La Nuova Sardegna

Insegnanti di sostegno, è allarme in Sardegna: si va avanti coi supplenti

di Gianna Zazzara
Insegnanti di sostegno, è allarme in Sardegna: si va avanti coi supplenti

Sulla carta aumentano i posti, ma non ci sono docenti con formazione specifica. I sindacati: «L’incarico andrà a insegnanti a termine spesso privi di esperienza»

01 settembre 2018
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SASSARI. Anno nuovo, problemi vecchi per la scuola sarda: anche quest’anno come gli anni scorsi mancano gli insegnanti di sostegno. L’allarme arriva dai sindacati e dalle famiglie degli alunni con disabilità. Moltissimi gli studenti, dalla scuola dell’infanzia alle elementari, dalle medie alle superiori, che inizieranno l’anno scolastico senza avere accanto un docente che li aiuti ad affrontare il percorso di studi e a integrarsi col resto della classe. «Non so ancora se mia figlia comincerà la terza elementare con la stessa maestra di sostegno – dice la mamma di una bambina di 9 anni affetta da gravi disabilità psico-motorie – A quella dell’anno scorso si era affezionata molto. Sarà un trauma dirle che quest’anno dovrà cominciare tutto daccapo con un nuovo docente». Ogni anno l’assegnazione dei docenti di sostegno è un terno al lotto e chi ne fa le spese sono i bambini e i ragazzi con disabilità: “Bisogna essere molto fortunati”, è l’amara osservazione di molti genitori. Il problema è che gli insegnanti di sostegno sono spesso precari e, cosa ancor più grave, non sono specializzati. Quelli con una formazione ad hoc, infatti, sono pochissimi. È uno dei mali antichi di cui soffre la scuola sarda. E quest’anno andrà ancora peggio, denunciano i sindacati.

Per capire la dimensione del problema basta dare uno sguardo ai numeri. Sul sostegno i posti a tempo determinato (in gergo tecnico “in deroga”, supplenze fino al 30 giugno) nel 2017-18 erano 2542 su 5282 posti, quasi la metà del totale. Significa il 50% di precari. Sul sostegno, quindi, i posti ci sono, ma mancano i pretendenti al ruolo. Posti che sono coperti, annualmente, dai supplenti. «Molti sono docenti di terza fascia, né specializzati né abilitati, che a settembre si reinventano come insegnanti di sostegno – spiega Maria Luisa Ariu, segretaria regionale della Cisl scuola – Quest’anno le docenze in deroga saranno addirittura di più». Com’è possibile? «Le università che li devono specializzare non ne sfornano abbastanza (l’ultimo anno appena 240 tra Cagliari e Sassari), in più con la riforma del reclutamento i tempi si allungano ben oltre l’anno che prima occorreva per ottenere il titolo. Quest’anno si sono conclusi i percorsi formativi offerti dagli atenei sardi ma, ovviamente, 240 docenti in più non sono sufficienti. E per il 2018-19 i corsi di specializzazione non sono stati ancora attivati». Un problema che non potrà che acuirsi nei prossimi anni dal momento che gli studenti disabili in dieci anni, dal 2007, sono lievitati. «Quest’anno saranno quasi 7mila i disabili che frequenteranno la scuola sarda, dall’infanzia alle superiori, su un totale di 205mila alunni». Un dato positivo, sottolinea la sindacalista, «segno di una scuola che include». Ma il problema è che se gli insegnanti non sono stabili e non sono preparati tutto questo si ripercuote negativamente sui ragazzi. «Ogni anno la gran parte delle cattedre di sostegno viene coperta da supplenti di terza fascia, senza specializzazione e spesso senza alcuna esperienza – denuncia Luigi Canalis, segretario territoriale della Flc-Cgil – Sono docenti che non hanno mai fatto neanche un’ora di insegnamento e di colpo si trovano a dover gestire uno studente con disabilità. Per i ragazzi l’effetto può essere devastante, ecco perché da anni chiediamo con insistenza l’attivazione dei corsi di specializzazione in maniera adeguata, non si può andare avanti così». «Quello dell’insegnate di sostegno non può essere un lavoro precario – gli fa eco Alessandro Cherchi, segretario generale Uil scuola Rua per Sassari e Gallura – Gli alunni con disabilità hanno diritto alla continuità didattica senza contare l’importanza del legame affettivo che instaurano col docente, che diventa una figura di riferimento. Spesso cambiano più di un docente all’anno, è uno scandalo». L’altro problema è che molti docenti accettano la nomina per accumulare punteggio e arrivare a insegnare nella loro materia. «È comprensibile – dicono in coro i sindacalisti – ma riteniamo che per ricoprire un incarico così delicato ci voglia stabilità e preparazione specifica».

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