La Nuova Sardegna

Un delitto pulp quasi ignorato dai Tg nazionali

Eugenia Tognotti
Un delitto pulp quasi ignorato dai Tg nazionali

In un luglio di polemiche e lutti, l'omocidio di Baja Sardinia è finito nelle brevi della stampa nazionale, solitamente ghiotta delle storie di sesso, sangue e violenza

30 luglio 2018
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Nell'estate dei delitti italiani, la Gallura felix si ritaglia uno spazio: l'anno scorso è stata la volta di un una turista biellese, Erica, la cui giovane vita è stata spenta dalle rabbiose, inesorabili coltellate che le aveva inflitto il fidanzato in una casa di vacanza a San Teodoro, una delle tante villette tutte uguali, nel tratto di costa su cui incombe Tavolara. Quest'anno è toccato a una donna marocchina di 34 anni - ferocemente picchiata e uccisa - nello stazzo 'Calcinaiu' in località Baja Sardinia, o meglio nel territorio che nelle antiche carte è indicato come Cala Battistoni, uno degli antichi toponimi che dall'Infarru a Mortorio a Liscia di Vacca, compongono la trama della lunga vicenda di spopolamento e solitudine di quel tratto di costa. Destinata a passare, nell'immaginario, da inferno a paradiso delle vacanze.

Sullo sfondo di questo fatto di sangue - a fare da detonatore di violenza - la droga, e, forse, anche, il caldo impietoso dell'estate sarda. Se vogliamo ancora prestare fede, a quasi due secoli di distanza, alla famosa "legge termica del crimine", dovuta allo statistico belga Adolphe Quetelet, secondo il quale le alte temperature avrebbero il potere di determinare un incremento dell'attività criminale. E questo a causa della spossatezza fisica e psicologica indotta dalla calura, ma anche di una minore produzione di serotonina, responsabile, in condizione di stress, dell'aumentata predisposizione ad atti violenti.

La mattanza è avvenuta nello stazzo dove la vittima è stata bestialmente pestata da due connazionali in un'incontenibile accesso di furia omicida: niente coltello, nel selvaggio corpo a corpo, ma un pestaggio bestiale che si sarebbe concluso, dicono le cronache, con la testa sbattuta violentemente sui sanitari del bagno. Il tutto, stando ai presunti assassini, senza ragione o a causa di una non confermata reazione spinta dalla gelosia di uno dei due, sposato, e legato, pare, alla vittima. Riesce arduo, qui, evocare il copione di 'delitto passionale', di arcaica legge del possesso. Il problema della violenza maschile nelle relazioni d'intimità è forse quello che occorre chiamare in causa. E che i fatti cuciono addosso a questa storiaccia in cui è, inevitabilmente, ricomparso, il termine, improprio - ma ormai saldamente ramificato - di femminicidio. Disdegnato dalla grande stampa - in un luglio mai così sovraccarico di polemiche politiche, dichiarazioni, analisi, e un lutto che ha lasciato il segno - il delitto di Baja Sardinia è stato relegato tra le notizie secondarie dai giornali radio, dai Tiggi nazionali e dalle trasmissioni televisive, solitamente ghiotte di storie 'pulp' (sesso, sangue, violenza).

Nessuna reazione ad Arzachena, dove risiedevano vittima e carnefici, immigrati e forestieri, con piccoli precedenti, e di cui poco si sapeva. E sì che, come cantava Fabrizio de Andrè nella canzone 'Monti di Mola' - l'antico nome della Costa Smeralda - "nudda si po' fa nudda in Gaddura che no lu ènini a sapi int'un'ora" (Ma nulla si può fare nulla in Gallura che non lo vengono a sapere in un'ora).

Resta che anche questo efferato omicidio estivo - fuori contesto - ci racconta un 'pezzo' delle trasformazioni che hanno cambiato la fisionomia della Gallura sotto la spinta di fenomeni diversi: immigrazione regolare e clandestina, deterritorializzazione di capitali e uomini; squilibrio nello sviluppo tra litorali e Gallura interna; passaggio di mano degli stazzi dagli antichi proprietari ad acquirenti "forestieri", italiani e stranieri; trasformazione delle terre in cui ogni elemento paesaggistico - roccia, macchia, zona di pascolo, breve pianoro coltivabile, sorgente, fontana, camminamento, pietra scolpita dal vento in forme bizzarre - aveva un nome, a cominciare dagli stazzi, un civile "presidio" antropologico che faceva di questa zona una delle regioni più tranquille dell'isola.

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