La Nuova Sardegna

Raccolta dei funghi, un hobby senza regole

di Stefano Ambu
Raccolta dei funghi, un hobby senza regole

Deliperi, Grig: sui terreni non può andare chiunque, serve il limite della residenza. Usula, Rossomori: meglio approvare una legge per impedire i continui saccheggi

16 settembre 2018
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CAGLIARI. Mogli e buoi dei paesi tuoi. Ma il principio della territorialità vale lo stesso per i funghi? L'obiettivo, in teoria, sarebbe quello di preservare la tranquillità delle campagne dall'assalto dei raccoglitori. Ed è uno degli aspetti più controversi e dibattuti della faccenda dopo il ritorno in auge, da una parte, della proposta di legge regionale sulla raccolta di porcini e prataioli. E, dall'altra, dopo l'ultima invasione di cestini (che vanno anche bene) e di buste di plastica (che vanno invece assolutamente male) con una concentrazione in poche decine di metri quadrati anche di 200-220 auto nelle strade accanto alle campagne. Per gli ambientalisti il rispetto degli usi civici potrebbe essere la soluzione giusta per difendere prati e boschi. «Su quei terreni non può andare a raccogliere funghi chiunque – avverte Stefano Deliperi del Gruppo d'intervento giuridico – ma solo i titolari dell'uso civico, cioè i residenti del paese. Sarebbe bene che si svegliassero i comuni e "tabellassero" i terreni ad uso civico. Come si fa da altre parti. Una soluzione che riguarda solo i funghi: in altre zone d'Italia si fa così per gli asparagi, per le castagne, per le lumache». Emilio Usula, consigliere regionale dei Rossomori, primo firmatario della proposta di legge, su questo la pensa diversamente. «Io non sono assolutamente d'accordo a limitare l'uso del territorio alla residenza – spiega – teoricamente allora uno dovrebbe andare in giro con un telefono satellitare che l'avverte se magari ha messo un piede fuori dal suo comune».

Tutti, però, sono concordi, ci vogliono le regole che la Sardegna non ha mai avuto. Qualcuno dice che con le norme si toglie la libertà di decidere da un momento all'altro di andare a cercare funghi. «Sì qualcuno la mette in questi termini, ma è chiaro che si tratta di una forzatura – spiega sempre Usula – va fatta una regolamentazione per impedire i saccheggi. Io personalmente ho visto camion frigo per raccogliere funghi con targhe non certo sarde. Differenzierei tra raccoglitore professionista e occasionale. Ma sempre con un approccio laico. Facciamo in modo che l'uso dei prodotti del bosco sia un uso consapevole: questo spesso è quello che manca». Coldiretti prende posizione. Soprattutto dopo l'ultima invasione, più barbarica che barbaricina, tra Tonara e Belvì: «Invitiamo tutti a riscoprire i boschi e la campagna, per carità – racconta Alessandro Serra, direttore di Coldiretti Nuoro –. Ma sappiamo tutti che i funghi, a livello di ecosistema, sono fondamentali, vanno protetti e tutelati. E invece abbiamo visto più di 200 macchine concentrate in un'unica zona, addirittura con le celle frigo. Una cosa vergognosa. C'è un commercio florido, il prezzo tra l'altro è crollato dopo le piogge».

La proposta? «Vogliamo che le persone vadano nei boschi a raccogliere i funghi – continua Serra –. Ma solo per poi mangiarli. Sono convinto invece che in molte situazioni poi i funghi vengano buttati via. C'è bisogno delle regole. Sul quantitativo ad personam. E sulle modalità di raccolta con gli appositi cestini e non con le buste di plastica». C'è anche un altro aspetto importante, la proprietà privata. «Ci sono state persone che hanno fatto danni, portato via roba altrui – racconta –. Tagliato le reti. Proprio una violazione palese della proprietà privata. Qui bisogna intervenire. Potrebbe bastare sistemare i cartelli con la scritta divieto di accesso, ma servono le norme. Per l'ecosistema e per chi lavora nelle campagne». Pietro Murgia, responsabile scientifico ispettorato micologico del dipartimento di prevenzione Ats Sardegna, Assl Sassari, sottolinea l'aspetto delle formazione: «Molte cose sono corrette – spiega accennando alla proposta di legge –. Parlo soprattutto dal punto di vista della prevenzione. Sicuramente la formazione aiuterebbe a evitare intossicazioni e tragedie come quella di Roma. Basterebbe anche un minimo di formazione. Certo, bisogna perdere un po' di tempo, sottoporsi ai corsi. Ma dall'esperienza che abbiamo, molte delle persone intossicate si reputavano molto esperte, in grado di dare consigli agli altri. La formazione sarebbe importante, anche per loro». Le conseguenze arriverebbero da sole: «Se si avesse un minimo di conoscenza – spiega – del ruolo dei funghi sull'ecosistema si eviterebbero certi comportamenti. Anche le specie velenose o che non conosciamo hanno la stessa funzione di quelli buoni. Sono deputate a trasformare la materia organica in sali minerali che poi sono di nuovo disponibili per le piante e per il bosco. Se, come spesso si fa "per punizione" con quelli velenosi, i funghi vengono rovesciati, si fa un danno a tutto l'ambiente. Anche dal punto di vista etico non è un modo corretto di andare a passeggiare nel bosco». La legge, al contrario dei funghi, rischia però di non spuntare mai. Più che un sospetto ce l'ha anche il suo primo sostenitore in consiglio regionale. «L'iter? In realtà sono poco fiducioso – dice sorridendo amaramente Usala – ora ci sono i problemi sulla sanità, poi le finanze. E quasi quasi, in questa situazione, a molti sembra secondario parlare di funghi. Quando il tema, che continuo a ritenere molto importante, è stato approcciato, poi è stato subito abbandonato. Ed è un vero peccato».

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