La Nuova Sardegna

Nasce il reddito di libertà per le vittime di violenza

Nasce il reddito di libertà per le vittime di violenza

Il sussidio sarà riservato alle donne che hanno subito maltrattamenti La legge parte con una dotazione di trecentomila euro, ma sarà aumentata

26 luglio 2018
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CAGLIARI. Il nome della legge da solo svela perché è sacrosanta, di grande civiltà e e sarà anche una barriera, abbastanza alta, contro una delle tante, troppe emergenze italiane: la violenza sulle donne. La legge ha come titolo «Reddito di libertà» ed è stata approvata all’unanimità dal Consiglio regionale. La libertà qui va intesa così: darà la possibilità alle donne di sfuggire al loro aguzzino, potendo contare su una «nuova e ritrovata autonomia economica», mettendo così fine a quel ricatto che spesso la costringe, insieme ai figli, a rimanere ancora prigioniera in una casa diventata purtroppo degli orrori. Nata da una proposta della consigliera regionale di Forza Italia Alessandra Zedda e condivisa dalle altre uniche altre tre consigliere di questa legislatura – Anna Maria Busia del Centro democratico, e dalle Dem Daniela Forma e Rossella – la legge ha una dotazione di 300mila euro l’anno, ma il Consiglio s’è impegnato ad aumentarla nella prossima Finanziaria.

Come funzionerà. Detto che è la prima legge di questo in Italia, darà la possibilità alla donna, a cominciare da quelle con figli, di «avere per tre mesi un sussidio che le permetta quell’indipendenza economica necessaria per mettere fine a un rapporto ormai a rischio e che dalle violenze casalinghe quotidiane potrebbe sfociare in qualcosa di molto più grave: il femminicidio». Tra le altre agevolazioni previste: l'esenzione dal pagare le tasse per un anno, il sostegno dei servizi sociali e l'aiuto da parte dei centri antiviolenza, l'affido familiare, l’assistenza legale e soprattutto il reinserimento nel mondo del lavoro per «ritornare a essere libera e indipendente». Spetterà all’assessorato alla sanità, e lo farà molto presto, organizzare la rete attraverso cui le donne avranno il sussidio.

Il dibattito. «È una legge di civiltà - ha detto Alessandra Zedda - che affronta il problema della violenza economica, di cui si parla meno anche se spesso è proprio questa dipendenza a tenere una donna prigioniera. Le diamo un motivo in più per avere il coraggio di mettere fine ai soprusi». Daniela Forma ha sottolineato: «Questa legislatura, ancora una volta, ha dimostrato di essere molto attenta alle buone politiche di genere, garantendo sempre più alle donne il diritto a una piena cittadinanza». Rossella Pinna ha ribadito il concetto: «È una legge che contribuisce a quel cambiamento culturale ancora lento, ma spetta alle istituzione il dovere di mettere un freno alla violenza, in questo caso sulle donne, e fermare un fenomeno purtroppo invece in aumento». Anna Maria Busia ha allargato l’orizzonte: «Non si tratta di una legge sulle donne ma sugli uomini, che ci interroga sul perché dobbiamo ancora stanziare soldi per difenderci dalla violenza. Prima di tutto dovete essere voi uomini a dire ad altri uomini: ora basta». Per il governatore Francesco Pigliaru: «Il reddito di libertà è una grande conquista e servirà a fermare l’odiosa, inaccettabile emergenza della violenza domestica. Con decisione il Consiglio ha dato un segnale di libertà e giustizia».

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