La Nuova Sardegna

Bassa valle del Coghinas sott’acqua entro il 2100

di Antonello Palmas
Bassa valle del Coghinas sott’acqua entro il 2100

L’Enea: alcune aree tra Valledoria e Badesi a rischio per l’innalzamento del mare. La zona in pericolo si aggiunge a quelle già individuate di Cagliari e Oristano

06 luglio 2018
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SASSARI. Una fetta consistente della Bassa valle del Coghinas, tra Valledoria e Badesi, potrebbe sparire entro la fine del secolo a causa dell’innalzamento del livello del mare in conseguenza del surriscaldamento globale e dello scioglimento dei ghiacciai. L’allarmante previsione arriva dai dati forniti dall’Enea durante il convegno di Roma dedicato a cambiamenti climatici e innalzamento del Mediterraneo. Gli ultimi rilievi hanno permesso di individuare sette nuove aree, oltre alla ventina già conosciute, che rischiano per andare sott’acqua: sono quelle di Pescara, Martinsicuro (Teramo e la foce del Tronto), Fossacesia (Chieti), Lesina (Foggia), Granelli (Siracusa), Marina di Campo sull'Isola d'Elba e Valledoria-Badesi (Sassari).

Le altre aree già individuate riguardano le zone umide di Oristano e Cagliari, quella compresa tra Trieste, Venezia e Ravenna, il golfo di Taranto, ma anche la Versilia in Toscana, Fiumicino e Fondi nel Lazio e la zona dell'Agro pontino, mentre in Campania il rischio ricade sulla piana del Sele e sul Volturno, in Sicilia sull'area di Catania e sulle Isole Eolie.

Secondo gli studiosi la nuova area che rientra tra quelle col futuro segnato salvo miracoli riguarda circa 2 chilometri quadrati prevalentemente nella zona dell’alveo del fiume Coghinas e in parti limitrofe, quasi tutte agricole, sia a nord (Badesi) che a sud del corso d’acqua (Valledoria). C’è poi un’altra zona interessata a poca distanza dalla sorgente del del rio Muntiggioni (affluente del Coghinas), un’area agricola nel Comune di Badesi. «Siamo già un Comune piccolissimo, poco più di 25 km2 – commenta il sindaco di Valledoria Paolo Spezziga – quasi tutti tra gli 8 e i 16 metri sul livello del mare, non abbiamo molte aree più basse. Una cosa del genere on era mai stata ipotizzata, nemmeno durante i miei contatti per il Contratto di fiume o le riunioni sul bacino idrografico».

Al centro del summit operativo c’è stata la presentazione di un nuovo modello climatico, su cui i ricercatori dell’Enea, in collaborazione con il Mit di Boston e la comunità scientifica italiana, stanno lavorando grazie al supporto del supercalcolatore Cresco6 dell’ente nazionale, che integra dati oceanografici, geologici e geofisici per previsioni di innalzamento del livello del Mediterraneo molto dettagliate e a breve termine. «Finora le nostre proiezioni di aumento del livello del mare si sono basate su dati dell’Ipcc, la maggiore istituzione mondiale per il clima, che stimano l’innalzamento globale delle acque marine fino a quasi 1 metro al 2100 – spiega il climatologo Gianmaria Sannino, responsabile del laboratorio di “Modellistica climatica e impatti” dell’Enea – Ma questi dati difettano di dettagli regionali e per colmare questa lacuna stiamo realizzando un modello unico al mondo che combina diversi fattori, come la fusione dei ghiacci terrestri – principalmente da Groenlandia e Antartide – l’espansione termica dei mari e degli oceani per l’innalzamento della temperatura del Pianeta, l’intensificarsi di fenomeni meteo estremi e dalle maree, ma anche l’isostasia e i movimenti tettonici verticali che caratterizzano l’Italia, un paese geologicamente attivo dove si manifestano con grande frequenza bradisismi e terremoti anche in aree costiere».

Secondo Sannino il Mediterraneo ha caratteristiche del tutto particolari: assomiglia più a un lago che a un mare, in quanto bacino semichiuso “alimentato” dall’Atlantico (più alto di 20 cm), attraverso le Stretto di Gibilterra, ma anche dal Mar Nero (più alto di 50 cm) attraverso i Dardanelli. Ecco perché si è dovuto ricorrere a calcoli più approfonditi i quali hanno gettato la Bassa valle nel calderone dell’Italia che rischia di scomparire.

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