La Nuova Sardegna

portoscuso 

Truffa e peculato il comandante della municipale ai domiciliari

di Luciano Onnis

PORTOSCUSO . Concussione, truffa e peculato. Sono i capi d’accusa che hanno portato all’arresto (con concessione dei domiciliari) del comandante della polizia municipale di Portoscuso, il 63enne...

14 luglio 2018
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PORTOSCUSO . Concussione, truffa e peculato. Sono i capi d’accusa che hanno portato all’arresto (con concessione dei domiciliari) del comandante della polizia municipale di Portoscuso, il 63enne Santino Rivano. Ieri mattina i carabinieri del Comando provinciale di Cagliari hanno applicato la misura cautelare restrittiva emessa il 9 luglio dal Gip del tribunale di Cagliari Maria Cristina Onano. Rivano è ritenuto“responsabile di condotte illecite contro la pubblica amministrazione commesse con abuso dei suoi doveri e nello svolgimento dell’incarico”. Fra i capi d’accusa c’è anche l’uso improprio dell’auto di servizio. Nell’indagine compaiono altri due indagati, un 41enne di Cagliari e un compaesano 63enne. Il primo è accusato di turbativa d’asta, il secondo di truffa, reati commessi in concorso con Rivano. Il provvedimento è il frutto dell’attività d’indagine condotta di militari del nucleo investigativo, diretti dal maggiore Michele Cappa, avviata dopo alcuni esposti anonimi. In particolare sono state accertate le responsabilità dell’indagato che, abusando dei suoi poteri avrebbe compiuto sei reati. Rivano avrebbe costretto diversi commercianti a consegnargli merce di vario genere senza pagarla (concussione); poi, insieme al titolare di un distributore di carburanti del Sulcis, faceva il pieno alla propria auto facendo comparire il carburante (del valore di 4.887 euro) come erogato alle auto di servizio (truffa aggravata). Avrebbe inoltre utilizzato il mezzo di servizio per scopi privati (peculato); omesso di effettuare i controlli ad attività commerciali, ricevendo in cambio delle utilità (corruzione e falsità ideologica); avrebbe distrutto o disperso contravvenzioni al codice della strada (circa 400) per evitare che fossero mandate in pagamento, ricevendo in cambio anche qui delle utilità (distruzione o occultamenti di atti veri). Infine, in concorso con il titolare della società che si era aggiudicata l’appalto per la videosorveglianza nel comune di Portoscuso, si sarebbe appropriato indebitamente di una somma di gran lunga superiore al valore effettivo della fornitura (peculato, turbativa d’asta).

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