La Nuova Sardegna

Benigni a Sassari: per il premio Oscar dimissioni da film

Luigi Soriga
Benigni a Sassari: per il premio Oscar dimissioni da film

Depistaggi e cambi improvvisi sino al colpo di scena finale Il Maestro va via coperto da un lenzuolo in versione “salma”

29 luglio 2018
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SASSARI. Dai, ogni cosa era studiata a tavolino. E tutti ci sono cascati. Ora potete anche dircelo.

E dietro quelle esilaranti dimissioni, c’è da scommetterci, s’intravvede lo zampino del Maestro. Troppo originale il congedo di Benigni dalle Cliniche di Sassari, per non essere una sequenza girata in un set cinematografico. Con camici blu e bianchi, le ambulanze, la grande attesa. Tutto perfetto. E poi l’uscita di scena a sorpresa, coperto da lenzuolo, in versione salma: una trovata geniale.

Dimissioni di Benigni, prima scena, ciak si gira.

Ore 19,30, stecca bianca cliniche di San Pietro. Il commiato del premio oscar con vertebra fratturata, doveva essere un’operazione top secret. L’Aou aveva pianificato tutto: prima mossa, depistare i giornalisti. L’ufficio stampa comunica che di dimissioni, quel giorno manco a parlarne.

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Alle 19,32 dal corridoio delle cliniche si affaccia un’infermiera: «Ohhh, mi che stanno dimettendo Benigni. Se lo volete vedere, passa di qui». E infatti un nugolo di curiosi, tra cui un paziente, due parenti, e una operatrice socio sanitaria, si apposta in attesa.

Alle 19,35, ignaro del tam tam spiffera segreti, il primario di Ortopedia ripercorre lo schema di fuga. Lo staff medico milanese, reclutato dalla compagnia assicurativa di Benigni, era già atterrato su un aereo privato a Fertilia. E l’ambulanza della Croce Blu, sempre pagata dall’Europassistance, lo aveva caricato e lo stava portando alle Cliniche. L’ingresso più riservato è sicuramente quello della rampa di Rianimazione, sul retro del palazzo Clemente. Dottor Doria va a dare un’occhiata.

Ma proprio davanti alla porta a vetri c’è un paziente un tantino sospetto. Ha il codino, una faccia conosciuta, e soprattutto una macchina fotografica a tracolla con un cannone al posto dell’obiettivo. Il primario fa finta di nulla, dietrofront e risale in reparto. Si cambia linea in corsa. Niente più rampa di Rianimazione, si esce dall’altra parte, sul lato dove c’è il box per pagare i parcheggi. Ma il primario vuole essere certo che la contromossa funzioni. Allora a bordo della Mercedes fa il giro del caseggiato. Incredibile: anche davanti a questo ingresso c’è sempre lo stesso tizio sospetto, col codino e il teleobiettivo in mano. Sarà un sosia? Come avrà fatto? La situazione stava uscendo fuori controllo. Anche l’adunata sediziosa di fan nel frattempo cresceva esponenzialmente. Si era aggiunta un’anziana e un altro paziente. L’Aou doveva cambiare strategia, inventare qualcosa che spiazzasse tutti.

Alle 20, al grido di «millamì!!!» di un paziente, arrivano l’ambulanza e l’automedica. Parcheggiano all’ingresso, scendono quattro medici in camice bianco. «Cosa è successo?», chiede uno. «No, niente. Stanno dimettendo Benigni. Vuole salutarlo?».

Alle 20,30, il piano top secret salta definitivamente: spuntano anche le telecamere e i microfoni. L’ambulanza fa retromarcia verso l’ingresso, spalanca le porte. L’anziana comincia a urlare «Roberto, Roberto». Le telecamere si accendono, il tizio in codino vola su una rampa di scale come un rapace dall’alto sulla preda, e arma la macchina fotografica. A questo punto, occorre davvero il colpo a sorpresa.

Dimissioni di Benigni, scena finale. Ciak. I primi ad uscire sono quelli col camice blu, gli specializzandi, che stendono attorno al vip le lenzuola bianche, proteggendolo che neanche una falange macedone. Ma resta da neutralizzare l’attacco dal cielo. E allora ecco il premio Oscar spuntare in versione salma, sopra una barella e sotto un lenzuolo bianco. Immobile. Una signora si tuffa tra le lenzuola stese e grida: «Roberto, salutaci!!!». Ma il comico, visto l’inquietante accostamento ambulanza e lenzuolo bianco, sotto copertura probabilmente aveva le mani impegnate negli scongiuri. Alzare il braccio e fare ciao gli veniva male. Alle fine, la finta salma, viene caricata a bordo. L’ambulanza parte.

Rimane l’automedica che deve aspettare Nicoletta Braschi. Ma della “Principessa” nessuna traccia. Comparirà 30 minuti più tardi da una Mercedes, nel parcheggio dell’aeroporto. Tutto è bene quel che finisce bene.

The End.


 

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