La Nuova Sardegna

Agguato a Orune illesi padre e figlio

di Valeria Gianoglio
Agguato a Orune illesi padre e figlio

Il killer ha esploso diverse fucilate che hanno raggiunto il pick-up Nel mirino la famiglia Chessa: 11 anni fa due figli uccisi nello stesso punto 

15 luglio 2018
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INVIATO A ORUNE. Stessa zona, giusto una differenza di un paio di km, del duplice omicidio di undici anni fa: i terreni che dalla statale 389, tra Orune e Bitti, si avvicinano al confine con Nule. Stesse modalità consolidate nel tempo: il classico agguato da muretto a secco consumato, tra l’altro, a ridosso di un giorno di festa, quella di Su Carmineddu. Stesso movente: la faida che da più di 60 anni insanguina il paese. Finale diverso, ma solo per un complesso miscuglio di imperizia, da parte dell’aspirante killer, e prontezza di riflessi, da parte delle sue vittime prescelte. Mancano pochi minuti alle 8 del mattino, quando in una strada di penetrazione agraria a circa 10 chilometri da Orune, gli allevatori Giampietro e Ignazio Chessa, rispettivamente padre e figlio di 78 e 48 anni, sono quasi arrivati al loro ovile e vedono in faccia la morte. Proprio come, undici anni fa, l’avevano vista i figli di Giampietro e fratelli di Ignazio, Nicola e Serafino, ma purtroppo non erano riusciti a scansarla.

La morte, Giampietro e Ignazio Chessa, ieri mattina la vedono spuntare alla destra del loro pick-up, come un guizzo lucido e metallico, e ha la chiara forma della canna di un fucile. Parte il primo colpo: colpisce il furgone dei Chessa ma non riesce a raggiungerli. Partono, a raffica, diversi altri colpi ma anche questi non riescono a centrare i due bersagli. Giampietro e Ignazio Chessa riescono a farsi scudo con il fuoristrada, si appiattiscono sul fondo dell’abitacolo, e riescono comunque a non arrestare la marcia del mezzo, anche perché sono giunti a un tratto di strada in discesa. Padre e figlio, dunque, non si fermano, continuano a percorrere un altro tratto della strada di penetrazione agraria, lasciandosi alle spalle il fucile e colui che qualche secondo prima lo aveva imbracciato. E da lì la fuga, all’impazzata, verso un rifugio sicuro. L’allarme parte poco dopo.

Quando i carabinieri giungono nell luogo dell’agguato, Giampietro e Ignazio Chessa sono ancora sconvolti, spaventati, ma vivi. I pallettoni li hanno solo sfiorati ma non sono riusciti a toccarli, e nemmeno a ferirli leggermente. Fortuna, riflessi pronti, miracolo: nessuno lo può dire, ma sono vivi. I militari della compagnia di Bitti, guidati dal capitano Davide Di Gennaro, li portano subito con loro in caserma a Orune. Per tutta la mattina, dopo essersi accertati che entrambi stanno bene, rivolgono loro domande, dubbi, richieste insistenti. Hanno visto il killer? Erano uno o due persone? Chi ha esploso le fucilate aveva il volto coperto oppure aveva deciso di mostrarsi? Hanno idea di chi possa essere? Cosa abbiano raccontato agli investigatori, Giampietro e Ignazio Chessa, al momento non si sa.

Le indagini, come sempre, soprattutto in queste prime e delicatissime fasi, sono blindate. L’unica solida certezza, finora, è il movente: la faida che da più di mezzo secolo sconvolge il paese, e che undici anni fa, aveva straziato i due fratelli di Ignazio e figli di Giampietro, Nicola e Serafino.

È in quel miscuglio complicato di odio e desiderio di vendetta che gli inquirenti collocano il duplice tentato omicidio. A lungo, per tutta la giornata di ieri, i carabinieri, alla presenza del comandante provinciale Franco Di Pietro, del capitano Di Gennaro, e del sostituto procuratore titolare dell’inchiesta, Riccardo Belfiori, hanno setacciato, metro quadro per metro quadro, le campagne tra Orune e Nule.

Stando ai primi accertamenti, chi ha esploso le fucilate era nascosto in mezzo alla vegetazione e alle sugherete che si trovano sulla destra della strada di penetrazione agraria. Si è acquattato poco prima di una curva e non a caso: aspettava che le sue vittime rallentassero la marcia proprio in quel punto. Ma il destino, evidentemente, stavolta ha voluto che finisse in modo diverso: con due persone scampate per un soffio alla morte e tante domande rimaste ancora senza una risposta.

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