La Nuova Sardegna

Fondi ai Gruppi, sigilli ai beni di Diana: congelati 627mila euro

di Mauro Lissia
Fondi ai Gruppi, sigilli ai beni di Diana: congelati 627mila euro

Il provvedimento cautelare è stato disposto dalla Procura della Corte dei Conti. L’ex consigliere del centrodestra era stato condannato a 5 anni e mezzo

11 settembre 2018
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CAGLIARI. Per Mario Diana i guai giudiziari non finiscono mai: dopo la condanna a cinque anni e mezzo per peculato continuato incassata lo scorso 13 luglio davanti al tribunale di Cagliari, la Procura della Corte dei Conti ha ordinato che all’ex capo del gruppo di centrodestra in consiglio regionale venissero sequestrati beni immobili per 627 mila euro, la somma che secondo le conclusioni del giudizio ordinario l’esponente politico oristanese avrebbe in parte speso per ragioni personali e in parte consentito di spendere ai colleghi onorevoli al di fuori dai fini istituzionali. Il primo provvedimento di sequestro indicava una somma superiore: 770 mila euro. Dopo il ricorso presentato dall’avvocato Pierluigi Machiavelli la cifra è stata modificata al ribasso, togliendo dal conto alcune spese che non riguardavano direttamente Diana.

Al centro del procedimento erariale sono fra l’altro le ormai celebri 31 penne Montblanc acquistate con denaro pubblico e distribuite nel 2009 come strenne natalizie fra gli onorevoli del Pdl, i preziosi libri d’arte e di storia trovati dai carabinieri nell’abitazione di Diana nel corso di una perquisizione che portò all’arresto a novembre 2013 del consigliere regionale e le spese per l’allestimento del banchetto di nozze del collega Carlo Sanjust nella passeggiata coperta del Bastione Saint Remy, a Cagliari, il 13 ottobre del 2009. Nell’ordinanza di sequestro conservativo firmata dal pm Mauro Murtas ed eseguita nei giorni scorsi era stabilito che la Guardia di Finanza mettesse i sigilli a terreni e altri immobili di proprietà di Diana sino alla concorrenza della somma contestata, beni che resteranno congelati fino alla definizione del giudizio erariale di merito, avviato dai giudici contabili ma non ancora sfociato in alcuna udienza. Si tratta di un provvedimento cautelare, necessario in base alla legge perché in caso di condanna davanti alla Corte dei Conti Diana possa pagare interamente la somma che è accusato di aver speso impropriamente. L’ex onorevole regionale riavrà la disponibilità dei beni sotto sequestro se uscirà indenne dal giudizio erariale, altrimenti il suo patrimonio passerà definitivamente in mani pubbliche. Quello di Diana é un caso simile a quello che coinvolge in questi giorni i dirigenti della Lega per i famosi 49 milioni spariti dalla cassa del partito, solo che a disporlo è stato la Procura della Corte dei Conti. La cifra però, a leggere il provvedimento, è la stessa che il pm Marco Cocco gli ha contestato al giudizio immediato davanti alla prima sezione del tribunale penale, come dire che la polizia giudiziaria della Procura ordinaria e la Guardia di Finanza incaricata dal magistrato contabile sono arrivati alle stesse conclusioni: quei soldi hanno seguito canali illegali, perché Diana (200 mila euro) e i consiglieri del suo gruppo (circa 400 mila) li hanno spesi per ragioni del tutto incompatibili coi criteri indicati dalla presidenza dell’assemblea regionale. Difeso dagli avvocati Massimo Delogu e Pierluigi Concas, l’ex esponente di An ha sostenuto nel corso del giudizio davanti al tribunale di essere rimasto vittima di una truffa perpetrata nei suoi confronti da altri consiglieri regionali. In altre parole, Diana non era consapevole di come i fondi del gruppo venissero utilizzati, al punto che in diversi casi - uno è stato documentato in udienza - gli sarebbero stati sottoposti per la firma assegni falsificati. La tesi difensiva non ha convinto i giudici, ma l’attività dei sui avvocati è stata utile per farlgi ottenere una sentenza più mite: il pm Cocco aveva chiesto la condanna a otto anni di carcere.

In attesa del giudizio davanti alla Corte dei Conti, Diana dovrà tornare in tribunale per rispondere di una nuova imputazione riferita al periodo in cui svolgeva il ruolo di presidente del gruppo di An: si tratta di altre spese non rendicontate, che il pm Cocco gli contesta insieme ad altri ex consiglieri regionali. Il dibattimento si aprirà il 17 gennaio dell’anno prossimo.

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