La Nuova Sardegna

«Lavoras e Reis in ritardo colpa della burocrazia»

di Alessandro Pirina
«Lavoras e Reis in ritardo colpa della burocrazia»

Il segretario della Cgil: «Le procedure impediscono di spendere le risorse La giunta si dedichi al completamento delle riforme, non c’è solo l’urbanistica»

31 luglio 2018
4 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. La crisi non abbandona la Sardegna e gli strumenti creati per arginarla - dal piano Lavoras al Reis - sono ostacolati dalla burocrazia. Michele Carrus, segretario regionale della Cgil, parla a tutto campo della vertenza Sardegna. Dalla precarietà del lavoro al metano bocciato dai 5 stelle, dal no alla legge urbanistica alle elezioni regionali alle porte.

Carrus, qual è lo stato di salute della Sardegna?

«Purtroppo dopo un debole segnale di ripresa nella fase finale della scorsa stagione, più lunga del solito anche per via di un clima eccezionale, oggi i dati sull’occupazione e sulla ricchezza complessiva in Sardegna non sono positivi. L’isola arranca, fa una fatica enorme a uscire dalla crisi. E anche gli strumenti che abbiamo fortemente voluto, come il programma Lavoras, il Reis e il sostegno al diritto allo studio scontano ritardi burocratici che attutiscono quelli che dovrebbero essere gli effetti».

È deluso?

«Parlare di delusione è sbagliato. Il Piano del lavoro non ha ancora sviluppato il suo potenziale. Solo a maggio si è partiti con gli incentivi all’occupazione e solo poche settimane fa è stato indetto il bando per vecchi e nuovi cantieri gestito dai comuni. Purtroppo il Piano ha fatto i primi passi con notevole ritardo. Noi ci eravamo battuti affinché la Finanziaria fosse approvata in tempo utile per poter spendere le risorse, ma ora ci stiamo scontrando con una burocrazia cieca e sorda. È il mostro che bisogna sconfiggere...».

Assolve dunque la politica?

«No, perché chi governa dovrebbe snellire le procedure. Se non si fanno le riforme per migliorare efficienza ed efficacia della pubblica amministrazione è perché evidentemente non le si ritiene necessarie. Forse in questi ultimi mesi di legislatura la giunta anziché pensare a grandi riforme dovrebbe concentrare l’attenzione sul completamento di quelle già avviate. Penso al piano Lavoras, al Reis, al completamento della riforma sanitaria sul tema dei servizi territoriali, alla sistemazione della riforma degli enti locali, che dopo la bocciatura della riforma Renzi crea solo incertezza. E ancora il trasporto pubblico locale, la continuità territoriale, i progetti di rilancio delle aree di crisi di Porto Torres, Ottana, Portovesme, chiedendo a Eni di impegnarsi a rispettare gli accordi sottoscritti. In questa fase sono questi i temi che meritano attenzione anziché imbarcare il Consiglio in altri progetti di riforma che probabilmente mai vedranno la luce».

Parla dell’urbanistica?

«Certo, noi siamo favorevoli a un alleggerimento delle procedure e vorremmo interventi di sostegno a favore dei Comuni che in questi anni hanno perso risorse e competenze attraverso una missione di appoggio al sistema delle autonomie locali. E non siamo contrari a nuovi tipi di insediamento previsti in maniera sostenibile nel rispetto del Ppr, ma l’impianto della legge spinge soprattutto alla ripresa della edificabilità».

Alla fine del 2017 i dati sull’occupazione erano positivi, ma lei temeva fosse una bolla dovuta alla forte stagionalità dei contratti. Aveva ragione.

«Avrei voluto sbagliarmi, ma è vero che mentre tutti si beavano io invitavo alla prudenza. Tutte le informazioni in mio possesso erano in quella direzione. Il jobs act aveva portato a una precarizzazione selvaggia, a uno svilimento del lavoro che va corretto».

Il decreto Dignità va in quella direzione?

«Rispetto alle promesse della campagna elettorale assolutamente no. Non aggredisce la condizione di precariato: sia Lega che M5s aveva garantito il ripristino dell’articolo 18 ma non è stato fatto. Guardo con favore alle misure di controllo sui contratti a termine, nonché l’inasprimento delle sanzione per i licenziamenti ingiusti. Ma trovo assurdo che si riparli di voucher, la cui reintroduzione non ha alcuna giustificazione. In particolare per il turismo e l’agricoltura, i due settori in cui se ne è fatto il peggiore abuso. Si vuole introdurre il principio per cui il lavoro non è più oggetto di contrattazione tra due persone ma è una roba che si compra in tabaccheria. Ecco perché abbiamo lanciato una petizione on line per sommergere di lettere il ministro Di Maio».

Questione metano: la Cgil è schierata a favore del progetto, ma il ministro Toninelli no.

«Sarebbe irragionevole non farlo. Sono previsti molti investimenti da realizzarsi nell’arco di un trentennio. E noi a quell’appuntamento dobbiamo arrivarci vivi, in piedi. Il metano e l’energia termica che da esso dipende è essenziale per tutte le attività produttive. Nessuno verrà mai a investire in Sardegna se non c’è metano. Dire no solo perché è cambiata la maggioranza sarebbe suicida».

Quali sono le maggiori sfide che attendono la Sardegna?

«L’isola è in una fase pre elettorale e questo mi preoccupa. Il rischio è che il dibattito politico e l’azione di governo si focalizzino sul brevissimo termine della campagna elettorale perdendo di vista strategie di più ampio respiro con il rischio di vanificare provvedimenti o adottare scelte politiche di cui pentirsi subito dopo. Saremo vigili per evitare che questo si verifichi. E ovviamente ci batteremo perché quell’impianto fatto da Lavoras, Reis, sostegno al diritto allo studio e voluto l’anno scorso resti salvaguardato e possa finalmente produrre gli effetti che ancora non si sono visti».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

In Primo Piano
Elezioni comunali

Giuseppe Mascia: «Grande responsabilità che ci assumiamo uniti per governare Sassari»

di Giovanni Bua
Le nostre iniziative