La Nuova Sardegna

Le accuse della marchesa: spariti tre milioni di euro

di Daniela Scano
Le accuse della marchesa: spariti tre milioni di euro

La nobildonna punta il dito contro Gosmino al quale aveva affidato il patrimonio La denuncia nel 2015: «Ha giocato con i miei soldi e mi ha ridotto in miseria»

18 settembre 2018
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SASSARI. «Sono anziana ma non sono scema». L’età e gli acciacchi hanno reso fragile come un cristallo la marchesa Ernestina, classe 1923, ma lei all’improvviso attinge dalla rabbia l’energia di una trentenne. E sbotta, davanti al suo avvocato Stefano Carboni e a due carabinieri. Le vere signore non parlano di soldi, però qui in ballo ce ne sono tanti, anzi tutti. E tutti suoi. La caduta di stile dell’anziana nobildonna è quindi più che giustificata.

Le carte del procedimento a carico del commercialista sassarese Rodolfo Gosmino, accusato di avere spogliato di tutti i suoi beni la ricca nobildonna erede di una delle più note e facoltose famiglie algheresi, sono un feuilleton di quelli che Ernestina Zoagli voleva promuovere con la fondazione che porta il suo nome. Fondazione i cui beni sono stati sequestrati nei giorni scorsi dalla guardia di finanza di Alghero che sta scandagliando il pozzo dove sono finiti oltre cento tra immobili e terreni, soldi (almeno trecentomila euro), opere d’arte e libri antichi. Il valore stimato del patrimonio si aggira intorno ai tre milioni di euro.

Per capire la frustrazione della marchesa bisogna fare qualche passo indietro. La mattina dell’8 settembre del 2015, davanti al suo avvocato e ai militari della sezione di pg della Procura di Sassari, Ernestina Tacchino Zoagli è una donna distrutta perché ha scoperto da pochi giorni di essere diventata «nullatenente», parola che lei preferisce pronunciare pur di non dire povera.

Eppure era stata proprio donna Ernestina, il 30 ottobre del 2009, in uno studio notarile sassarese, a istituire la fondazione e a nominare Rodolfo Egidio Gosmino primo presidente ma anche l’unico visto che lo statuto all’articolo 6 statuisce: «Il presidente della Fondazione viene eletto per la prima volta al momento della costituzione e dura in carica a vita». «Ma io non sapevo nulla di questa storia – ha detto la donna al suo avvocato, ai carabinieri e al gip –. Quello statuto non l’ho mai letto».

Dal 2009 ad oggi, Ernestina Zoagli non ha mai letto neppure un’opera in concorso per il premio letterario che voleva istituire con la Fondazione. Il “Premio letterario Ernestina Zoagli” doveva essere annuale, ma al momento non è stato mai bandito. Eppure, pur di tramandare ai posteri il suo amore per la cultura, la marchesa ha effettivamente donato alla Fondazione una dote costituita con un atto notarile da trentamila euro in contanti e beni immobili per un valore complessivo di 2 milioni 140mila euro. Si tratta della proprietà di 34 immobili, di 81 terreni e del contante.

Quando si siede davanti ai carabinieri, donna Ernestina scandisce le parole: «Gosmino mi ha ingannata tutta la vita, da quando l’ho conosciuto. Ha giocato con i miei soldi, con i miei pensieri, con la mia volontà». L’ha ingannata e tradita, secondo le accuse, facendole credere che sarebbe diventata una pigmaliona e invece portandole via tutto. E facendola vivere quasi in miseria. «Non ho più nulla – si legge nell’esposto alla Procura – e il dottor Gosmino mi elargisce, sostanzialmente, un centinaio di euro al mese che per me non sono neppure sufficienti per far fronte ai beni di prima necessità». «E quando me li dà – aggiunge l’ultranovantenne quando viene chiamata a confermare il suo racconto – Gosmino mi raccomanda anche di non spenderli troppo in fretta». Come sia potuto accadere che un patrimonio di tre milioni di euro sia stato travasato nella Fondazione Zoagli, sottoposta a sequestro nei giorni scorsi dal gip Contini su richiesta della Procura, è il punto cruciale della indagine. Rodolfo Gosmino, 74 anni, è indagato per truffa «perché – si legge nella richiesta di incidente probatorio – con artifici e raggiri inducendo in errore Ernesta Tacchino procurava e ad altri un ingiusto profitto». Nell’atto costitutivo non si dà atto di come la Fondazione dovrà occuparsi del benessere materiale della sua fondatrice, ma una cosa è certa. In quell’atto che donna Ernestina consegna al notaio, dichiarando di averne esatta conoscenza e dispensandolo dal darne lettura, si danno poteri assoluti al presidente a vita Gosmino. Sarà un giudice a chiarire se la vedova Zoagli fosse a conoscenza del potere che conferiva alla Fondazione e se il commercialista-presidente abbia esercitato il suo potere nel suo pieno diritto o ingannando una donna indifesa e sola al mondo.

Di certo Gosmino si è comportato come un monarca assoluto. E quando nel 2015 il suo rapporto con donna Ernestina ha cominciato a scricchiolare, dopo la scoperta della sparizione di soldi e assegni circolari (che ha restituito), il re ha abdicato in favore di suo figlio Alessandro, avvocato, che oggi presiede la Fondazione ma non può più movimentare un centesimo.

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