La Nuova Sardegna

consiglio regionale 

Tutor per persone disabili, c’è la legge

Approvato il testo proposto da Pinna (Pd): budget di 350mila euro

13 luglio 2018
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CAGLIARI. L’amministratore di sostegno o tutor è chi «gestisce beni e interessi per conto delle persone impossibilitate a farlo a causa di un’infermità o una menomazione fisica o psichica, anche parziale o temporanea». La definizione è del ministero della giustizia e dal 2004 c’è una legge nazionale che definisce con esattezza i confini di questo delicato ruolo. Non sempre però è stata una legge facile da applicare e infatti, in Sardegna, sono ben 12mila le procedure ancora aperte nei tribunali. Con una sua legge, approvata all’unanimità dal Consiglio regionale e proposta da Rossella Pinna del Pd, la Sardegna ha deciso di ridare slancio a questa figura. Lo farà con un finanziamento di 350mila euro nel triennio 2018-2020. «L’obiettivo – scrive la consigliera – è puntare a un modello reale di welfare, strutturato sui valori della solidarietà e della coesione sociale e del benessere comune, in cui ciascuno può contribuire a migliorare le condizioni degli altri, in questo caso i più fragili e deboli». È questo il ruolo sociale ma anche giuridico dell’amministratore di sostegno, nominato dal giudice tutelare dopo la richiesta presentata da parte di «chi è impossibilitato a gestire in prima persona i propri interessi», e quasi sempre la scelta ricade su un componente della famiglia della persona affetta da disabilità permanente o parziale.

Dunque, la legge regionale si affianca a quella nazionale per permettere «un’adeguata formazione dell’amministratore di sostegno evitando comunque il rischio che la stessa figura giuridica si trasformi in una professione». La legge licenziata dal Consiglio prevede anche che, nei Comuni e nelle Province, siano «aperti gli sportelli di Protezione giuridica, per assicurare prima di tutto il coordinamento fra l’amministratore e il giudice tutelare, ma in grado di offrire anche consulenze gratuite legali ed economiche». Il tutto – conclude Rossella Pinna – per «far sì che l’amministratore di sostegno possa garantire il massimo delle competenze a tutela delle persone in difficoltà».

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