La Nuova Sardegna

Gli scienziati del cibo si ritrovano a Oristano

di Simonetta Selloni
Gli scienziati del cibo si ritrovano a Oristano

Il gotha della ricerca in una tre giorni internazionale di confronti e workshop L’iniziativa organizzata dall’Università di Sassari e sostenuta dal Ministero

19 settembre 2018
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ORISTANO. È il gotha della ricerca scientifica applicata alla tecnologia e biotecnologia nel settore degli alimenti, quello che si ritrova da oggi e fino a venerdì nel XXIII Workshop su “Developments in the Italian PhD Research on Food Science, Technology and Biotechnology”, e che si aprirà alle 15 all’Auditorium San Domenico. Il convegno riunisce il fior fiore dei ricercatori dottorandi italiani che in un consesso internazionale – non a caso la lingua ufficiale e l’inglese, e in inglese saranno tenute conferenze, sessioni plenarie e interventi – faranno il punto sullo stato della ricerca nel settore dell’eccellenza italiana per antonomasia, ossia il settore alimentare.

Non è certamente un caso che quello che può considerarsi il più importante momento di incontro annuale tra la comunità scientifica e il mondo delle imprese si svolga a Oristano. È a Oristano, al Consorzio Universitario Uno, che hanno sede i due corsi triennali di laurea in Tecnologie alimentari e Viticoltura e enologia, gemmati dal Dipartimento di Agraria dell’Università di Sassari; mentre da quest’anno partirà il corso di laurea magistrale in Qualità e sicurezza dei prodotti alimentari. Tra gli altri organizzatori, la Sistal, Società italiana di Scienze e tecnologie alimentari, e la SimTreA, Società italiana di microbiologia Agraria, alimentare e ambientale, e il Network italiano dei dottorati di ricerca. Sono coinvolte aziende e la Confindustria del Centro nord Sardegna.

Sono 127 i dottorandi provenienti da tutta Italia che parteciperanno al workshop. Spiegheranno a quali conclusioni sono arrivati nelle loro ricerche sulle innovazioni, sulle tecnologie, sullo studio di tutti quei processi il cui obiettivo è il miglioramento dei prodotti alimentari. Il ministero dell’Università ha puntato molto su quello che tecnicamente si chiama “capitale umano” e che è costituito proprio da questi giovani ricercatori, i quali accedono alle aziende grazie al sostegno dei 18 milioni di euro stanziati dal Miur. Il protocollo prevede che i dottorandi sviluppino la ricerca sul campo, per un periodo obbligatorio che va dai sei ai 18 mesi, e all’estero, per uno stesso arco di tempo.

Il congresso prevede dodici sessioni, convegni, approfondimenti, tavole rotonde. I dottorandi del primo e secondo anno presenteranno le loro ricerche in spazi, “Poster”, che sintetizzeranno il percorso compiuto fino a questo punto. Per i dottorandi del terzo anno, e sono 34, la sfida sarà ancora più interessante, perché le loro relazioni, in inglese, saranno illustrate e le migliori dodici esposte agli studiosi che partecipano al Workshop. E sarà una giuria composta dagli esperti che attribuirà il premio di Federalimentare alla migliore ricerca.

Il workshop avrà anche un momento conclusivo con una tavola rotonda sul tema “I dottorati industriali: possono dare un reale aiuto alle esigenze di sviluppo delle imprese alimentari?” Bisognerà anche capire quanto il privato sarà disposto ad accompagnare lo sforzo del pubblico nel sostegno alla ricerca e nello sviluppo di figure di altissima specializzazione nel mondo del lavoro. Dalla cui attività dipendono innovazione e qualità del brand di qualità targato Italia.

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