La Nuova Sardegna

Donne in politica sempre in minoranza, ma il trend è positivo

Claudio Zoccheddu
Donne in politica sempre in minoranza, ma il trend è positivo

Nei comuni dell’isola e in Regione comandano gli uomini. Busia: «Stiamo aumentando ma serve ancora tempo»

03 settembre 2018
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SASSARI. Dopo un’occhiata superficiale e un rapido conteggio potrebbe sembrare che non sia cambiato nulla e che, ad esempio, la doppia preferenza di genere non abbia raggiunto l’obiettivo. Le donne in politica erano poche e sono rimaste poche, a volte pochissime. In Consiglio regionale siedono appena 4 donne su sessanta posti disponibili. Ma la politica, quella vera, ha la programmazione tra le sue fondamenta e per quanto riguarda la questione delle “quote rosa” sembra che, almeno per una volta, sia giusto osservare la faccenda in prospettiva. La conferma arriva da Anna Maria Busia, una delle quattro consigliere regionali attualmente in carica ma soprattutto la prima a portare in aula la proposta di legge per la doppia preferenza di genere: «Una classe dirigente non si forma dall’oggi al domani. Credo che il numero, oltre a essere già aumentato, sia destinato a crescere con il passare degli anni».

I consigli comunali. Ragionando sui numeri, però, appare ancora evidente il divario tra uomini e donne, i primi molto più presenti delle seconde, più del doppio in tutte le maggiori città dell’isola. Ad Alghero, iniziando in ordine alfabetico, siedono tra i banchi del consiglio comunale 17 uomini e 8 donne. La giunta della città è molto più omogenea dato che, contando il sindaco Mario Bruno, ci sono 4 uomini e 3 donne. A Cagliari la sproporzione e addirittura più evidente perché i 35 scranni del consiglio comunale sono occupati da 26 uomini e 9 donne. Anche in questo caso, la giunta si avvicina invece al pareggio tra i generi: comprendendo il sindaco Massimo Zedda si arriva a 6 uomini e 4 donne. Nuoro ha gli stessi numeri di Alghero tra i banchi del consiglio comunale: 17 uomini e 8 donne. Ma nella giunta guidata da Andrea Soddu ci sono 5 uomini e solo 2 donne. In consiglio comunale a Olbia siedono 20 uomini e 9 donne mentre la giunta guidata da Settimo Nizzi conta 6 uomini e 3 donne. A Oristano gli uomini in consiglio comunale sono 18 mentre le donne sono 8. Nella giunta nominata dal sindaco Andrea Lutzu ci sono invece 5 uomini e 3 donne. Sassari quasi ricalca i numeri e le proporzioni di Cagliari: 24 uomini e 9 donne in consiglio comunale e 6 uomini e 4 donne nella giunta guidata dal sindaco Nicola Sanna. I sindaci delle 6 città considerate, infine, sono tutti uomini e chiudono il set della parità di genere con un nettissimo 6-0.

Le prospettive. Prima di dire che la fatica fatta durante gli ultimi anni, da quando nel 2015 è arrivata in consiglio regionale la proposta sulla doppia preferenza di genere (poi diventata legge due anni dopo), non è servita a nulla è necessario leggere tra le righe, immaginare il futuro ma soprattutto conoscere il passato: «Le quote rosa sono nate nei paesi del nord Europa negli anni ’70 – spiega Anna Maria Busia – ma prima che arrivassero risultati concreti è stato necessario attendere diversi anni. Non è pensabile che una misura di questo tipo possa avere ripercussioni immediate, c’è bisogno di tempo perché la nuova classe dirigente muova i primi passi». Anche se, secondo la consigliera regionale del Centro democratico, i primi piccoli segnali sarebbero già arrivati: «Sono ottimista anche per questo motivo, seppure di poco il numero delle donne in politica è aumentato ed è una tendenza destinata a crescere – conclude Anna Maria Busia –. E per questo motivo che sono convinta che non servano nuovi strumenti normativi per ottenere una maggiore partecipazione delle donne alla vita politica. Serve solo un po’ di pazienza».

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