La Nuova Sardegna

Air Italy, guerra sui numeri dei trasferimenti

Un aereo di Air Italy sulla pista di Olbia
Un aereo di Air Italy sulla pista di Olbia

Per i sindacati a Milano devono andare in 52, per la compagnia non sono più di 20

25 settembre 2018
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OLBIA. Da venerdì scorso – giorno dell’incontro a Roma, al ministero dei Trasporti – a oggi la vertenza Air Italy è diventata soprattutto una questione di numeri. Quelli dei dipendenti del centro operativo che l’azienda ha trasferito dalla base di Olbia a quella di Milano Malpensa. Anzi, una vera e propria guerra di numeri. Sono infatti diversi quelli portati da Air Italy al Mit e quelli invece calcolati dai sindacati.

Due sole certezze. La prima è che i trasferimenti sono 51. Anzi, 52 visto che una dipendente è traslocata dalla Geasar a Air Italy e subito trasferita a Milano. La seconda è che per tutti l’operatività nella nuova sede decorre da lunedì 1° ottobre. Per quel giorno, non a caso, le organizzazioni sindacali hanno indetto uno sciopero di 24 ore di tutti i lavoratori impegnati nella base di Olbia.

Per il resto, invece, i conti non tornano. Venerdì scorso, a Roma, davanti ai rappresentanti del ministero dei Trasporti e dell’Enac la delegazione di Air Italy ha presentato questi numeri: dei dipendenti che hanno ricevuto la lettera di trasferimento 15 hanno dato la loro disponibilità ad andare a Milano, altri 15 non possono essere trasferiti. Rimane in sospeso la sorte di 20 persone. Per questi (e anche per quelli che non possono legittimamente essere trasferiti) ci sarebbero possibilità di impiego in altre uffici o con altre mansioni a Olbia. Questi numeri sono stati riferiti dal deputato olbiese M5s Nardo Marino, membro della commissione Trasporti, dopo l’incontro al ministero. Come lui stesso ha riferito, sono dati forniti da fonti governative e successivamente sono stati confermati anche dalla compagnia aerea. Insomma, sono i dati che Air Italy ha presentato al ministero.

Diversi però sono i numeri in possesso delle organizzazioni sindacali, calcolati ufficio per ufficio grazie al lavoro delle rappresentanze sindacali in azienda. Secondo questi dati i dipendenti che hanno volontariamente dato la loro diponibilità al trasferimento sono 8, mentre 28 sono quelli che non hanno accettato e per i quali si procederà al trasferimento forzato. Nove sono i dipendenti che possono godere dei benefici della legge 104 (che permette ai lavoratori di assistere familiari bisognosi di cure e che, almeno formalmente, non consente il trasferimento coatto). Infine, restano 6 (oppure 7, se si considera che il numero complessivo dei trasferimenti è 52) dipendenti che l’azienda ha già ricollocato in altri ruoli e con altre mansioni. Facendo il confronto tra i due elenchi è evidente la differenza, soprattutto tra il numero dei trasferimenti volontari e quelli forzati. In realtà la comparazione è difficile anche perché il calcolo sull’applicazione della legge 104 è ipotetico e, inoltre, si deve considerare che – secondo fonti sindacali – tra i trasferimenti volontari ci sono casi di dipendenti milanesi in servizio a Olbia che, dunque, ritornerebbero a casa.(m.b.)



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