La Nuova Sardegna

Star della chitarra classica: Renata conquista il mondo

di Alessandro Pirina
Renata Arlotti alla Royal Academy of music di Londra con il famoso chitarrista David Russell
Renata Arlotti alla Royal Academy of music di Londra con il famoso chitarrista David Russell

Sassarese, inizia a suonare a 11 anni e ora si divide tra insegnamento e concerti «Prima era una passione, ora è la mia professione. Mi sono esibita anche in Iran»

06 agosto 2018
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SASSARI. Il colpo di fulmine è scattato durante una vacanza alla Maddalena. Renata aveva solo 11 anni. Aveva accompagnato il padre a trovare un amico. A un certo punto la conversazione è stata interrotta dalla musica di una chitarra classica. Per Renata è stato amore a primo ascolto e da quel momento quel suono accompagna la sua vita. Oggi, infatti, Renata Arlotti, sassarese, ha 29 anni e vive a Londra dove si divide tra l’insegnamento e l’attività concertistica in giro per il mondo.

La sua grande passione, insomma, è diventata il suo lavoro. Un traguardo che, chissà, senza quella breve vacanza alla Maddalena magari non avrebbe mai tagliato. Anche se, a onore del vero, in casa sua le chitarre non sono mai mancate. «Mio padre Piergianni, giornalista, è da sempre un grande appassionato. Ne ha anche una classica che ogni tanto si diverte a strimpellare, ma lui predilige rock, jazz, blues. A casa mia a Sassari ci sono chitarre ovunque. E infatti da bambina ogni tanto mi faceva suonare qualcosa. Ma era solo un gioco. Poi quel giorno alla Maddalena qualcosa è cambiato».



La svolta. Renata accompagna il padre a trovare un amico, il chitarrista jazz Vittorio Chessa. «A un certo punto ci dice: sentite mio nipote. Io avevo 11 anni e non avevo idea di che cosa fosse la chitarra classica. Inizia a suonare la “Fuga di Bach” e io rimango incantata, a bocca aperta. Era solo da solo, ma sembrava che a suonare fossero tre chitarristi. Ho detto subito: voglio imparare. E così quel giovane nipote dell’amico di mio padre, Giorgio Bittau, è diventato il mio primo maestro».

Da quel momento Renata e la chitarra classica diventano una cosa sola. Fino a 15 anni le lezioni a Sassari con Bittau, poi la decisione di continuare con Lorenzo Micheli. «Il mio chitarrista preferito», dice. Che però stava a Milano. E così per Renata inizia la spola tra la Sardegna e la Lombardia. «Andavo una volta ogni due settimane, arrivavo con il primo volo da Alghero e ripartivo con l’ultimo. E tutto questo mentre frequentavo il liceo classico a Sassari. Talvolta penso che se fossi stata nei panni dei miei genitori non so se lo avrei concesso a mia figlia, ma loro si fidavano e io non posso che ringraziarli».

Da Aosta a Londra. Dopo il diploma all’Azuni Renata decide di trasferirsi nella penisola per continuare a studiare col suo maestro, titolare della cattedra al Conservatorio di Aosta. Prende la triennale con Micheli e ottiene anche una borsa di studio come migliore diplomata del suo anno, grazie alla quale debutta come solista accompagnata dall’orchestra. Per perfezionare lo studio della chitarra segue Micheli a Lugano al Conservatorio della Svizzera italiana. Pochi mesi dopo partecipa alle selezioni per la prestigiosa Royal Academy of music di Londra, dove viene ammessa subito: Renata, infatti, è una delle poche a ricevere l’offerta di un posto il giorno stesso delle audizioni. Nella accademia londinese frequenta un master di due anni. Un’esperienza che le apre definitivamente le porte del mondo della musica.

Tra scuola e concerti. Da due anni Renata insegna chitarra classica nelle scuole, dalle elementari fino alle superiori. «Alcuni sono super interessati e rispondono subito, con altri ci vuole un po’ più di tempo. Come succede per tutte le materie. Forse, avendo una marea di attività da fare, sono pochi quelli che si buttano a capofitto. Io, invece, ricordo che stavo sveglia anche fino alle 3 del mattino a guardarmi le videocassette dei miei chitarristi preferiti».

Ma accanto alla scuola c’è l’attività concertistica, un impegno sempre accompagnato da ottime recensioni, che ha catapultato Renata in prestigiosi palcoscenici di tutto il mondo. Dall’Inghilterra all’Irlanda, dalla Svizzera alla Spagna, fino all’Iran, dove nel 2017 ha preso parte al festival di musica contemporanea di Teheran con un concerto e una masterclass. Numerose anche le esibizioni in Italia, da Roma a Milano, dalla Valle d’Aosta alla Calabria, fino alla Sardegna, dove Renata è stata protagonista di varie performance. «Teatri, chiese, ville, sale da concerto: tengo concerti ovunque. Tutto è cominciato con i primi saggi, mi hanno notata e hanno iniziato a invitarmi. Ormai sono anni che tengo concerti sia da solista che in duo o in quartetto, ma il panico del pubblico c’è sempre. Ma ormai me ne sono fatta una ragione». Quanto agli autori Renata mostra una preferenza «per la musica del XX secolo originale per chitarra. Amo moltissimo il repertorio Segoviano, e in particolare ho dedicato molti anni di studio a Mario Castelnuovo-Tedesco e Vicente Asencio, i due autori con la cui musica nasce il progetto del mio cd, “Suites and Homages”».

Il futuro. Il sogno di Renata Arlotti, come quello di tutti i musicisti, è quello approdare un giorno alla Carnegie Hall di New York o alla Royal Albert Hall di Londra. «Ma prima o poi vorrei suonare in Giappone, un paese che amo». Quel che è certo è che il suo presente è a Londra, dove, nonostante la Brexit e i proclami anti europei della premier Theresa May, il clima sembra tranquillo. «Nella pratica non è cambiato granché, ma chi in futuro deciderà di trasferirsi qui potrebbe avere delle difficoltà». Ma tra i sogni di Renata c’è anche quello di tornare in Italia. «Ho vissuto sei anni a Milano e ci sono stata benissimo. Ci tornerei al volo. Ma purtroppo ci sarebbe una montagna insormontabile da superare: la ricerca del lavoro. Nessuno vive di soli concerti, e in Italia la possibilità di insegnare è quasi inesistente. Ecco perché alla fine preferisco rimanere a Londra».

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