La Nuova Sardegna

ambiente 

Usi civici, il Grig critica la Consulta

Gli ecologisti: la sentenza con cui ha bocciato la legge non è chiara

31 luglio 2018
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CAGLIARI. L’ultima sentenza della Corte costituzionale, che ha bocciato la legge regionale sulla razionalizzazione di terreni a uso civico «più che fare chiarezza, lascia di nuovo spazio a molti dubbi». A sostenerlo è il Gruppo d’intervento giuridico, che da sempre è in prima fila nella battaglia sul corretto utilizzo delle terre pubbliche, fino a ottenere la legge, quella ora dichiarata incostituzionale dalla Corte, un nuovo censimento di quel patrimonio e anche la restituzione di alcune aree. «Gli articoli cassati – scrivono gli ambientalisti – avevano il pregio, caso unico in Italia, di legare invece qualsiasi possibile sdemanializzazione degli usi civici, in particolare di quelli occupati bel frattempo in maniera irreversibile, al trasferimento dello stesso diritto su altri terreni pubblici di pregevole interesse. Tra l’altro era un’ipotesi sempre vincolata a un accordo (il termine tecnico è co-pianificazione) lo Stato e la Regione». Invece, secondo il Gruppo, «dopo decenni di gravissima ignavia dello Stato e di gran parte delle Regioni, Sardegna compresa, la Consulta ha riportato tutta la materia all’interno di una grande incertezza e l’ha fatto senza indicare di contro una strada giuridicamente corretta su come poter ottenere gli stessi benefici che erano previsti dalla legge regionale». Proprio perché i giudici «non avrebbero tenuto conto delle innumerevoli occupazioni illegittime, con tra l’altro la presenza anche di edifici privati, risalenti a decenni fa sono». Situazione che invece proprio «la legge regionale prendeva in considerazione con la possibilità di trasferire lo stesso diritto di uso civico in altri terreni pubblici».

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