La Nuova Sardegna

I segreti dell’universo nelle miniere 4.0

Sabrina Zedda
I segreti dell’universo nelle miniere 4.0

Gonnesa, nell’ex Carbosulcis si studierà la materia oscura

22 settembre 2018
3 MINUTI DI LETTURA





GONNESA. Cos’è la materia oscura, quell’energia invisibile che forma il 69 per cento dell’universo ma di cui nessun scienziato ha mai visto una sola particella? Se un giorno si dovesse avere una risposta, la Sardegna potrà dire di aver fatto la sua parte. Perché è qui, nelle miniere della Carbosulcis di Seruci e Nuraxi Figus, dove sorgerà una torre di “distillazione criogenetica” da cui verrà ricavato l’argon per gli esperimenti che possono sciogliere il mistero. Insieme all’argon, si potranno ottenere isotopi da elementi come l’ossigeno o l’azoto, che troverebbero impiego in medicina o in agricoltura.

Il progetto Aria. È il frutto della collaborazione tra la Regione, l’Istituto nazionale di fisica nucleare, il Cern di Ginevra e la Carbosulcis. Se tutto dovesse andare secondo le previsioni, l’isola non solo si ritaglierà un posto importante tra chi ha contribuito a risolvere uno dei rompicapi più assillanti per gli studiosi, ma vedrebbe la miniera del Sulcis convertirsi in un bacino capace di produrre innovazione e nuovi posti di lavoro. Tutto nasce grazie a “Dark side”, un progetto portato avanti dall’Infn nei laboratori del Gran Sasso che prevede di studiare gli urti della materia oscura utilizzando un materiale rivelatore: l’argon. Spiega Cristian Galbinati, coordinatore di Dark side: «L’argon normalmente presente nell’aria contiene una percentuale di impurità che non lo renderebbe adatto ai nostri esperimenti. Ne serve uno più pulito». Da qui l’idea di utilizzare diverse quantità di questo gas arrivate dal Colorado, negli Usa: «In questo stato l’argon è più purificato – continua Galbinati – ma ancora ha bisogno di essere trattato». E qui entra in gioco la Sardegna: il pozzo di Seruci, profondo 500 metri, permette di ospitare la torre alta 350 metri dentro cui avverrà il processo di distillazione. Non è tutto: oltre all’argon, l’infrastruttura permetterebbe di separare dall’aria isotopi come il carbonio 13, l’azoto 15 o l’ossigeno 18, che troverebbero impiego ad esempio in medicina, per l’esecuzione della tomografia computerizzata, o in agricoltura, in un processo di arricchimento delle proprietà dell’alga spirulina, nota tra l’altro per le sue proprietà tonificanti.

La Regione. «La Sardegna, oltre che sede ideale dal punto di vista delle esigenze infrastrutturali, sta dimostrando di essere un partner affidabile, che parla il linguaggio dell'innovazione, della ricerca e delle nuove tecnologie in un'iniziativa che coinvolge tante eccellenze internazionali – spiega il presidente della Regione, Francesco Pigliaru –. Questo è un progetto su cui abbiamo investito finanziamenti importanti, energie, risorse umane. Ne ho seguito direttamente i primi passi e oggi ci troviamo a un traguardo intermedio che soddisfa tutte le aspettative. Molto interessanti, poi, sono le prospettive industriali e commerciali. Giovani lavoratori e ricercatori sardi sono già impegnati in questo progetto che, mostrando le potenzialità inedite di un settore critico diventa per il territorio un esempio eloquente di trasformazione in positivo»

I lavori. La costruzione della torre (la prima al mondo composta da 30 moduli progettati da Infn e Cern) comincerà l’anno prossimo e durerà un anno. Una volta costruita, partirà la fase Seruci 2 del progetto, che permetterà la produzione in larga scala dei diversi elementi. Nel frattempo (a novembre) partirà la fase Seruci 0 di “Aria”, che prevede dei test con una colonna alta 30 metri, alla fine dei quali (l’anno prossimo) si passerà alla fase Seruci 1 con cui già potranno essere prodotti i diversi tipi di isotopi. «Con questo progetto passiamo alla miniera versione 4.0 – dice il presidente dell’Infn, Fernando Ferroni- La Sardegna è il luogo ideale perché è il posto meno sismico d’Europa ed è poco popolata». L’idea di “Aria” è nata nel 2015, quando è avvenuto il contatto tra Regione e Infn: per il progetto occorreva una torre di distillazione ma la costruzione di un sito ad hoc aveva costi improponibili. Dopo l’interessamento del deputato Francesco Sanna (Pd) arrivò la svolta nelle miniere del Sulcis che, con i loro pozzi, erano già pronte.

Il nuovo decreto

«La mannaia sul Superbonus devasterà tantissime vite»

di Luigi Soriga
Le nostre iniziative