La Nuova Sardegna

Il leghista: sabotata l’auto Il pm: non è un attentato

di Nadia Cossu
Il leghista: sabotata l’auto Il pm: non è un attentato

Il segretario Nurra: volevano uccidermi. Ma la procura chiede l’archiviazione

26 settembre 2018
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SASSARI. «Volevano uccidermi», aveva detto otto giorni fa dopo aver affidato alla sua bacheca Facebook uno sfogo sullo scampato pericolo. E aveva denunciato gli “ignoti” che avrebbero allentato i bulloni delle ruote posteriori della sua auto con l’intento di ammazzarlo.

A distanza di pochissimi giorni dalla denuncia, il procuratore di Sassari Gianni Caria ha chiesto l’archiviazione del procedimento contro ignoti per il reato di minaccia. Una decisione arrivata in tempi strettissimi.

Giovanni Nurra, coordinatore della Lega per Sassari, Gallura, Nuoro e Ogliastra il 18 settembre aveva presentato negli uffici della Digos di Sassari una denuncia formale nella quale sosteneva che qualcuno avesse “smollato” tutti i bulloni delle ruote posteriori della sua Ford Focus. Raccontava di essersene accorto perché aveva sentito uno strano rumore. Il meccanico a cui aveva portato la macchina gli aveva dato una spiegazione che lo aveva sconvolto: «I bulloni sono stati svitati, un incidente causato dal distacco delle ruote posteriori sarebbe stato fatale. Chi lo ha fatto ti voleva uccidere».

La Procura – titolare dell’indagine è il capo in persona – ha avviato le indagini che si sono chiuse a tempo di record con una richiesta di archiviazione che può avere un solo significato: gli inquirenti hanno acquisito elementi sufficienti a stabilire che dietro l’episodio non c’è alcuna minaccia. Nessuno, in sintesi, aveva intenzione di ammazzare l’esponente sassarese (con origini di Cossoine) della Lega. Il passo successivo che Nurra potrà compiere attraverso il suo legale di fiducia sarà opporsi alla decisione del procuratore presentando una richiesta motivata di prosecuzione delle indagini preliminari.

Quanto denunciato dal coordinatore della Lega per il Nord Sardegna – commercialista, sposato e padre di un bambino di 4 anni – aveva comprensibilmente destato preoccupazione in alcuni ambienti della politica. In tanti avevano manifestato solidarietà e vicinanza a Nurra, nessuna condanna del gesto era invece arrivata dal leader nazionale Matteo Salvini. Giovanni Nurra fin dall’inizio si era detto sicuro del fatto che dietro il “fallito attentato” nei suoi confronti ci fosse il suo impegno in politica.

«In vita mia non ho mai avuto nemici né problemi legati al mio lavoro – aveva detto attraverso le pagine del nostro giornale – Non posso che pensare che il motivo di tanto odio sia legato alla mia attività politica. E quindi ai vigliacchi che hanno allentato tutti i bulloni delle ruote posteriori della mia auto, rischiando di far male a mia moglie e mio figlio, dico che sono più determinato di prima, e che non mi fanno paura».

Aveva raccontato cosa era successo quella mattina poco dopo essersi allontanato dalla propria casa nel quartiere di Monserrato, vicino al comando provinciale dei carabinieri, dove vive con la famiglia. Era salito in auto con la moglie e il figlio (era il 17 agosto) quando all’improvviso aveva sentito un rumore sospetto che in seguito lo aveva convinto ad andare da un meccanico (il 4 settembre). Preoccupato dopo aver saputo dei bulloni svitati, aveva parlato informalmente della cosa con un amico poliziotto che gli aveva suggerito di presentare una denuncia formale. Non lo aveva fatto subito, poi a metà settembre il post su Facebook: «C’è di mezzo la mia famiglia, chi ha fatto questo deve pagare». Ed è sembrato subito chiaro che i suoi sospetti fossero indirizzati verso un ambiente ben preciso: «Non ho mai ricevuto minacce – aveva detto – ma il mio impegno politico deve aver dato fastidio a qualcuno».

La Procura della Repubblica di Sassari è, evidentemente, di diverso avviso.

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