La Nuova Sardegna

La “cavatrice” di tartufi stregata dal fiuto di Pan

di Claudio Zoccheddu
La “cavatrice” di tartufi stregata dal fiuto di Pan

Portoscuso, Daniela e la sua cagnetta sono tra i pionieri della raccolta.  A casa della 37enne anche Shonny, un meticcio dalla sensibilità straordinaria

18 settembre 2018
4 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. Per scatenare il fiuto di Pan, femmina di Lagotto romagnolo, basta una parola: «Cerca!». C’è un però, perché diversamente sarebbe troppo facile. Il comando deve arrivare dalla voce di Daniela Floris, padrona di Pan e prima e unica cavatrice di tartufi sarda. Diversamente non se ne fa nulla e Pan rimane solo un adorabile batuffolo di pelo bianco che agli occhi di un profano potrebbe passare per un semplice barboncino. Erroraccio. Pan è una cagnetta eccezionale per pedigree, il lagotto è un’antica razza italiana, ma soprattutto per l’olfatto, sviluppatissimo e praticamente infallibile se “educato” nella giusta maniera. Proprio quello che ha fatto Sergio Grassi, addestratore di cani e compagno di Daniela che è stato anche il primo spettatore della scintilla scattata tra la 37enne di Portoscuso e la cagnetta dagli occhi verdi e dall’olfatto prodigioso.

Il colpo di fulmine. Prima di scoprire il lagotto, Daniela non era esattamente un’esperta di tartufi. Anzi. «Non sapevo nemmeno che ce ne fossero in Sardegna ma vedevo il mio compagno che addestrava questi cani e me ne sono innamorata – racconta la cavatrice –. Quando ho preso Pan aveva appena tre mesi ma dimostrava già le sue doti». Qualità che andavano oltre la simpatia e la bellezza della cagnetta che si chiama Pan perché, dice la sua padrona, a guardarla toglie il fiato come lo scoglio Pan di Zucchero, il famoso faraglione che domina il mare di Masua. E siccome il lagotto non poteva fare la vita del cane “normale”, Daniela lo ha affiancato approfondendo la cultura del tartufo e diventando a tutti gli effetti l’unica cavatrice sarda: «Gli altri sono tutti uomini – spiega – ma io mi diverto tantissimo e da qualche tempo ho iniziato questa attività che per ora rimane uno splendido passatempo. Non vendo i tartufi che scova Pan, li mangio oppure li regalo, perché per me il divertimento è tutto nel tempo che trascorro con il mio cane e nei piccoli rituali che riempiono le nostre uscite».

La caccia al tartufo. I lagotti romagnoli sono baciati da Madre Natura ma per trasformarli da innati annusatori a cacciatori patentati di tartufi serve l’addestramento e un grande rapporto di fiducia con il padrone. Per i cani da tartufo la “caccia” è un gioco: «Si inizia lanciando una pallina – racconta Daniela – che dentro ha un pezzetto di tartufo. Il cane la annusa, la scova e la riporta al padrone. Questi sono i primi passi ma, quando il cane è pronto, si inizia a sotterrare tartufi in modo che si abitui a scavare». A questo punto tocca al padrone stabilire le regole di un gioco che non può prescindere dalla ricompensa finale: «Pan adora i würstel – confessa Daniela – e ne riceve un pezzetto ogni volta che scova un tartufo. Io poi aggiungo una dose extra di carezze che apprezza particolarmente». Pan e Daniela sono alle prime armi ma i risultati sono già arrivati e il lagotto ha iniziato a riempire la bacheca delle soddisfazioni con ritrovamenti niente male: «Pan ha fatto diversi recuperi, nella zona di Porto Ferro ma anche nel Sulcis, anche se nè io nè lei abbiamo intenzione di dire dove, è il nostro segreto». La prima cavatrice di tartufi sarda è un’esordiente ma ha già assimilato i segreti del mestiere.

L’amore per i cani. Pan non è il primo amico speciale che movimenta la vita di Daniela Floris. La ragazza di Portoscuso è stata la protagonista di un’incredibile storia di amicizia vissuta con il meticcio Shonny, un cane che ha dimostrato una sensibilità decisamente fuori da comune, quasi umana. Daniela aveva raccontato la sua storia per sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema dell’abbandono dei cani. Shonny, infatti, oltre a rintracciare e riconoscere la tomba della sua compagna di gioco Shelly, sepolta nel cimitero degli animali di Assemini, aveva compreso la situazione che stava vivendo la sua padrona, colpita dalla sindrome di Bland White Garland. Quando Daniela è ritornata a casa, dopo una delicatissima operazione effettuata al Sant’Orsola di Bologna, aveva la difese immunitarie azzerate e non poteva trascorrere nemmeno un istante in compagnia del suo cane. Shonny, solitamente espansivo, per usare un eufemismo, ha cambiato comportamento da un giorno all’altro attendendo pazientemente che Daniela si riprendesse prima di ritornare l’allegro guastafeste che era sempre stato. E Shonny è anche un campione pluripremiato: «Domenica ha vinto il primo premio a una mostra canina, nella categoria meticci», commenta orgogliosa Daniela che, quando si tratta di cani, ha anche lei un fiuto da guinness.

La Sanità malata

Il buco nero dei medici di famiglia: in Sardegna ci sono 544 sedi vacanti

di Claudio Zoccheddu
Le nostre iniziative