La Nuova Sardegna

Schianto frontale in moto: due morti, di 18 e 36 anni

di Enrico Carta
Schianto frontale in moto: due morti, di 18 e 36 anni

Le vittime sono entrambe di Fordongianus: lo scontro dopo un sorpasso

21 settembre 2018
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INVIATO A FORDONGIANUS. Una curva, il rombo del motore. Un botto fortissimo, come se fosse esplosa una bomba, poi il silenzio. Le moto si fermano a due metri l’una dall’altra e con loro i corpi di chi le guidava. Antonio Camedda, 36 anni di Fordongianus, operaio con lavori saltuari, chiude gli occhi subito. Il cuore di Tommaso Angius, 18 anni studente del liceo scientifico Mariano IV di Oristano anch’egli di Fordongianus, batte ancora per pochissimi minuti. Poi, come il suo corpo già inerme, si ferma a sua volta sull’asfalto rosso di sangue della Statale 388.

È il teatro della tragedia che si consuma per una questione di secondi, di centimetri. Di coincidenze che segnano il limite tra la vita e la morte. Istanti che è difficile anche ricostruire, persino dopo l’intervento dei carabinieri, dei vigili del fuoco e del 118. Antonio Camedda è diretto verso Fordongianus in sella alla sua moto da enduro Yamaha XT 600. Percorre un breve rettilineo in discesa, dove effettua un sorpasso, prima di immettersi in una curva che dà verso sinistra. In quell’istante, sulla stessa corsia, ma in direzione opposta arriva un’altra moto: è il 125 da strada guidato da Tommaso Angius.

Il tempo per frenare non c’è e nemmeno c’è quello per evitare l’improvviso ostacolo. C’è solo il tempo per lo scontro frontale. Le due moto diventano per un attimo una sola, prima di sdraiarsi sull’asfalto, ridotte a rottami. Una si ferma al centro della carreggiata e tiene sotto di sé uno dei due motociclisti. L’altra è poco più avanti e accanto a sé ha il secondo corpo. Davanti alla scena della tragedia, l’auto guidata da una ragazza diretta verso Fordongianus si ferma in tempo.

La ragazza vede la scena e la racconta quasi in diretta attraverso un messaggio vocale inviato ai suoi parenti e amici. Ha appena visto la morte davanti ai suoi occhi e si avverte lo choc nel tono della sua voce, ma deve tranquillizzare chi è a casa. E così racconta: «Stavo facendo la curva», poi si blocca e si corregge: «non lo so, non mi ricordo più. Quello con la moto rossa mi ha superato e mentre era ancora nella corsia di sorpasso, è arrivato quest’altro sparato con la moto bianca. Si sono scontrati e mi è volato tutto davanti, avevo anche il finestrino aperto. Mi sono fermata subito e anche un’altra macchina che era appena passata è tornata indietro».

Si chiamano i soccorsi, ma non servono. Le ambulanze arrivano e tornano indietro vuote. I corpi, coperti dal lenzuolo, vengono lasciati sull’asfalto sino alla fine dei rilievi effettuati dai carabinieri coordinati dal capitano Francesco Giola che, nel frattempo, hanno dovuto anche bloccare il traffico e deviarlo su un’altra strada. I vigili del fuoco ripuliscono la carreggiata e illuminano una scena in cui suoni e immagini diventano quelli dello strazio di chi resta.

Arrivano i parenti dei due. Da lontano si sente un grido: «Ti amo, amore mio», ma quel corpo in terra non può ascoltare. Anche il sindaco Serafino Pischedda frena l’impeto di chi vorrebbe andare a vedere per capire com’è morto il suo caro.

Le luci di Fordongianus sono a meno di un chilometro dal punto dello schianto, si vedono quelle dell’illuminazione pubblica e quelle delle case. Magari c’è anche quella in cui il bimbo di un anno di Antonio Camedda aveva appena salutato il babbo; o magari quella in cui i genitori di Tommaso Angius avevano appena visto il sorriso di quel ragazzo che meno di un mese fa aveva festeggiato il suo diciottesimo compleanno e che in sella a una moto aveva sentito scorrere il soffio della vita. Sul suo profilo Facebook i messaggi di auguri si affiancano alle tante fotografie di moto. Belle, lucenti, da ieri mortali.

Il resto è fatto di lacrime e dolore che gli abbracci che i familiari continuano a scambiarsi a due passi da quei corpi, non leniscono.

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