La Nuova Sardegna

L’appello dei sindaci «Legge necessaria»

L’appello dei sindaci «Legge necessaria»

Critiche su alcuni aspetti ma la maggioranza dice sì al testo

27 luglio 2018
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SASSARI. Lo manifestano in modo diverso, spesso sono critici, a volte sono favorevoli, forse hanno in mente qualche ritocco e in alcuni casi avrebbero voglia di cancellare e riscrivere articoli e commi. Eppure, sull’aspetto fondamentale il parere è unanime e prescinde dai colori politici: la Sardegna ha urgente necessità di una legge urbanistica. Lo sostengono i sindaci di alcuni dei Comuni più rappresentativi dell’isola che rispondono all’intervista rilasciata dal presidente della Regione, Francesco Pigliaru, alla Nuova Sardegna, proprio sul futuro dell’isola che, secondo il governatore, verrà rilanciato dall’approvazione dello strumento urbanistico. «La Sardegna ha urgente bisogno di una legge urbanistica – commenta il sindaco di Sassari, Nicola Sanna –. Occorre alleggerire le procedure di approvazione dei Puc per non soffre di una visione centralistica della Regione. Trovo doveroso e necessario – continua Sanna – l'inserimento di un Piano urbanistico di area vasta funzionale alla Rete metropolitana del nord Sardegna, come previsto per la città metropolitana di Cagliari. Sarebbe utile, poi, un articolo a tutela dell'agro mentre la soluzione proposta dal presidente Pigliaru sulla variazione del Piano paesaggistico è più equilibrata delle precedenti». «Ci aspettiamo un coinvolgimento dei comuni – spiega Mario Bruno, sindaco di Alghero –. Serve una legge urbanistica che apra al futuro. Lo dico nelle giornate in cui anche ad Alghero è stata consegnata dai progettisti la proposta di piano urbanistico comunale che vorremmo adottare entro l’anno: riqualificazione dei quartieri, risposta al problema della casa, alberghi a elevato standing, servizi e nuove zone di espansione. Serve una pianificazione equilibrata, sostenibile, partecipata». È critico Settimo Nizzi, sindaco di Olbia: «Questa legge non mi piace, purtroppo c’è stata una chiusura da parte di Soru su aspetti importanti – commenta –. Sulle case si doveva dare un premio di cubature per permettere le giuste migliorie alle abitazioni. Invece per quanto riguarda gli alberghi, si vogliono dare cubature dove nessuno vuole costruire. Io dico no alle seconde case, ma sì agli alberghi dove si concentra la domanda turistica. Non ha alcun senso costruire nuove strutture nelle zone ad alto rischio di mercato». Andrea Soddu, sindaco di Nuoro, è invece più ottimista: «Credo che in questi mesi si sia proceduto con ragionevolezza, anche se il dibattito è stato indirizzato sullo sviluppo delle coste. La legge, però, può dare una mano allo sviluppo delle zone interne con le condotte urbanistiche che dovranno sovrintendere al vero gap della Sardegna, e cioè il fatto che siano ancora pochi i comuni nell'isola a essersi dotati di un piano urbanistico in linea con i piani paesaggistici». Tra i critici c’è anche Sean Wheeler: «Non condivido in larga parte la legge urbanistica e in particolare l'idea di un turismo sostenuto dall'aumento di cubature. Le coste sono già compromesse in molti tratti: non va consumato suolo ma si dovrebbe optare per il recupero degli immobili abbandonati e puntare a un turismo fatto da ecovillaggi e strutture a basso impatto ambientale». Tra gli scontenti anche il primo cittadino di Oristano, Andrea Lutzu: «Il testo della nuova legge urbanistica regionale trascura molti punti importantissimi per la pianificazione dei territori, penalizza molti comuni ed è poco chiara su temi vitali per l’isola. Sul testo pesa l’assenza di norme sui grossi impianti di energia rinnovabile. Non si può non rilevare che risultano penalizzati i comuni con poche volumetria turistiche come Oristano mentre la brevità dei tempi per l’approvazione dei Piani urbanistici comunali, se veritiera, è positiva». Il sindaco di Arzachena, Roberto Ragnedda, è diffidente. «Nonostante le sue dichiarazioni, credo sia mancata la necessaria condivisione delle modifiche con i comuni e invece di prendere posizioni chiare ha preferito fare un passo indietro e lasciare tutto com'è. Inoltre sembra passare in secondo piano il dibattito sul rinnovamento delle infrastrutture e sulla creazione di nuove, un nodo fondamentale per la gestione del territorio. Mi chiedo che fine faranno i beni demaniali in mano alla Regione e che i Comuni vorrebbero finalmente poter gestire». Daniela Falconi, sindaco di Fonni, impegnata per i diritti di chi abita nelle zone interne, non nasconde le sue perplessità. A cominciare dal metodo: «Approvare una legge di questa importanza a pochi mesi dal voto è un grosso rischio, di sicuro non porta serenità in una decisione che disegnerà il futuro per i prossimi trent’anni. Servono direttive per il governo del territorio, invece il dibattito è stato incentrato unicamente sulle maglie che regolano l'aumento di cubature nelle coste. Vorrei avere più fiducia nell'efficacia di questa legge ma ho molte perplessità».

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