La Nuova Sardegna

Saluti romani per Salò nella festa del 25 aprile assolti otto neofascisti

CAGLIARI. Il saluto romano e i rituali tipici del ventennio non sono vietati dalla legge, non costituiscono apologia del fascismo perché non sono un tentativo di ricostituire il partito che fu di...

20 settembre 2018
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CAGLIARI. Il saluto romano e i rituali tipici del ventennio non sono vietati dalla legge, non costituiscono apologia del fascismo perché non sono un tentativo di ricostituire il partito che fu di Benito Mussolini: a stabilirlo è stata la Corte di Cassazione in due sentenze del 2016 e del 2017 e a quelle si è riferito ieri mattina il giudice Simone Nespoli per assolvere sette nostalgici del regime che il 25 aprile di sei anni fa al Parco delle Rimembranze avevano commemorato i caduti della Repubblica sociale di Salò mostrando con ogni simbologia possibile la propria appartenenza. Per il tribunale il fatto non sussiste, come dire che braccia tese ed effigi del fascismo possono essere «una carnevalata», come le ha definite uno dei difensori, ma non un reato. Escono quindi indenni dal processo Raffaello Porcu, Giorgio Milia, Giorgio Gerucci, Giovanni Nonne, Mirko Adamu, Gianluca Angioni e Pierandrea Chiappe, per i quali il pubblico ministero onorario Enrico Serra Puddu aveva chiesto la condanna a sei mesi di reclusione e 300 euro di multa. Assolta dall’accusa anche Annalisa Farci, deceduta nel corso del procedimento penale: il magistrato ha spiegato ai legali di averla compresa comunque nella sentenza considerato che la decisione sul suo conto è stata positiva. Fra novanta giorni il giudice Nespoli spiegherà analiticamente nelle motivazioni della sentenza quale è stato il ragionamento giuridico che ha condotto all’assoluzione, è certo però che le due pronunce della Cassazione sono arrivate dopo la citazione a giudizio firmata il 16 dicembre 2013 dal pm Giangiacomo Pilia, offrendo al tribunale una valutazione dei fatti definitiva. La vicenda sembra avere forti analogie con quella di Sassari, dove i richiami al ventennio sono arrivati al funerale del docente universitario Giampiero Todini. Sarà interessante capire se l’orientamento dei due principali tribunali sardi sarà lo stesso.

I difensori - Gianluca Grosso, Emanuele Trois e Giovanni Faa - hanno seguito una linea comune: in quella manifestazione - hanno sostenuto nel corso della discussione - non c’era stata «alcuna traccia di propaganda fascista e nessun pericolo per l’ordine pubblico, tutto s’era risolto in un contesto pacifico» in assenza di «gruppi contrapposti». Una commemorazione magari pittoresca, con gli immancabili saluti romani e il classico grido «presente», un’immagine del Duce stampata sull’abito di uno dei manifestanti ma non abbastanza - ha deciso il giudice Nespoli - per far scattare la famosa legge 645 del 1952, mentre la più recente legge Fiano non poteva essere applicata perché è arrivata dopo i fatti al centro del procedimento. Per una vicenda parallela - uno striscione inneggiante a Salò - alcuni degli imputati giudicati ieri erano stati condannati a pagare una multa di 23 mila euro a testa con un decreto penale firmato dal giudice Giuseppe Pintori: i legali hanno presentato appello. (m.l)

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