La Nuova Sardegna

Voragine sulla strada in tre a giudizio per materiali inadatti

Voragine sulla strada in tre a giudizio per materiali inadatti

CAGLIARI. Un boato improvviso e il manto d’asfalto della nuova statale 554 venne giù, aprendo una voragine che avrebbe potuto inghiottire un’automobile. Era il 13 marzo del 2015 e per quel disastro,...

07 luglio 2018
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CAGLIARI. Un boato improvviso e il manto d’asfalto della nuova statale 554 venne giù, aprendo una voragine che avrebbe potuto inghiottire un’automobile. Era il 13 marzo del 2015 e per quel disastro, che costrinse l’Anas a chiudere la carreggiata per mesi, sono finiti davanti al tribunale il direttore dei lavori Mariano Cabras (45 anni) di Settimo San Pietro, il responsabile del procedimento Emanuele Perra (44) di Quartu e l’amministratore unico della ditta Mariano Cabras srl Francesco Corrias (51) di Nuoro ma residente a Cagliari, difesi da Andrea Pogliani e Matteo Pinna. A giudizio davanti al giudice monocratico Stefania Selis, i tre professionisti devono rispondere di cooperazione in disastro colposo, Cabras anche di frode nelle pubbliche forniture. Ieri mattina il giudice ha aperto formalmente il dibattimento e sono stati sentiti due testimoni. Il processo ruota su due letture antitetiche dei fatti: per il pm Emanuele Secci i lavori d ripristino su due chilometri della carreggiata, commissionati dall’Anas con un appalto da 351 mila euro, erano stati eseguiti utilizzando materiali di risulta derivati dalla demolizione della strada vecchia che superavano le dimensioni previste. Ma a parte i materiali inadatti, sarebbe stata omessa la verifica di stabilità del corpo di rilevato e del pendio sul quale doveva essere eseguito l’intervento. La difesa sostiene una tesi alternativa: fin dal 2009 era stato accertato che i cedimenti dell’asfalto erano provocati da infiltrazioni d’acqua favoriti dalla presenza di argille. Così nel 2015 la ditta Mariano Cabras aveva eseguito uno sbancamento di trenta metri utile a sistemare le cose, da cui era emersa però la presenza di una grande cavità sotterranea, probabilmente l’origine dei cedimenti. Sempre quella cavità avrebbe provocato il crollo del marzo 2015. Ora le due versioni dei fatti verranno messe a confronto al processo. Prossima udienza a dicembre. (m.l)

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