La Nuova Sardegna

Pd, Cani presenta i suoi magnifici sette

Pd, Cani presenta i suoi magnifici sette

Vicesegretario è Sabatini, rappresentate tutte le aree eccetto il gruppo di Soru

09 agosto 2018
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CAGLIARI. Emanuele Cani, più sette, tre donne e quattro uomini. Eccola, la squadra scelta dal neo segretario del Pd, eletto una decina di giorni fa ad Abbasanta da due correnti su tre. «Peccato non da tutte», dirà di getto, ma «quando metterò su i dipartimenti, spero davvero che collabori anche il resto del Partito. C’è bisogno di tutti». Anche del gruppo di Renato Soru, che in questa formazione non è voluto entrare.

La squadra. Franco Sabatini è il vicesegretario, poi Laura Pisano, che avrà la delega al welfare, Federica Pierazzi, indicata dai giovani Dem, mentre Roberta Muscas si occuperà degli eventi. A Mirko Vacca sono stati assegnati i «rapporti con gli enti locali», a Cesare Moriconi le relazioni col «mondo produttivo», dalle imprese ai sindacati, e infine a Sebastiano Mazzone l’organizzazione.

L’identikit. Certo, ognuno dei sette ha una corrente di riferimento, dai popolari-riformisti, sono quattro, ai renziani della prima ora più gli ex Diesse, tre, ma «noi da questo momento in poi guarderemo molto oltre le vecchie e inutili divisioni, perché il nostro primo impegno sarà quello di ripresentarci compatti ai sardi e ai nostri alleati». Tutti e otto, segretario compreso, sanno di avere un mandato a tempo, fino alle Regionali del 2019, ma non si sentono degli anonimi traghettatori. Tutt’altro, preferiscono essere chiamati «motivatori», perché «oggi più che mai il Pd deve ritornare a assere un punto di riferimento per la comunità della sinistra».

L’obiettivo. Per risalire l’Everest dopo la lunga e brutale stagione delle “botte intestine”, ma soprattutto rialzarsi all’indomani dell’ultima batosta elettorale, quella di marzo, e infine provare a rivincere fra sei mesi le elezioni regionali, «ho messo assieme una segreteria di persone motivate, appassionate, attaccate alla maglie e per nulla rassegnate». Così le ha presentate, in blocco, il segretario, che ha aggiunto: «Ci siamo riuniti una prima volta, la seconda sarà dopo Ferragosto, poi tutti andremo subito in missione nei territori e fra i 12mila iscritti. Parteciperemo alle riunioni dei nostri 250 circoli, parleremo coi sindaci, le associazioni, ascolteremo di nuovo la gente, quella che sbagliando, abbiamo trascurato per troppo tempo». Sarà una segreteria «sempre operativa» e in «continuo movimento». Che dovrà saper sfruttare al massimo la grande esperienza di alcuni, a cominciare da quella dei consiglieri regionali Franco Sabatini e Cesare Morriconi e della memoria storica Sebastiano Mazzone. «È un momento complicato per il partito – è la sintesi dei tre loro interventi – e proprio per questo non potevamo tirarci indietro e abbiamo scelto di metterci a disposizione». Ma la nuova segreteria dovrà saper sfruttare al massimo anche «la freschezza rappresentata dai volti nuovi». Freschezza che la ventotenne Federica Pierazzi ha riassunto: «Come mai finora è stato fatto, spalanchiamo le porte del Pd ai giovani, ai precari, alla mia generazione che ha molte cose da dire, da proporre e una gran voglia di fare». Per arrivare a tagliare questo traguardo finale, quello decisivo: «Azzerare il vuoto che purtroppo oggi ancora esiste fra il cosiddetto partito degli eletti e quello dei nostri potenziali elettori, molto dei quali abbiamo il dovere di riconquistare uno a uno».

Le trattative. Da settembre in poi saranno intense al tavolo del centrosinistra, che «vedremo se sarà più o meno allargato rispetto a quello di cinque anni fa», ha sottolineato Emanuele Cani, e «noi speriamo di sì, perché nel frattempo i confini dei progressisti sono diventati molto più ampi». Più che la scelta del futuro candidato-presidente «seppure ci stiamo pensando», quello che interessa alla nuova segreteria è «costruire un'idea di Sardegna verso il 2019 che sia di partecipazione, arricchita dalle idee più disparate, perché rivogliamo un Partito in cui il dialogo ritorni a essere non una parola d’ordine, ma la parola d’ordine dentro le nostre stanze e sopratutto nelle piazze» (ua).

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