La Nuova Sardegna

Deiana, Anci: basta guerre tra poveri

Deiana, Anci: basta guerre tra poveri

Il presidente contesta il potenziamento dei Cas: «Focolai di tensioni sociali»

26 settembre 2018
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SASSARI. Da sempre è tra i più agguerriti sostenitori dell’accoglienza diffusa attraverso i progetti Sprar. Da sempre si batte contro le massicce concentrazioni di migranti nei Centri di accoglienza, focolai di tensione sociale e incapaci di garantire integrazione. Per questo il presidente regionale dell’Anci e sindaco di Bortigiadas Emiliano Deiana boccia in maniera netta il deciso cambio di rotta tracciato dal decreto sicurezza. In linea con la posizione espressa dal presidente nazionale dell’Anci Antonio Decaro e dal delegato alle politiche migratorie e sindaco di Prato Matteo Biffoni. Spiega Deiana: «In particolare far saltare per aria e ridimensionare notevolmente il sistema di accoglienza degli Sprar, anziché incentivarlo, rappresenta un pericoloso salto indietro nella gestione delle politiche migratorie». Il presidente dell’Anci sottolinea le criticità dei Centri d’accoglienza prefettizi: «I Cas hanno numeri abnormi che generano allarme sociale e contrasti con le comunità; non garantiscono la dignità dell'accoglienza né per gli ospiti né per le comunità locali e rischiano di far scoppiare il peggiore dei contrasti: quello fra penultimi e ultimi». Poi va avanti: «I Cas hanno generato allarme sociale e non hanno garantito nessuna integrazione. Occorre a andare in direzione opposta con una spinta maggiore verso gli Sprar: il sistema che vede i comuni e le comunità protagonisti di una accoglienza ordinata, fatta di piccolissimi numeri. Una spinta che da forma incentivata doveva divenire obbligatoria per tutti i comuni e distribuiti su tutto il territorio, senza assembramenti e senza diventare bacino per le bande criminali». L’auspicio è che il Parlamento, durante il percorso di conversione del Decreto, introduca miglioramenti sostanziali al provvedimento sugli Sprar e sull'iter di riconoscimento del diritto d'asilo per motivi umanitari».



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