La Nuova Sardegna

Omicidi Monni e Masala Taras conferma le accuse

di Giusy Ferreli
Omicidi Monni e Masala Taras conferma le accuse

L’allevatore di Ozieri: «Ho visto Cubeddu bruciare la macchina di Masala» In Corte d’Assise il supertestimone non ha cambiato la sua versione dei fatti  

19 settembre 2018
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NUORO. Alessandro Taras, il super testimone del processo in Corte d’Assise sul duplice omicidio di Orune e Nule ha confermato di aver visto Alberto Cubeddu bruciare l’auto di Stefano Masala ma non ha ricordato tante altre circostanze. L’accusa e le parti civili hanno cercato sino all’ultimo di impedire che testimoniasse, sollevando una serie di eccezioni rigettate dal presidente Giorgio Cannas, ma alla fine l’esame dell’allevatore di Ozieri c’è stato e si è risolto con una serie infinita di non ricordo.

L’uomo, che la sera dell’8 maggio ha raccontato di aver accompagnato l’imputato a bruciare l’Opel Corsa del giovane nulese in una zona nelle campagne di Pattada, ha cristallizzato le accuse in un incidente probatorio. E ieri, di fronte alla Corte d’assise di Nuoro, ha confermato quanto detto pur dovendo sottostare al fuoco di fila della difesa del giovane ozierese, accusato dalla Procura di Nuoro dell’omicidio dello studente orunese Gianluca Monni e della scomparsa di Masala. Il collegio difensivo ha tentato di minarne la credibilità con una lunga serie di domande, tentativo che si scontrato con i tanti suoi non ricordo. I difensori di Cubeddu, gli avvocati Patrizio Rovelli e Mattia Doneddu, si sono alternati per quasi quattro ore nell’estenuante esame del testimone assistito dall’avvocato Sergio Milia che ieri mattina ha chiesto invano di non per evitare possibili auto incriminazioni. Domande incalzanti che cercavano di instillare nei giudici il dubbio su possibili pressioni da parte degli investigatori. «Ricorda di aver parlato con il luogotenente Leoni? Ricorda cosa vi siete detti?» hanno chiesto avvalendosi per alcune circostanze anche delle intercettazioni. «Non ricordo» è stata il più delle volte la sua risposta. L’allevatore 42enne in un primo momento era stato coinvolto nella vicenda ma era uscito indenne dalle indagini per il danneggiamento dell'auto di Masala (assoluzione) e il favoreggiamento nei confronti di Cubeddu (archiviazione). Testimone sotto minaccia che ha rammentato la paura provata per una telefonata che secondo l’accusa sarebbe arrivata dallo zio di Cubeddu e dal cugino Paolo Enrico Pinna condannato in due gradi di giudizio per gli stessi delitti dal Tribunale dei mimori di Sassari, attualmente a processo con Cubeddu e difeso dall’avvocato Agostinangelo Marras. «Ero molto scosso, anzi terrorizzato per le minacce che abbiamo ricevuto indirettamente io e la mia famiglia. Non ricordo se queste minacce sono arrivate la vigilia dell’incidente probatorio o la mattina stessa ma mi hanno cambiato la vita» ha detto Taras rispondendo alle domande dell’avvocato di parte civile Magliochetti. «Ha mai subito pressioni dai carabinieri?» un’altra domanda. «No, assolutamente», la risposta. Il confronto ha inasprito il clima peraltro o da un primo scambio di battute tanto che in alcuni momenti duriismi scontro tra difesa, il pm Andrea Vacca e le parti civili (gli avvocati Rinaldo Lai, Angelo Magliocchetti, Margherita Baragliu, Antonello Cao e Caterina Zoroddu).

L’udienza è proseguita con l’esame della sorella di Alberto, Gabriella, caratterizzato da un altro durissimo scambio tra le parti sull’opportunità di esaminare la ragazza. Prima di lei al banco dei testimoni sono stati chiamati anche il padre Sebastiano e la sorella Giuseppina ma si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Il processo riprenderà domani con l’esame degli altri testimoni citati dalla difesa.

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