La Nuova Sardegna

Abbiamo bisogno di una nuova età della ragione

Stefano Sotgiu
Abbiamo bisogno di una nuova età della ragione

Giorni di pace, reddito, aspettativa di vita: il mondo vive il suo periodo storico più felice, ma vede nero e, su questo, lucrano il loro utile gli imprenditori della paura

09 agosto 2018
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La foto di un paziente col braccio appeso al collo, una rudimentale struttura di cartone a proteggerlo ed ecco che scatta l'ennesimo flame sulla stampa e sui social network. Salvo poi scoprire che il paziente era arrivato in ospedale con quel supporto e che il cartone non era stato eliminato per proteggere il braccio mentre venivano realizzate le radiografie. Ancora un caso emblematico della tendenza naturale e spontanea delle persone a soffermare la propria attenzione su un evento negativo isolato e farlo diventare il tutto. È così che tutta la sanità nazionale non funziona, è sotto accusa, è irredimibile.

Questa propensione a fare di un evento negativo la catastrofe, senza minimamente tenere conto delle grandi tendenze e dei fatti positivi, è connaturato all'essere umano e alla sua antropologia. I nostri progenitori, per trarre utili insegnamenti sul come evitare di cacciarsi nei guai, che a quel tempo erano decisamente più frequenti e letali, solevano raccontarsi delle storie terrificanti, che, colpendo l'immaginario, determinavano una maggiore attenzione e prudenza.

Il mondo di oggi è radicalmente differente. Non si corre il rischio di essere uccisi da tribù nemiche con la frequenza del passato, mangiati vivi, morsi da serpenti ma si continua a subire la fascinazione delle notizie negative esattamente come in passato. E che altro dovrebbe fare la stampa che vuole attrarre l'attenzione dei lettori se non raccontare storie che attraggono la loro attenzione? Sui social network di che altro si dovrebbe discutere se non di eventi negativi? È su queste basi che si costruiscono fortune e potere. Lucrando sulle cattive notizie. Peccato che il mondo viva nel frattempo il suo periodo storico più felice, Italia, tutto sommato compresa.

Lo scienziato cognitivista Steven Pinker parla in questo senso della necessità di un Nuovo Illuminismo. Ci serve cioè una nuova età della Ragione per superare lo scenario che ci troviamo di fronte, nel quale gli imprenditori della paura lucrano il loro utile. Che i giorni di pace a questo mondo stiano battendo ogni record (nonostante alcune terribili guerre), che il reddito continui a crescere (nonostante alcune oscillazioni negative), che l'aspettativa media di vita sia sempre più elevata (nonostante i continui allarmi su nuove patologie e sulla sanità), pare non interessare a nessuno. Ed invece è la vera notizia! Bene (la maggior parte) e male (la minore) convivono! Mentre la nostra mente si concentra sempre sugli estremi, è come se vedesse il mondo sempre in bianco e nero, con particolare predilezione per quest'ultimo, la realtà è diversa. Così il reddito, così la riuscita, ad esempio, degli interventi di cura nella sanità.

Ma spetta anche a noi aiutare il bene, se parliamo di servizi e in particolare di servizi pubblici. Sì, perché il servizio, per sua natura è una prestazione che necessita di un comportamento conforme di chi lo riceve. Così, se aggiriamo il numero di centralino per prenotare una prestazione medica, saturiamo la disponibilità di cure a svantaggio di chi, invece, percorre la strada principale. Se prenotiamo una visita, non andiamo a farla e non avvisiamo, avremo un medico che per un'ora non ha nulla da fare. Se usiamo il pronto soccorso come unica porta di accesso alla sanità, anche per un dopo sbronza, per ipotesi (succede), stiamo intasando un luogo con altre finalità e levando a casi più gravi la possibilità di essere esaminati in tempi utili.

È come quando si scatena il panico: la probabilità media di farcela in un cinema in fiamme cresce se ci si mette in fila. Ma vallo a spiegare a quelli vicino all'uscita di sicurezza. Precipitandosi verso l'uscita, spesso, muoiono nel calpestarsi. Ci sono popoli decisamente più bravi di noi in questi comportamenti. Ma l'italiano non ha nulla di antropologicamente sbagliato. L'educazione e gli incentivi giusti lo faranno cambiare. Se vogliamo un nuovo Illuminismo che batta l'oscurantismo nel quale siamo immersi, è il momento di mettersi in marcia.

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