La Nuova Sardegna

Arru, la censura non passa ma la maggioranza traballa

di Umberto Aime
Arru, la censura non passa ma la maggioranza traballa

L’ordine del giorno del Pds bocciato dal centrosinistra e snobbato dalla destra Busia, Cd: Pigliaru ritiri la delega a Balzarini. Congiu, Pds: siamo alle minacce

19 settembre 2018
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CAGLIARI. Sulla sanità il Partito dei sardi è rimasto solo. Però la sberla politica che ha ricevuto dal resto del mondo, in Consiglio regionale, arrivata alla fine del processo imbastito contro l’assessore Luigi Arru, presto potrebbe trasformarsi persino in una nuova bandiera elettorale per chi professa l’indipendentismo. E forse il Pds quello stendardo finirà per sventolarlo lontano dai blocchi tradizionali, in una campagna elettorale solitaria. Perché all’improvviso centrosinistra e centrodestra sembrano aver deciso di tagliare i ponti col partito guidato da Paolo Maninchedda.

Il fatto. Presentata un mese fa proprio dal Pds contro Arru, accusato in un ordine del giorno di «non aver applicato la riorganizzazione della rete ospedaliera votata undici mesi fa dal Consiglio», la censura è stata bocciata a valanga dalle due coalizioni seppure con due diverse strategie. Prima, in aula, dal resto del centrosinistra, a parte Pierfranco Zanchetta dell’Upc, che ha affossata la censura con un «no» palese. Poi dal centrodestra che invece l’ha snobbata non partecipando neanche al voto. Quindi, con «una pericolosa trasversalità», dirà il capogruppo del Pds Gianfranco Congiu, quell’attacco frontale è stato reso inoffensivo da chi da sempre sta dalla parte di Arru, anche se l’assessore alla sanità sembra essere amato sempre meno dalla sua maggioranza. E poi delegittimato da quanti dell’opposizione avrebbero votato volentieri la censura, ma non potevano certo farlo per non dare un vantaggio ai dei possibili avversari alle Regionali. Così, almeno sembra, il Pds è stato lasciato da tutti col cerino acceso in mano, ma conoscendo l’altrui furore quello stesso stecco invece potrebbe essere mutuato in una clava dagli indipendentisti se dovessero correre da soli nel 2019. Si vedrà.

Il voto. Scontato da giorni, il no secco alla censura s’è materializzato nella chiamata nominale: 25 i contrari, con l’ordine del giorno che così di fatto è stato brutalmente rispedito al mittente, il Pds, da oltre tre quarti abbondanti della maggioranza al governo. Maggioranza di cui, va ricordato, il Partito dei sardi fa parte dal 2014, anche se quest’alleanza sembra essere arrivata ai titoli di coda. Ma di fatto è stata bocciata, la censura, anche dai 25 assenti, l’opposizione in blocco, che hanno disertato il voto. Poi ci sono stati quattro astenuti – Anna Maria Busia del Cd, Francesco Agus, Campo progressista, Emilio Usula, Rossomori, più quella “istituzionale” del presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau. Solo cinque i voti a favore: Gianfranco Congiu, Augusto Cherchi Roberto Desini e Piermario Manca del Pds. Più appunto Zanchetta, l’unica sorpresa della giornata, che l’ha motivata: «L’assessore Arru ha azzerato la sanità nelle periferie e questo non posso perdonarglielo».

L’effetto. C’è stato eccome e potrebbe essere dirompente nei futuri equilibri del centrosinistra da qui alla fine della legislatura anche se da snocciolare sono rimasti cinque mesi. Subito dopo la conta stravinta dal blocco anti-Pds, con tempestività Anna Maria Busia ha detto: «Presidente Pigliaru, visto l’esito della votazione, le chiedo di ritirare la delega all’assessore ai lavori pubblici». In parole spicce: il licenziamento senza preavviso dovrebbe essere «immediatamente consegnato» nelle mani di Edoardo Balzarini. A chi oltre un anno fa e proprio dal Pds è stato indicato per sostituire il dimissionario Paolo Maninchedda, allora presidente di quel partito e ora segretario. Pigliaru difficilmente raccoglierà l’invito, un rimpasto a ridosso della elezioni sarebbe devastante e autolesionista per il centrosinistra. Qualcosa però di sicuro è cambiato nelle appena avviate trattative per formare il gruppone del Pd più chissà quanti altri destinato a scendere in campo nel 2019. Tanto che sempre il capogruppo del Pds arriverà a commentare così la richiesta di sbattere fuori l’assessore Balzarini: «Dopo aver delegittimato se stesso, con il patto trasversale per bocciare la censura, dal Consiglio regionale sono arrivate addirittura le minacce da parte di uno dei tanti difensori d’ufficio dell’assessore Arru. Sì, siamo alle minacce, ma sulla sanità continueremo comunque a dire la verità e niente ci fermerà». Neanche davanti al rischio di rimanere isolati? Sembra di no, perché e va ricordato lo schiaffo ricevuto dal Pds in Consiglio, è arrivato neanche ventiquattr’ore dopo un altro abbastanza simile. Cioè il veto, partito dalla sponda opposta, a un possibile ingresso dello stesso partito nella futura coalizione elettorale del centrodestra. Per questo oggi, non è certo difficile ipotizzare che il Partito dei sardi sembra essere destinato a correre da solo, molto lontano dai due Poli, nel 2019.

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