La Nuova Sardegna

L’idea: salmoni sardi per fare risorgere le ex aree industriali

di Stefano Ambu
Vasche di produzione dei salmoni
Vasche di produzione dei salmoni

Il fondo internazionale 8F è pronto a investire 130 milioni. Trattative in corso con la Regione: cento i posti di lavoro 

14 settembre 2018
3 MINUTI DI LETTURA





CAGLIARI. Il salmone con la bandiera non norvegese, ma con i quattro mori, si potrebbe acquistare al market, in teoria, nel giro di tre anni e mezzo. Due servirebbero per la realizzazione degli impianti di allevamento, mentre venti mesi occorrerebbero per far crescere i pesci nelle vasche. Bisogna aggiungere poi i tempi delle burocrazia. Ma, per quest'ultima parte, bisogna dire che il calcio di inizio è stato già dato: la Regione ha sentito i rappresentanti di 8F, visto il progetto e detto sì alla prosecuzione delle trattative.

In programma nelle prossime settimane anche visite agli impianti di 8F – il più vicino è in Polonia – con sedi a Singapore, Londra, Israele e New York, interessato a investire in Sardegna per un allevamento intensivo di salmoni in acquacoltura, trattamento acque e trasformazione industriale del prodotto. Sede ancora da scegliere, ma non occorrono particolari condizioni orografiche o climatiche. Sassari, Nuoro, Oristano o Cagliari, la provincia è indifferente: si tratterebbe di uno stabilimento indoor, ermetico, verde e altamente tecnologico.

[[atex:gelocal:la-nuova-sardegna:regione:1.17251109:gele.Finegil.Image2014v1:https://www.lanuovasardegna.it/image/contentid/policy:1.17251109:1653508799/image/image.jpg?f=detail_558&h=720&w=1280&$p$f$h$w=d5eb06a]]

Ma, siccome si parla di rilancio di aree industriali in crisi, le zone maggiormente indiziate sono quelle del Sulcis, di Porto Torres e di Ottana. Perché per la Sardegna un tema importante è quello dell’occupazione: all’interno del progetto, infatti, potrebbero essere inseriti i programmi di riqualificazione del personale in mobilità dalle industrie chiuse o in fase di chiusura. All’incontro con la Regione erano presenti l'amministratore delegato di 8F Stephane Farouze, che ha illustrato nei dettagli la proposta di investimento e Gianfranco Sanna, della società Restart Consulting.

«Le condizioni di mercato ci sono – spiega Sanna – , il salmone è il pesce più consumato in Europa. Verrebbero applicate nell’isola tecnologie mai viste prima. E per quanto riguarda il prodotto si rispetterebbero tutte le regole (zero antibiotici) per portare sul piatto un salmone perfetto sotto il profilo della buona alimentazione». L’investimento sarebbe di circa 130 milioni. Stabilimenti come quello ipotizzato dal fondo in Italia ancora non ce ne sono. E la Sardegna non è stata individuata a caso: gli studi dicono che ha una ottima immagine in grado di trainare un prodotto. Tanto più quando si parla di pesci. Anche non tipici visto che i maggiori produttori mondiali sono Norvegia e Cile.

In questo senso il modello di riferimento potrebbe essere quello dell’Ichnusa. La birra fa pensare più alla Germania che alla Sardegna. Ma uno dei fattori di successo nazionale della bevanda prodotta ad Assemini è proprio l'abbinamento con l'isola. Così potrebbe succedere anche per il salmone. L’intervento prevede la realizzazione di un impianto che a regime, al terzo anno dall’investimento, produrrà 10mila tonnellate di salmone fresco all’anno, da trasformare e da esportare. Bacino di riferimento potrebbe essere il mercato dell’Europa dell’ovest. A pieno ritmo, l’impianto potrebbe dare occupazione a circa 100 lavoratori.
 

La classifica

Parlamentari “assenteisti”, nella top 15 ci sono i sardi Meloni, Licheri e Cappellacci

di Salvatore Santoni
Le nostre iniziative