La Nuova Sardegna

La burocrazia stressa le imprese

La burocrazia stressa le imprese

Confartigianato: «Un costo occulto che incide sui bilanci per 7mila euro all’anno»

21 settembre 2018
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SASSARI. Per vedere la fine di un processo tributario, in Sardegna, si aspetta mediamente 10 anni, quasi 11. Per arrivare alla coda di un processo civile ci vogliono 3 anni e 7 mesi. Molto più rapidi, ma comunque lentissimi, i tempi per ottenere un pagamento dalla pubblica amministrazione: 65 giorni, ma fino a poco tempo fa potevano trascorrere anche 36 mesi. I tempi medi di realizzazione di un’opera pubblica viaggiano sui 4 anni e mezzo. Il motivo di una lentezza proverbiale è tutto in una sola parola: burocrazia. E, spesso ma sicuramente malvolentieri, il conto lo pagano le imprese. Secondo Confartigianato Sardegna , infatti, l’incidenza della burocrazia sui conti delle imprese è salatissimo: in media circa 7mila euro a impresa, secondo calcoli nazionali di 3 anni fa. «La burocrazia è un vero costo occulto cui i nostri imprenditori devono sottostare ogni giorno – denuncia Antonio Matzutzi, presidente di Confartigianato Imprese Sardegna – che non è dovuto al mercato, ma allo Stato e alle sue articolazioni. Ogni giorno, le imprese devono sottrarre tempo al lavoro per districarsi dal labirinto di migliaia di atti normativi. Riconosciamo il lavoro fatto, come per esempio nel caso del Suap, per la maggioranza delle attività produttive, e del Suape, per alleviare le pene burocratiche alle imprese delle costruzioni, ma ancora non basta». Il dossier redatto dall’associazione ha analizzato sette indicatori di pressione burocratica: tempi della giustizia civile, tempi della giustizia tributaria, tempi di pagamento degli enti pubblici, lunghezza delle code in uffici che erogano servizi, durata opere pubbliche, corruzione ed assenteismo per malattia dei dipendenti pubblici. Non conforta nemmeno la situazione sarda rispetto a quella delle altre regione, che viene calcolata considerando tutti i fattori dell’indagine: i tempi dell’isola sono inferiori solo a quelli della Sicilia (802,6), seguita dal 786,5 della Calabria, dal 725,4 della Campania, dal 678,1 della Basilicata e dal 673,9 della Puglia che precedono il 673,3 della Sardegna. «Il “burosauro”, nonostante le buone intenzioni di ogni Governo, nazionale o regionale appena insediato – prosegue Matzutzi – da sempre ha trovato in Italia l’habitat ideale per sopravvivere e rigenerarsi, anche attraverso l’accrescimento e la moltiplicazione delle competenze delle amministrazioni, degli enti e di ogni ufficio pubblico. A queste problematiche poi si aggiunge la “burocrazia difensiva”, ovvero la paura di sbagliare di un funzionario, dirigente o dipendente di fronte all’interpretazione di una norma, che di fatto blocca o rallenta tutto». Pochi anni fa, un calcolo dell’osservatorio di Confartigianato, stimò in quasi 31 miliardi di euro il costo della burocrazia sopportato dalle imprese italiane, equivalenti a 2 punti di Pil. «Questo peso nel nostro Paese è molto più elevato rispetto alla media dei Paesi dell’Unione europea – rimarca il Presidente – analisi confermata anche dai dati di Eurobarometro della Commissione europea, che evidenzia come nel 2017 la complessità delle procedure amministrative sia stata ritenuta un problema nell’attività dell’azienda dall’84 per cento degli imprenditori in Italia, oltre venti punti superiore al 60 per cento della media Ue”.



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