La Nuova Sardegna

Scuole senza presidi, nell’isola è emergenza

di Claudio Zoccheddu
Scuole senza presidi, nell’isola è emergenza

Su un totale di 276 istituti più di 70 non avranno il dirigente scolastico in organico. Il direttore Feliziani: «Siamo costretti ad aumentare il numero delle reggenze»

17 luglio 2018
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SASSARI. La macchina rischia di incepparsi. Il prossimo anno scolastico nell’isola partirà con la spia del motore accesa. Il codice rosso della scuola sarda, infatti, è ormai una certezza perché su un totale di 276 istituti scolastici più di 70 dovranno fare a meno del preside e accontentarsi di una reggenza, ovvero di un dirigente scolastico costretto a dividersi tra l’istituto di cui è titolare e quello a cui verrà assegnato per coprire il buco. La penuria di dirigenti scolastici non è il frutto del caso ma di una graduatoria generata da un concorso datato 2011 che ha sfornato nominativi adatti a ricoprire il ruolo occupati dai colleghi andati in pensione sino al 2015. Poi, sono arrivate le reggenze anche per gli istituti che non figurano nell’elenco delle scuole sottodimensionate, per cui la reggenza è l’unica forma di governo prevista dalla legge.

L’ufficio scolastico. Il direttore regionale, Francesco Feliziani conferma la sofferenza delle scuole sarde: «Le ultime immissioni in ruolo sono del 2015 e ogni anno che passa senza poter attingere nuovi dirigenti dalla graduatoria siamo costretti ad aumentare le reggenze che, come si può comprendere, rallenteranno i tempi della gestione ordinaria delle scuole che hanno bisogno di completare procedure amministrative contabili, progetti e richieste di finanziamenti – spiega Feliziani –. Avere 70 scuole senza presidi significa essere costretti a mettere in conto almeno 140 dirigenti a mezzo servizio, perché costretti a dividersi in due istituti. E siccome i pensionamenti e le conseguenti sostituzioni, anche per quanto riguarda le reggenze, non tengono conto della geografia della didattica, è capitato che molte scuole senza dirigente siano concentrate nelle zone interne dell’isola, creando un ulteriore difficoltà anche nell’assegnare le reggenze».

Le soluzioni. Possono essere due. La prima è quella stabilita dal calendario delle selezioni che, nella migliore delle ipotesi, potrebbe iniziare a dare risultati dall’inizio dell’anno scolastico 2019/2020. Il 23 luglio, infatti, è prevista la prima prova di selezione per il nuovo concorso dedicato ai dirigenti scolastici. Una prova nazionale che non può dare garanzie all’isola sul numero dei futuri presidi pronti a coprire le scuole senza dirigente e che, soprattutto, è solo il primo passo di un percorso che si dovrebbe concludere in tempo per l’anno scolastico che inizierà a settembre del 2019. In ogni caso, rimane l’incognita del numero degli aspiranti dirigenti sardi e di quelli disposti a raggiungere la Sardegna per assumere la direzione di una scuola. Le variabili sono tante, dunque. La seconda possibilità è dettata da una prassi che ormai non è più riconosciuta dal ministero ma che in passato aveva dato risultati incoraggianti. Si tratta degli incarichi di presidenza che venivano assegnati a docenti selezionati di anno in anno. In parole povere, ogni istituto poteva fare affidamento su un elenco di professori che avevano i titoli per guidare le scuole per un anno, qualora se ne manifestasse la necessità. Le ultime assegnazioni di questo tipo erano state avvallate agli inizi degli anni 2000 ma poi erano state superate dai concorsi per gli aspiranti dirigenti che, però, sono fermi da anni. Difficile che l’argomento ritorni d’attualità anche se il ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, ha lanciato l’allarme proprio sul numero crescente di reggenze. «Ci fa piacere che il ministro si preoccupi di questa situazione perché se non verrà trovato un rimedio in tempi brevi è possibile che tra qualche anno più del 50 per cento delle scuole sarde debba ricorrere alle reggenze», conclude Feliziani.

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