La Nuova Sardegna

Investimenti per la Sardegna, non "leggine"

Salvatore Mura
Investimenti per la Sardegna, non "leggine"

I parlamentari sardi hanno il dovere di occuparsi dell'emergenza lavoro ma a giudicare dai documenti di Camera e Senato non sembra lo stiano facendo

16 settembre 2018
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Come i parlamentari sardi intendono rappresentare al meglio gli interessi della Sardegna di fronte alla manovra finanziaria in elaborazione? Flat tax e reddito di cittadinanza non sembra possano appagare la fame di buona occupazione dei sardi. Se nei prossimi mesi il dibattito politico nazionale sarà concentrato su queste due scelte, non si facciano molte illusioni le famiglie sarde, in particolare quelle che hanno un disoccupato fra i componenti o un lavoratore precario, cioè quelle che più di altre attendono il cambiamento. Il governo giallo-verde, tuttavia, ha più volte proclamato anche la volontà di rilanciare gli investimenti pubblici. Questa è una scelta che potrebbe essere molto utile alla Sardegna. Su questo terreno si misurerà la capacità dei parlamentari sardi, in particolare di quelli governativi, di rappresentare al meglio gli interessi dell'isola e di ottenere risultati tangibili. Occorre passare, al più presto, da una fase generica a un'altra fase, chiamiamola così, concreta. È necessario sapere se la nuova manovra finanziaria conterrà investimenti pubblici destinati alla Sardegna, e quale sarà l'entità, se saranno fondi che Roma vincolerà o potranno essere risorse gestite come le istituzioni sarde meglio ritengono.

Il popolo sardo attende di sapere se ci saranno misure governative proporzionate alle esigenze della Sardegna e sufficienti per modificare con significativa radicalità la storia isolana dei prossimi anni, oppure ci saranno soltanto provvedimenti micro-settoriali di scarso impatto generale. Finora l'attività dei deputati e senatori sardi non ha avuto l'ambizione di incidere in modo rilevante nella struttura socio-economica della Sardegna. Non tutti i rappresentanti - ovviamente - sono uguali, e alcuni sono più abili e attivi di altri, ma ciò che sembra prevalere da uno sguardo d'insieme è il fiato corto, la mancanza di pensare in grande per il futuro della propria isola. Lo dimostra, fra l'altro, l'elenco delle proposte di legge, quasi tutte presentate dai parlamentari sardi come cofirmatari: istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie, disposizione in materia di gestione pubblica e partecipata del ciclo integrale delle acque, modifiche all'etichettatura dei prodotti alimentari, norme sull'esercizio della libertà sindacale del personale delle Forze armate, modifiche alla normativa sulla gestione dei rifiuti, istituzione di una giornata sulla memoria degli alpini, istituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta sul sistema bancario e finanziario, modifiche al codice della strada, disposizioni sul commercio equo e solidale, modifiche alle norme sulla qualifica professionale per l'esercizio dell'attività di estetista, e così via. Iniziative di contorno, che non hanno impatto immediato sulle condizioni materiali di vita della stragrande maggioranza dei sardi. Forse è il caso che i parlamentari eletti in Sardegna diano subito un senso alla loro rappresentanza, un senso legato ai problemi e alle necessità dell'isola. Come, ad esempio, si intende aggredire la questione sarda? Quali proposte di legge davvero trasformative della realtà isolana si vogliono portare sino all'approvazione?

È difficile, molto difficile provare a risolvere i nodi strutturali che condizionano la nostra isola, ma la soluzione non può essere eludere le domande. La compagine parlamentare sarda ha il dovere, la responsabilità - oserei dire l'obbligo - di occuparsi anzitutto dell'emergenza lavoro in Sardegna, e non sembra, a giudicare dai documenti di Camera e Senato, che lo stia facendo. Ciascun parlamentare isolano non può pensare di trascorrere la legislatura a condurre in proprio, soprattutto in Commissione, la sua micro-battaglia sulle "leggine", senza preoccuparsi di costruire un'azione comune in grado di lasciare il segno sul futuro della Sardegna. Se si sono formulate sostanziose promesse e alimentate grandi aspettative di cambiamento, non si può partorire soltanto qualche topolino.

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