La Nuova Sardegna

La richiesta del sindacato: insularità in costituzione

La richiesta del sindacato: insularità in costituzione

Appello per ottenere il sostegno del governo nella contrattazione con l’Europa Il segretario Carta: «Abbiamo il diritto di essere trattati come gli altri cittadini» 

24 luglio 2018
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CAGLIARI. La Cisl è stata decisa e diretta: «Se il Governo nazionale non ci sostiene nella rivendicazione con l’Europa, continueremo a pagare caro, troppo caro, il peso dell’insularità». Gavino Carta, segretario regionale, e Ignazio Ganga, che fa parte della segreteria nazionale, l’hanno ripetuto più volte: «La Sardegna non può accontentarsi di interventi straordinari, Bruxelles deve riconoscerci compensazioni durature su trasporti, energia e utilizzo dei contributi europei. Senza questi interventi, i sardi continueranno a essere ai margini, penalizzati e mai potranno avere le stesse opportunità di chi vive sulla terra ferma». Qualche anno fa l’handicap è stato quantificato in oltre un miliardo e 100 milioni l’anno. È un costo mostruoso che – secondo la Cisl – «si ripercuote ogni giorno persino su qualunque tentativo della Sardegna di uscire dalla crisi e provare a risalire la china dello sviluppo». È come avere un enorme peso al collo: «Ci trascina sempre più giù, e infatti siamo stati retrocessi dall’Europa da regione in transizione a territorio povero. È soprattutto colpa dell’insularità se non riusciamo riemergere». Per Gavino Carta è questo il momento in cui il Governo deve sostenere la battaglia di tutti i sardi. «In questi mesi l’Europa deciderà come distribuire i finanziamenti 2021-2027. È chiaro che dobbiamo riuscire a ottenere più soldi possibili, ma soprattutto deve esserci riconosciuto il nostro sacrosanto diritto a essere trattati come gli altri cittadini europei. Ci sono delle compensazioni che altre regioni periferiche e ultraperiferiche si sono viste riconoscere. Bene, spettano anche a noi. Per questo tutti insieme, senza divisioni di partito, dobbiamo fare pressione prima su Roma e poi su Bruxelles». Per Ignazio Ganga «è indispensabile un’operazione a tenaglia su più tavoli. Va benissimo la proposta di legge sul riconoscimento in Costituzione dell’insularità. Ma allo stesso tempo è necessario che siano modificati i trattati dell’Unione europea e tutte le isole siano considerate una specificità territoriale, sociale ed economica da tutelare».

Il confronto. È stato su più fronti. Il consigliere regionale dei Riformatori Michele Cossa ha sottolineato come «la proposta di legge sul riconoscimento dell’insularità in Costituzione sia il grimaldello perfetto per ottenere quello che finora è stato negato. È per questo che la battaglia non può essere solo di noi sardi, ma nazionale». Anche per l’assessore Raffaele Paci: «Il riconoscimento del principio è la vera sfida da vincere per ottenere i diritti che ci spettano. Vorrebbe dire poter contare su infrastrutture adeguate e quella mobilità che è fondamentale e non può essere in alcun modo messa in discussione». Il vicepresidente della Regione ha sottolineato subito dopo che c’è un fronte di rivendicazione sempre più ampio: «Insieme alla Corsica e alle Baleari, abbiamo deciso di inviare presto un documento comune ai nostri rispettivi governi perché ci sostengano in questa giusta pretesa di una nuova equità sociale. Anche altre isole sono pronte a entrare in questo cartello di rivendicazioni. Non sollecitiamo corsie preferenziali, ma diritti e questa richiesta deve trovare ascolto e risposte in tempi brevi». Una parte del dibattito si è incentrata sulla prossima metanizzazione, messa in dubbio dai parlamentari Cinque stelle e in parte anche dal governo gialloverde. Pur mai nominando quelli che in queste settimane si sono dichiarati «perplessi sul progetto», è arrivato il contrattacco. Dal presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau, al deputato di Forza Italia Pietro Pittalis tutti hanno detto che «non è più possibile tornare indietro e farlo, sarebbe un errore clamoroso». Ganau ha aggiunto: «Siamo l’unica regione in Italia che non può contare su un’energia a basso costo e per colpa di questo vuoto imprese e cittadini sono costretti ogni anno a caricarsi sulle spalle un costo di oltre 400 milioni che non è più sostenibile». Pittalis è stato molto critico: «Dispiace che gli ultimi veti arrivino da alcuni parlamentari sardi. Sembra che prima di essere eletti, abbiano vissuto chissà dove. Non è possibile cancellare quanto fatto finora per far arrivare il metano e soprattutto farlo senza proporre un’alternativa». Paci ha rincarato la dose: «È allucinante dover ascoltare, in questi giorni, delle chiusure a priori senza neanche aspettare un rapporto sui costi e i benefici dell’operazione. È sconcertante sentir parlare solo di energie alternative che oggi però non sono ancora in grado di soddisfare il fabbisogno energetico regionale. In futuro, siamo i primi ad augurarcelo, speriamo tutti di non dipendere più dal carbone, dal petrolio e dal gas, ma in questa fase dobbiamo dare solo risposte concrete ai cittadini e alle imprese. Bene, dopo tanti, troppi anni d’attesa il metano è la risposta giusta». (ua)

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