La Nuova Sardegna

Traghetti, l'armatore Onorato querela l'ex deputato Mauro Pili: "Ci copre di fango"

Traghetti, l'armatore Onorato querela l'ex deputato Mauro Pili: "Ci copre di fango"

Polverone scaturito anche dalla petizione in rete promossa da Pili per togliere la convenzione a Moby e Tirrenia

18 settembre 2018
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CAGLIARI. Il gruppo Onorato querela per diffamazione l'ex deputato Mauro Pili, leader di Unidos. E chiede un risarcimento danni di venti milioni di euro. Secondo quanto denunciato dall'armatore di Moby e Tirrenia, Pili conduce «una campagna diffamatoria su presunte violazioni della convenzione fra lo Stato e il gruppo Onorato, usando strumenti, dichiarazioni e persino parole, palesemente sovrapponibili a quelle utilizzate da Guido Grimaldi (della concorrente Grimaldi Lines, ndr) per coprire di fango il gruppo Onorato». La querela però è diretta solo a Pili.

Un polverone scaturito anche dalla petizione in rete promossa da Pili per togliere la convenzione a Moby e Tirrenia. «Siamo convinti, con prove che porremo a piena disposizione degli inquirenti - ha affermato Vincenzo Onorato, presidente del gruppo - che le reali motivazioni di questa campagna diffamatoria traggano origine dalla battaglia nella quale ci siamo impegnati ormai da anni per difendere l'occupazione dei marittimi italiani, denunciando una truffa ai danni dello Stato e una violazione sistematica delle norme che consentono a troppi gruppi armatoriali italiani di attuare a bordo delle loro navi, battenti bandiera italiana e in quanto tali esenti da qualsiasi tassazione, di sfruttare manodopera extra-comunitaria a livello di pura schiavitù lasciando a terra disoccupati migliaia di marittimi italiani».

«Siamo sempre stati i fautori di un libero mercato e di una libera concorrenza sulle rotte del cabotaggio e delle autostrade del mare - ha aggiunto Onorato - ma esistono limiti oltre i quali non solo è chiamato in causa lo stile di un'impresa, ma anche lo sconfinamento in forme di concorrenza sleale, attraverso metodi e modalità di diffusione di false informazioni e palese diffamazione nei confronti dei competitors. Per noi sono metodi incomprensibili e impensabili».

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