma più impattante e meno sana sotto tutti i profili.

Cosa cambia per l’isola. Questi sistemi hanno il pregio di ricevere limitati input, occupando habitat semi-naturali non adatti all’agricoltura intensiva e caratterizzati da elevata biodiversità. E alla luce della ricerca del Cnr di Sassari, la sughereta sarda, (esempio di sistema agrosilvopastorale mediterraneo) ha tutti i numeri per essere valorizzata come di fonte di importanti metaboliti secondari e può quindi essere vista come fornitrice di un ulteriore servizio. La scoperta che i foraggi autoctoni hanno qualità eccezionali non può che rappresentare un valore aggiunto, con potenziali ricadute in termini di benessere animale e alimentazione umana. Aspetti cui già si guarda con sempre maggiore interesse e che in futuro potrebbero divenire strategici.

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