La Nuova Sardegna

Prove di accordo Fi-Lega Veto al Pds da Fdi e Salvini

di Umberto Aime
Prove di accordo Fi-Lega Veto al Pds da Fdi e Salvini

Prima riunione di coalizione, si discute del programma e degli alleati C’è il no a Maninchedda. Lui replica: «Mai chiesto di sedermi a quel tavolo»

18 settembre 2018
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CAGLIARI. All’esordio il centrodestra ha deciso di non strafare. Al primo vertice per la campagna elettorale del 2019, s’è presentato con la stessa formazione del 2014, quando fu sconfitto alle Regionali: Forza Italia, Lega, Psd’Az, Riformatori e Fratelli d’Italia, Era assente solo l’Udc seppure più che giustificato dai lavori in Consiglio regionale. Nella sede cagliaritana del partito di Salvini, il centrodestra s’è schierato come in passato (per adesso) ma con la convinzione, scaramanzia a parte, che a febbraio «stracceremo chi ci ha battuto cinque anni fa nella corsa alla presidenza», il centrosinistra, e «sconfiggeremo anche tutti gli altri», Cinque stelle compresi. Così, in appena 90 minuti e pare in armonia, una coalizione ristretta all’osso ha tirato giù il canovaccio del programma. È quello – hanno fatto sapere – con cui «presto riconquisteremo la Regione», mettendoci dentro di tutto: dalla scuola alla zona franca, dai trasporti alla sanità, dalle accise all’economia. Per prendersi invece «tutto il tempo che ci servirà sul resto». Ad esempio se sarà il caso o meno di allargare i confini dell’alleanza, e su quale partito dovrà scegliere il nome del prossimo portabandiera, il candidato presidente, con questa partita ristretta però solo al duo Lega-Psd’Az e a Forza Italia. «Non abbiamo fretta», hanno detto in coro i coordinatori regionali. Per aggiungere: «Stavolta la discussione è stata in grandissima parte sui contenuti», sono state le parole diplomatiche di Eugenio Zoffili, portavoce della Lega in Sardegna. È vero ma in parte, perché Fratelli d’Italia, con Paolo Truzzu e Salvatore Deidda, ha posto subito il veto su un possibile ingresso del Partito dei sardi o di altre «forze che hanno governato col centrosinistra o l’hanno spalleggiato. Ci opporremo alle ammucchiate», e anche Salvini sarebbe contrario a gonfiare troppo la coalizione. C’è stata comunque l’immediata replica del segretario del Pds, Paolo Maninchedda, «mai chiesto di sederci a quel tavolo». Sta di fatto che, uno dopo l’altro, i problemi salteranno tutti fuori. Come quello messo sul tappeto dai Riformatori, con Pietrino Fois e Roberto Frongia: «Lega e Forza Italia hanno confermato che la Sardegna è dentro il pacchetto nazionale delle Regionali (a febbraio i seggi saranno aperti anche in Abruzzo e Basilicata), ma questo balletto fra loro due non può certo durare all’infinito. Decidano in fretta». Proprio domenica mattina c’è stato un contatto, ad Arcore, fra Berlusconi e Salvini, e a tavola il Cavaliere avrebbe detto: «L’isola spetta ancora a noi». Anche se dei particolari dovranno occuparsi, nelle prossime settimane ed entro la fine del mese, soprattutto il vicepresidente di Forza Italia, Antonio Tajani, e Giancarlo Giorgetti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri e plenipotenziario della Lega per le questioni regionali. Ma della presunta spartizione Ugo Cappellacci, che l’altra notte ha ritirato le dimissioni da coordinatore regionale di Forza Italia, ha detto: «Non so nulla e poi le indiscrezioni su questi summit sono quasi sempre sbagliate». Ma sono proprio alcune indiscrezioni, in arrivo da Roma, a sostenere che il suo improvviso ritorno alla guida del partito sarebbe stato tutt’altro che facile. Poi è inutile nascondere che il raggruppamento Lega-Psd’Az, accreditato da un sondaggio regionale oltre il 25 per cento, invece vorrebbe decidere tutto, compreso il nome del presidente della Regione. Anche se il segretario nazionale dei sardisti, il senatore Christian Solinas, s’è affrettato a gettare acqua sul fuoco su tutto e su tutti: «È vero che abbiamo discusso di alleanze e qualche pregiudiziale è stata dichiarata sin dall’inizio, ma questa coalizione resta comunque aperta ai contributi di chiunque sottoscriverà il programma». Per poi lasciar dire a Zoffili: «In questi giorni, sono circolati diversi nomi per la presidenza ma nessuno di quelli usciti è stato indicato dalla Lega». Con il disconoscimento nei fatti di una possibile candidatura del giudice Ines Pisano: «Dai miei superiori – ha detto – non è arrivato nulla». In queste ore, a Roma, però qualcuno avrebbe contattato il presidente della Federtennis, Angelo Binaghi, aprendo un altro canale, l’ennesimo. Per poi smentire, sempre con Zoffili, anche l’ipotesi che l’ex presidente della Regione Mauro Pili, già deputato di Fi e fondatore del movimento Unidos, starebbe trattando l’ingresso nel partito di Salvini. La conclusione del vertice è stata affidata a un Solinas sempre più paciere e che resta ancora il candidato presidente più probabile: «Con gli alleati di oggi, ci rivedremo fra quindici giorni per discutere ancora del programma». E del portabandiera? Dopo che deciderà Roma.

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