La Nuova Sardegna

Pestaggio razzista a Sassari arrestato il “capobranco”

di Gianni Bazzoni

Un ventenne sotto accusa per l’aggressione al migrante: caccia ai complici

16 settembre 2018
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SASSARI. Quello che viene considerato il “capo branco” è rinchiuso da ieri mattina nel carcere di Bancali: si chiama Pietro Silanos, 20 anni di Sassari, ha diversi precedenti. È accusato di lesioni personali e violenza per motivi razziali. Le indagini proseguono per identificare gli altri componenti del gruppo di 5 persone (ma in azione sarebbero entrati solo in tre) che lunedì scorso hanno aggredito e pestato un 22enne originario della Guinea e titolare di protezione internazionale.

Gli agenti della polizia locale, guidati dal comandante Gianni Serra, sono andati a prenderlo a casa e gli hanno notificato l’ordinanza di custodia cautelare richiesta dal procuratore capo della Repubblica di Sassari Gianni Caria e convalidato dal giudice delle indagini preliminari Rita Serra. Poco più tardi Pietro Silanos ha fatto ingresso nel carcere di Bancali.

Al giovane sassarese gli agenti della polizia locale erano arrivati quasi subito, grazie alle testimonianze raccolte e soprattutto alle immagini registrate dalle telecamere della zona. In fondo quel viso era noto, perché due settimane prima una pattuglia aveva fermato Pietro Silanos ai giardini pubblici di via Tavolara. Lì era scoppiata una rissa con più persone coinvolte, e tra queste c’era il 20enne sassarese, accusato di avere aizzato il pitbull di un amico e di avere poi fatto scoppiare la lite con il proprietario di un altro cane. Quando sul posto erano arrivati i vigili del nucleo motociclisti, il giovane se l’era presa anche con loro aggredendoli con pugni e calci. Bloccato e portato al comando, aveva reagito ancora in malo modo al punto da diventare ingestibile: così era stato chiesto l’intervento degli operatori del 118 per l’accompagnamento in ospedale. Solo a tarda sera il 20enne era stato riaccompagnato a casa e sottoposto alla detenzione domiciliare in attesa dell’udienza di convalida. L’indomani mattina, quando gli agenti si erano presentati per accompagnarlo dal giudice però non l’avevano trovato: Pietro Silanos se n’era andato. Una fuga durata poco, perché più tardi una pattuglia della polizia di Stato lo aveva intercettato in giro per la città e riconsegnato agli agenti impegnati nelle ricerche. In tribunale - nell’udienza dove era accusato di lesioni e resistenza a pubblico ufficiale - Silanos si era visto convalidare l’arresto, quindi la scarcerazione con obbligo di firma in attesa del processo fissato per il 28 settembre.

La sera del 10 settembre, Pietro Silanos sarebbe tornato in scena, protagonista di un fatto gravissimo insieme ad alcuni amici. Un ragazzo originario della Guinea, a Sassari da più di sei anni, cammina a piedi in corso Cossiga. È diretto in piazza d’Italia dove ha appuntamento con un amico e si trova faccia a faccia con il branco. All’incrocio con Corso Margherita di Savoia, il 22enne si ferma al semaforo in attesa del verde: dall’altra parte si muove il gruppetto, davanti c’è quello che sembra il capo. Sferra una gomitata al fianco del giovane straniero che sorpreso e sofferente per la botta chiede il perché di quell’aggressione. Pronta la risposta: «Io sono a casa mia, vai a casa tua. Io a casa mia faccio quello che voglio». Secondo gli investigatori il “capo branco” era Pietro Silanos. In fase di identificazione invece gli altri due che hanno completato il pestaggio immobilizzando e colpendo la vittima con pugni al viso e calci prima della fuga. Ora l’inchiesta diretta dal procuratore capo Gianni Caria e seguita dal sostituto Maria Paola Asara cercherà di dare un nome anche agli altri autori del pestaggio.

©RIPRODUZIONE RISERVATA



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